napoli portici la prima ferrovia antonio gamboni paolo neri
Autori: Antonio Gamboni, Paolo Neri
Titolo: Napoli – Portici.
Sottotitolo: La prima Ferrovia d'Italia. 1839
Descrizione: Edizione rilegata, con titoli in oro su copertina e dorso, con sovraccoperta illustrata, in formato 4° (cm 30 x 24); 143 pagine; molte illustrazioni in b/n e a colori; 3 tavole a colori ripiegate riportanti il prospetto principale e la pianta, il prospetto posteriore e la sezione longitudinale della Stazione di Napoli.
Luogo, Editore, Data: Napoli, Fausto Fiorentino, 1987
Disponibilità: No

 


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Brano tratto dal sito web Incontri Napoletani
...Nel gennaio del 1836 l’ingegnere francese Armando Bayard de la Vingtrie presentò un piano relativo alla costruzione di un primo tronco ferroviario nel regno delle Due Sicilie: la tratta Napoli-Nocera dei Pagani, con una derivazione per Castellammare di Stabia, chiedendone la concessione al re Ferdinando II di Borbone.
La Compagnia costituita ai fini della realizzazione dell’opera avrebbe realizzato a sue spese l’intera ferrovia, comprese stazioni ed officine e ne avrebbe detenuto il possesso per un lasso di tempo di 99 anni in seguito ridotto a 80 anni. Il progetto proposto ottenne il parere favorevole del Ministro dell’Interno Santangelo ed il re Ferdinando con decreto del 19 giugno 1839 concesse l’autorizzazione per la costruzione della ferrovia Napoli-Nocera. La citata derivazione per Castellammare nasceva dalla necessità di collegare quello che era allora un centro industriale in fase di notevole sviluppo, grazie anche alla presenza dei grandi cantieri navali di Castellammare. La data ufficiale d’inizio lavori risale all’8 agosto del 1839, sebbene essi risultino, da varie fonti storiografiche, già in corso durante il 1838. Il primo tratto della Napoli-Portici venne inaugurato il 3 ottobre 1839.
La ferrovia raggiunse Castellammare nel 1842 e Nocera dei Pagani nel 1844. Questa cronologia generò confusione nel Parlamento unitario del 1860, il quale affidandosi alla denominazione Napoli – Nocera della ferrovia, attribuì al 1844 e non al 1839 l’anno di inizio lavori per la costruzione della strada ferrata.
La realizzazione di quella che per l’epoca era una grande opera prevedeva che il tronco ferroviario procedesse alla base del Vesuvio, dove avrebbe dovuto scavalcare nettamente corsi d’acqua e attraversare alcuni grandi parchi tra quelli delle tante ville possedute dall’aristocrazia napoletana lungo il noto “Miglio d’Oro”. L’opera fu sorvegliata dall’ingegnere Luigi Giura, responsabile dei ponti e delle strade per conto del governo borbonico.
Quando la linea fu inaugurata misurava 4,5 miglia napoletane ( all’incirca 7 km.) partendo dalla via detta dei Fossi, nell’area orientale di Napoli, dove era stata realizzata la stazione, la quale era costituita da un corpo di fabbrica che conteneva all’interno uffici, sale per i passeggeri, magazzini per merci ed officine meccaniche.
La linea attraversava la zona paludosa ed il punto d’incontro con la strada delle Calabrie ( l’odierna strada statale 19) fu superato grazie ad un ponte a due archi in diagonale che consentiva al disopra di esso il transito dei veicoli e al di sotto il passaggio dei treni. Per la realizzazione di questo primo tratto d strada ferrata fu necessario costruire ben 33 ponti tali da consentire il passaggio a vie pubbliche, private e a corsi d’acqua, ed infine a 3 ponti sopraelevati per la grande strada regia e per le ville.
L’inaugurazione venne immortalata in uno splendido dipinto del grande pittore di corte Salvatore Fergola ed avvenne il 3 ottobre 1839 alla presenza di una numerosa folla accorsa ad assistere all’avvenimento. Dal bel dipinto di Fergola, tuttora custodito nel Museo di S. Martino di Napoli, è possibile osservare anche il grande padiglione eretto presso il Granatello a Portici, sul ponte della villa del principe di Monteroduni per ospitare Sua Maestà il re e la sua famiglia reale, che prese poi posto sul treno per il rientro a Napoli dove un altro grandioso padiglione era stato eretto per il sindaco e gli Eletti della città....

 


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