Meglio_Tacere_pAutore: Stefano Causa
Titolo: Meglio tacere
Sottotitolo: Salvator Rosa e i disagi della critica
Descrizione: Edizione in formato 8° (cm 24 x 15); 176 pagine; 60 illustrazioni in b/n
Luogo, Editore, data: Napoli, Arte'm, novembre 2009
ISBN: 9788856900552
Prezzo: Euro 20,00
Disponibilita': In commercio

 


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'se potesse aver corso nella grammatica degli studi, l'epiteto di antipatico, Salvator Rosa, nato a Napoli nel 1615, morto a Roma nel '73, è uno degli artisti piu' antipatici che esista. Egli è tante cose: disegnatore e incisore; pittore di paesi e di storie, lettore di testi rari, poeta e poligrafo accigliato, nato sotto saturno; guitto d'occasione e gran viaggiatore. Il ricco carteggio che si è conservato lo qualifica come un ingegno plurimo, a rischio di dissipazione. in breve: bisogna fare i conti con un personaggio ingombrante. Nell'autoritratto della National Gallery di Londra, egli si presenta come un intellettuale antico: barba incolta, capelli lunghi e cappello floscio, sagomato contro uno sfondo di cielo, fosco come la sua espressione. nulla rivela il mestiere principale di pittore; le sole informazioni, volutamente spiazzanti, provengono dalle scritta in latino sulla cartella su cui si appoggia: 'aut tace aut loquere meliora silentio'.

 

"o taci o dici cose migliori del silenzio".

 

abbiamo cercato di far luce su alcune difficolta', per non dire idiosincrasie, che la parte migliore degli studi sul '600 –specie quella che fa capo alla critica stilistica di Roberto Longhi e dei suoi due maggiori interlocutori napoletani, Raffaello Causa e Ferdinando Bologna– ha dimostrato nei suoi confronti. Le ragioni di questo disagio sono diverse e, tra queste, vi sarebbe il carattere eccessivamente letterario ed ammaestrante della sua ispirazione, che avrebbe deviato il Rosa dall'impegno propriamente pittorico. pretesto di queste pagine, la recente mostra monografica, tenutasi a Napoli, nella primavera del 2008, e che si può considerare l'ultimo atto dei festeggiamenti del Cinquantennale di Capodimonte e che ha costretto a riaprire i conti con questo vesuviano eretico e transfuga, troppo spesso ritenuto estraneo al corso della pittura napoletana del Seicento'. [Stefano Causa]

 


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