METAMORFOSI DEL MITO. Pittura barocca tra Napoli, Genova e Venezia - Mario Alberto PavoneCuratore: Mario Alberto Pavone
Titolo: Metamorfosi del mito.
Sottotitolo: Pittura barocca tra Napoli, Genova e Venezia.Genova,
Catalogo di mostra. Palazzo Ducale, 22 marzo - 6 luglio 2003. Salerno, Pinacoteca Provinciale, 19 luglio - 19 ottobre 2003
Saggi di Lauro Magnani, Giuseppe Pavanello, Mario Alberto Pavone, Cecilia Campa, Claudia Cieri Via, Pietro Gibellini, Stéphane Loire e Franco Vazzoler.
Descrizione: Volume in 4° (cm 28 x 25); 232 pagine; 180 illustrazioni a colori. Peso: Kg 1,3
Luogo, Editore, data: Milano, Electa Mondadori, 2003
ISBN: 9788837020712
Disponibilità: No 

 


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 Il rinnovato interesse per il tema mitologico stimolò, già a partire dal Cinquecento, un processo di reinvenzione del mito da parte degli artisti. L'esposizione testimonia l'attuale, crescente successo dei miti classici e il fascino della pittura "profana". Il programma prevede due tappe, prima a Genova e poi a Salerno: la forte risonanza nazionale è accompagnata da puntuali riferimenti alle realtà locali, con una suggestiva carrellata di capolavori e opere poco conosciute: da Bernardo Strozzi a Solimena, da Luca Giordano a Sebastiano Ricci.
La mostra propone un viaggio attraverso tre centri artistici del Mediterraneo, Napoli, Genova e Venezia, con l'intento di valorizzare le novità iconografiche che segnarono il passaggio dalla produzione pittorica seicentesca a quella settecentesca. Una spettacolare selezione di opere offre l'occasione per un inedito confronto tra aree geografiche diverse, ma con reciproche influenze.
L'esposizione di Palazzo Ducale propone una lettura della pittura tra Sei e Settecento attraverso un punto di vista particolare: il tema delle Metamorfosi nel mito che, in questo periodo, gode di un rinnovato interesse da parte degli artisti, grazie anche alla diffusione delle traduzioni delle Metamorfosi di Ovidio e alle reinterpretazioni del Marino e del Metastasio.
Nelle tre città prese in considerazione nella mostra, Napoli, Genova e Venezia, si hanno in questi anni situazioni storiche, e di conseguenza artistiche, differenti.
Napoli, spagnola, nel Seicento è in contatto diretto con Roma da dove giungono artisti come Lanfranco e il Domenichino, poi il Caravaggio e Artemisia Gentileschi che contribuiscono all'affermazione della scuola pittorica napoletana, che avrà uno dei suoi massimi esponenti in Luca Giordano.
Genova dal tardo Cinquecento assume un'importanza economica e politica europea; da un punto di vista artistico gli architetti Galeazzo Alessi e Rocco Lurago prima e Bartolomeo Bianco poi trasformano la città con palazzi di alto decoro. In particolare, la barocca via Balbi sarà caratterizzata da palazzi affrescati e giardini pensili. Nella pittura il fatto veramente nuovo e importante è la presenza di Rubens e del suo allievo Anton Van Dyck che, tra il 1621 e il 1627, è il ritrattista ufficiale dell'aristocrazia genovese.
Se, in questo periodo, Genova è in ascesa politica ed economica, Venezia è in fase di declino. A Venezia tra Sei e Settecento si predilige una tematica di carattere allegorico e storico intesa a celebrare le virtù del patriziato. I pittori veneti Ricci, Amigoni e Pellegrini, realizzano la maggior parte delle tele mitologiche fuori Venezia, per mecenati che prediligono una nuova corrente di gusto: così, per fare solo alcuni esempi, Sebastiano Ricci esegue in Inghilterra per Lord Burlington le tele con Bacco e Arianna, Diana ed Endimione, Venere e Cupido e affresca a Firenze, in Palazzo Pitti, l'incontro di Venere e Adone, insieme a cartigli con Pan e Siringa e il Ratto di Europa per Ferdinando de' Medici, una delle figure più moderne nel campo della committenza in Italia. Tuttavia anche a Venezia vengono richieste rappresentazioni mitologiche, soprattutto nella decorazione di piccoli ambienti e per le "ville" fuori città. In quest'ultime, in particolare, le vicende del mito possono trovare più vasta visualizzazione: villa Venier a Mira, dove Daniel van den Dyck affresca la sala di Psiche con gli episodi salienti del racconto di Apuleio, oppure villa Giustiniani a Mirano, con i miti di Bellerofonte e di Ganimede e poi i grandi cicli di villa Poli a San Pietro di Cadore, con il Ratto di Proserpina di Girolamo Pellegrini e così via…per arrivare al 1719 quando il giovane Giambattista Tiepolo articolerà in tre episodi il mito di Fetonte nel salone di villa Baglioni e successivamente, nel 1724, illustrerà in palazzo Sandi, a Venezia, il Trionfo dell'Eloquenza, attraverso episodi mitologici in cui la "favola" è supporto alla celebrazione allegorica. Agli inizi degli anni '30 la tematica mitologica viene riproposta, con significati diversi, a Ca' Pesaro e in palazzo Sagredo. Nel primo edificio, in occasione delle nozze tra Caterina Sagredo e Antonio Pesaro, celebrate nel 1731, vengono chiamati numerosi pittori, tra cui Giambattista Tiepolo, per decorare i soffitti. Nel repertorio iconografico sono evidenti le allusioni alla nuova coppia di sposi, a partire dalla tela di Tiepolo, dove veleggiano Zefiro e Flora allacciati, tra putti in volo. Nel 1734 è invece Pietro Longhi a creare nel vano-scala di palazzo Sagredo una macchina scenografica con la rappresentazione di Giove che fulmina i Giganti. Nel salone, lo stesso Longhi, illustra le Fatiche e l'apoteosi di Ercole: è la prima esibizione di episodi delle Metamorfosi in un interno veneziano, che apre, nei palazzi della città, una felice stagione per le immagini del mito, che durerà tutto il secolo.
Sempre attraverso la rappresentazione del mito vengono analizzate, nell'esposizione di Palazzo Ducale, le opere degli artisti genovesi e napoletani. Si tratta di pittori quali il Grechetto, Sinibaldo Scorza, Alessandro Magnasco, per l'area genovese, Luca Giordano, Giacomo Farelli, Francesco Solimena per l'area napoletana, solo per citarne alcuni.
La mostra mira ad una lettura dell'opera non solo dal punto di vista tematico, ma anche, e soprattutto, vuole mettere in evidenza il particolare linguaggio adottato dagli artisti a seconda delle proposte iconografiche formulate. Così, sul filo della narrazione che accompagna lo svolgimento dei diversi episodi, vengono messi in luce quegli elementi compositivi che segnano il passaggio dalla componente barocca a quella tardobarocca; dalle atmosfere arcadiche agli sviluppi in chiave rococò.
Un percorso originale, tutto attraverso il mito, segna le varie sezioni della mostra: "Il momento della trasformazione", "Le punizioni", "La dimensione solare", "Gli amori", così che, lungo il filo della narrazione ovidiana, si ripercorre la storia del gusto e il linguaggio artistico tra Sei e Settecento nelle tre città di Genova, Napoli e Venezia.

 


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