Curatore:
Titolo: Storia della «Bottega dei Quattro» di Libero Bovio
Sottotitolo: 1934 - 1940
Descrizione: Volume in formato 8°; 182 pagine
Luogo, Editore, data: Avellino, ABE Napoli, 2022
Collana: Almanacco della Canzone Napoletana e del teatro
ISBN: 9788872974742
Condizioni: nuovo
Note:
Prezzo: Euro 38,00
Disponibilità: In commercio
Nel 1940, la casa editrice Bottega dei Quattro è al suo ultimo anno di vita. La crisi attanaglia Libero Bovio che mostra sintomi di stanchezza dopo tanti anni di lotte, di successi e di glorie. Questa del ‘40 è, infatti, anche la sua ultima produzione. Dopo lo scioglimento della casa editrice, al contrario di Gaetano Lama e Nicola Valente che passano rispettivamente alle case editrici Epifani e La Canzonetta proseguendo con successo le loro carriere, Bovio preferisce mettersi da parte fino alla sua morte che avviene nella primavera del 1942.
La settima e ultima audizione di Piedigrotta Bottega dei Quattro debutta giovedì 22 agosto 1940 alla Sala Roma con due repliche al giorno alle ore 15,30 e 20,30.
Lo spettacolo è molto succinto, senza interventi recitati e senza preambolo piedigrottesco. Tra le canzoni soltanto l’intromissione della coppia di danza Maria e Ugo Tieri che alleggerisce con alcuni balletti la pesantezza della lunga carrellata delle nuove canzoni.
Sono dieci i cantanti ingaggiati da Bovio, ognuno diverso dall’altro per stile e interpretazioni e sono: Ada Bruges, Liliana, Tatiana Petrowna, Regina, Rosa Florindo, Salvatore Papaccio, Franco Orlando, Fregolino, Raffaele Brancaccio, Arturo Gigliati. Tutti gli artisti sono accompagnati dall’orchestra diretta da Armando Costa. Le coreografie sono realizzate dal Balletto di Maria e Ugo Tieri.
Sono pubblicati due album di Piedigrotta: il fascicolo grande (testi e musiche) al costo di £ 11 contenente 28 canzoni e quello piccolo (con solo i testi) al costo di £ 1,2 contenente 33 canzoni.
Il programma prevede l’esecuzione di 22 canzoni delle 33 inserite negli album di Piedigrotta, i cui testi sono firmati da Libero Bovio, Pacifico Vento, Domenico Furnò, Peppino Fiorelli, Tommaso De Filippis, Arturo Gigliati, U. Ranio (pseudonimo di Salvatore Aurino), Ciro Volpe, Antonio Rocco Romeo, Maccario (pseudonimo di Mario Maglietta), Clemente Parrilli, Antonio Boccia, Beniamino Rossi, Giuseppe Gregoretti (Gregotti), Enzo Di Gianni.
Oltre a Lama e Valente, firmano le musiche Evemero Nardella e Armando Costa. Cinque sono le melodie firmate da Bovio (‘Na rosa e ‘na palomma, Doi stelle, ‘Na Maria, Maggio luntano, Patria).
Il quotidiano Roma di giovedì 22 agosto 1940, nell’articolo intitolato Le canzoni de La Bottega dei 4 alla Sala Roma, scrive:
“Uno spettacolo canoro dei più suggestivi ed attraenti avrà luogo stasera alla Sala Roma col debutto dell’audizione de “La Bottega dei 4”. Saranno cantate le nuove canzoni del 1940 dovute alla vena musicale dei due più acclamati ed amati maestri: Lama e Valente e all’arte poetica del nostro migliore poeta. Non c’è dubbio, perciò, che da stasera la bella sala del teatro di via Roma, sarà gremita da quanti amano – e sono tutti i napoletani – la nostra immortale canzone.
Gli interpreti: Ada Brugesse, Liliana, Tatiana Petrowna, Papaccio, Orlando, Fregolino, Lia Florima, Brancaccio, la coppia Tieri …”.
Bovio, rispetto a Lama e a Valente che hanno musicato quasi tutte le canzoni piedigrottesche, lascia molto spazio ai suoi colleghi e si riduce a firmare soltanto poche canzoni, di cui tre affidate a Franco Orlando e due rispettivamente ad Ada Bruges e Salvatore Papaccio.
Nell’album di Piedigrotta viene inserita anche una canzone-pubblicitaria della nota Ditta Parlato Parrucchiere di Mergellina, intitolata Come piuma. Il motivo, che invita le belle dame al negozio, è scritto dallo stesso Parlato su musica della romanza Na pira, tratta da Il Trovatore.
Lo spettacolo è aperto dal comico Fregolino che diverte il pubblico nelle esecuzioni delle macchiette Se, se! di Gigliati e Costa e Sulo pe’ te! di Gigliati e Lama. Viene emulato dallo stesso Arturo Gigliati, in gara anche come cantante, che presenta le spassose Mannaggio Ciurcillo e Ve cerco nu cunziglio, entrambe su musica di Valente.
Franco Orlando è assai acclamato nelle interpretazioni di Doi stelle e ‘Na Maria, entrambe di Bovio e Valente e Maggio luntano di Bovio e Lama.
La popolare soubrette Tatiana Petrowna canta i brani in lingua Quella di Mattario e Brunetta aspettami di De Filippis, entrambi musicate da Lama.
L’intramontabile Salvatore Papaccio bissa Patria di Bovio e Valente e ‘O suldato nun tene età! di Furnò e Valente.
Il debuttante Raffaele Brancaccio esegue Core busciardo di Ranio e Lama e Core luciano di Volpe e Lama.
Ada Bruges bissa ‘Na rosa e ‘na palomma di Bovio e Lama e Catene di Ranio e Valente.
Molti applausi anche al resto del cast, in particolare a Rosa Florindo che canta Tutt’’e ssere a Capemonte di Romeo e Lama, Liliana per Addio biondina di Furnò e Lama, Regina per Lacreme a Capri di Fiorelli e Lama.
Il quotidiano Corriere di Napoli di venerdì 23 agosto 1940, scrive:
Le nuove canzoni de “La Bottega dei 4”, interpretate ieri sera da un gruppo di apprezzati artisti ed ascoltate da un folto pubblico hanno riscosso molti applausi. Segnaliamo fra le tante “Na rosa e ‘na palomma” e “Doi stelle” musicate rispettivamente da Lama e Valente; “Patria” e “’O suldato nun tene età”; “Tutt’’e ssere a Capemonte” di Romeo e Lama; “Maggio lontano”; “Catene” di U. Ranio e Valente; “Quella” di Mattario e Lama etc. etc.
Questa produzione è stata affidata all’esecuzione di Papaccio, della Brugesse, della Petrowna, di Liliana, di Gigliati, di Orlando, di Brancaccio, di Fregolino, della Regina.
Nessuna delle canzoni presentate all’audizione ottiene grandi acclamazioni, nonostante siano pubblicati molti dischi dalle etichette Phonotype, La Voce del Padrone, Odeon e Columbia. Soltanto due brani, Core busciardo e Core luciano, hanno la fortuna di essere incisi e quindi esportati oltre oceano dalla diva Gilda Mignonette che li presenta nei suoi concerti a New York e per il mondo.
Da Core luciano sono tratte ben tre trasposizioni teatrali. La prima è portata in scena al teatro Gloria dalla Compagnia Arte Vernacola diretta da Aniello Marchetiello, la seconda dalla Compagnia Cafiero-Luciano-Consalvi diretta da Salvatore Cafiero al teatro Nuovo e la terza dalla Compagnia Di Maio-Omnia diretta da Oscar Di Maio al teatro Politeama.
La canzone Core luciano racconta di Luciella, una bella luciana canterina che allegra le feste con la sua voce e i suoi tamburelli ed è tanto corteggiata da tutti i giovanotti del quartiere.
Oltre ai due brani incisi dalla Mignonette, in hit parade ben si posizionano i dischi delle canzoni Addio biondina, ‘Na Maria e Doi stelle.
Libero Bovio è meritatamente noto come uno dei migliori autori di Piedigrotta, e non poche le canzoni conosciute in tutto il mondo sono da lui firmate. Egli è riuscito nell’intento di infondere nuovo sangue al corpo un po’ senescente e anemico della canzone napoletana.
Quando la melodia era dirottata sul viale del tramonto, ecco che Bovio infonde alla canzone napoletana un’incredibile trasformazione, da sfogo puramente lirico, passionale, melodico di un’anima innamorata o dolorante in un concitato e affannoso monologo in cui culmina e si risolve, spesso sanguinosamente, una situazione drammatica trattata con aspro compiacimento di rocamboleschi conflitti di luci e ombre. In altre parole, da lirica a dramma.
Così, l’ultima e vera canzone di Napoli, figlia dell’epoca d’oro, è sicuramente quella di Libero Bovio: una canzone abile, perfetta di costruzione, congegnata con sicuro senso drammatico, o gaio, sentimentale, comico, grottesco, di cui egli solo intuisce la formula giusta, precisa, infallibile.
Bovio conosce bene l’anima del pubblico e le sue esigenze e possiede il segreto del successo: riesce a penetrare nell’anima semplice delle persone e perpetrando sensi di colpa ne fa venire fuori l’animo nobile, il desiderio di essere quello che non si è o di quello che si è perduto.
Ma, durante il corso della carriera, non si è limitato a scrivere soltanto canzoni piedigrottesche. Il senso dell’organizzazione prevarica in lui, cosicché ad ogni audizione è onnipresente a tutte le prove delle nuove canzoni, sceglie accuratamente gli interpreti, gli elementi del coro, della tarantella e della mandolinata di prescrizione, dell’orchestra, approva il bozzetto delle scenografie e ingaggia gli attori che recitano il preambolo o idillio piedigrottesco, assiste alle coreografie dei danzatori. In altre parole, per ogni spettacolo, mette su un’organizzazione talmente perfetta che anche altri autori partecipanti all’audizione con le proprie canzoni, traggono benefici da tanta accuratezza.
Dopo il gran successo nel 1915 con Tu, ca nun chiagne! arriva il trionfo nel 1916 con Pupatella, il primo di una serie infinita di motivi con i testi che cambiano radicalmente il modo di scrivere della canzone napoletana (Lacreme napulitane, Zappatore, ‘E figlie, ‘E ppentite, Carcere, L’ultima tarantella, Serenata ‘e ‘na femmena, Tammurriata d’autunno, ecc.).
La canzone Pupatella trova successo immediato e conferma come la sua linea poetica si distacchi notevolmente da quella degli altri autori contemporanei che scimmiottano ancora i vari Di Giacomo, Bracco, Russo, Cinquegrana. Bovio non scrive l’amore in tutte le sue sfaccettature, ora drammatiche o commoventi e felici, ma scrive l’amore da cronaca nera, con le sue tragedie di sangue, sentimentali, familiari o personali. Il brano-innovatore all’epoca venne definito dalla stampa un bozzetto musicale. Ovviamente il suo modulo verista subisce l’immediata imitazione e, in meno di dieci anni, la canzone napoletana abbandona le varie Caroline affacciate al balcone per fare posto alle varie zingare e pupatelle spietate e traditrici.
Da questo momento la sua fama di autore e tale che osa di più e, dal 1917 al 1923, diventa, oltre che poeta, anche direttore artistico della casa editrice La Canzonetta amministrata da Francesco Feola. Sono questi gli anni di grandi successi. Poi, dal 1924 e fino al 1933, sempre come autore e direttore artistico, gestisce la casa editrice Santa Lucia di Giuseppe De Martino. Anche in questi anni i trionfi sono tantissimi. Fino ad arrivare alla nascita della Bottega dei Quattro del 1934, contemplata in questo libro.
Parallelamente all’attività canora, Bovio tiene anche un’intensa attività teatrale, trovando molto successo con alcune rappresentazioni da lui firmate, quali Mala Nova, Vicenzella, So’ diece anne, Gente nosta, Malia e altre. Tiene pure due compagnie, una che agisce nella musica e l’altra nel teatro.
Probabilmente è l’unico autore che fino alla fine dei suoi giorni è riuscito a comporre continui successi, senza subire declini, grazie alla sua vena poetica che mai si esaurisce col tempo.
Nella prima parte del libro si legge la cronistoria di tutta le sette edizioni delle audizioni di Piedigrotta della Bottega dei Quattro, con le relative tabelle discografiche in allegato (soltanto i dischi Phonotype sono indicati col numero di matrice, anziché quello di catalogo).
La seconda parte, intitolata Istantanee, sono ricordati tutti i 42 cantanti che hanno preso parte dal 1934 al 1940 alle sette audizioni. Nonostante si parli di quasi un secolo fa, è interessante scoprire che ancora due artiste partecipanti (Pia Velsi e Lidia Gaia) siano ancora in vita a tutto il 2022.
La settima e ultima audizione di Piedigrotta Bottega dei Quattro debutta giovedì 22 agosto 1940 alla Sala Roma con due repliche al giorno alle ore 15,30 e 20,30.
Lo spettacolo è molto succinto, senza interventi recitati e senza preambolo piedigrottesco. Tra le canzoni soltanto l’intromissione della coppia di danza Maria e Ugo Tieri che alleggerisce con alcuni balletti la pesantezza della lunga carrellata delle nuove canzoni.
Sono dieci i cantanti ingaggiati da Bovio, ognuno diverso dall’altro per stile e interpretazioni e sono: Ada Bruges, Liliana, Tatiana Petrowna, Regina, Rosa Florindo, Salvatore Papaccio, Franco Orlando, Fregolino, Raffaele Brancaccio, Arturo Gigliati. Tutti gli artisti sono accompagnati dall’orchestra diretta da Armando Costa. Le coreografie sono realizzate dal Balletto di Maria e Ugo Tieri.
Sono pubblicati due album di Piedigrotta: il fascicolo grande (testi e musiche) al costo di £ 11 contenente 28 canzoni e quello piccolo (con solo i testi) al costo di £ 1,2 contenente 33 canzoni.
Il programma prevede l’esecuzione di 22 canzoni delle 33 inserite negli album di Piedigrotta, i cui testi sono firmati da Libero Bovio, Pacifico Vento, Domenico Furnò, Peppino Fiorelli, Tommaso De Filippis, Arturo Gigliati, U. Ranio (pseudonimo di Salvatore Aurino), Ciro Volpe, Antonio Rocco Romeo, Maccario (pseudonimo di Mario Maglietta), Clemente Parrilli, Antonio Boccia, Beniamino Rossi, Giuseppe Gregoretti (Gregotti), Enzo Di Gianni.
Oltre a Lama e Valente, firmano le musiche Evemero Nardella e Armando Costa. Cinque sono le melodie firmate da Bovio (‘Na rosa e ‘na palomma, Doi stelle, ‘Na Maria, Maggio luntano, Patria).
Il quotidiano Roma di giovedì 22 agosto 1940, nell’articolo intitolato Le canzoni de La Bottega dei 4 alla Sala Roma, scrive:
“Uno spettacolo canoro dei più suggestivi ed attraenti avrà luogo stasera alla Sala Roma col debutto dell’audizione de “La Bottega dei 4”. Saranno cantate le nuove canzoni del 1940 dovute alla vena musicale dei due più acclamati ed amati maestri: Lama e Valente e all’arte poetica del nostro migliore poeta. Non c’è dubbio, perciò, che da stasera la bella sala del teatro di via Roma, sarà gremita da quanti amano – e sono tutti i napoletani – la nostra immortale canzone.
Gli interpreti: Ada Brugesse, Liliana, Tatiana Petrowna, Papaccio, Orlando, Fregolino, Lia Florima, Brancaccio, la coppia Tieri …”.
Bovio, rispetto a Lama e a Valente che hanno musicato quasi tutte le canzoni piedigrottesche, lascia molto spazio ai suoi colleghi e si riduce a firmare soltanto poche canzoni, di cui tre affidate a Franco Orlando e due rispettivamente ad Ada Bruges e Salvatore Papaccio.
Nell’album di Piedigrotta viene inserita anche una canzone-pubblicitaria della nota Ditta Parlato Parrucchiere di Mergellina, intitolata Come piuma. Il motivo, che invita le belle dame al negozio, è scritto dallo stesso Parlato su musica della romanza Na pira, tratta da Il Trovatore.
Lo spettacolo è aperto dal comico Fregolino che diverte il pubblico nelle esecuzioni delle macchiette Se, se! di Gigliati e Costa e Sulo pe’ te! di Gigliati e Lama. Viene emulato dallo stesso Arturo Gigliati, in gara anche come cantante, che presenta le spassose Mannaggio Ciurcillo e Ve cerco nu cunziglio, entrambe su musica di Valente.
Franco Orlando è assai acclamato nelle interpretazioni di Doi stelle e ‘Na Maria, entrambe di Bovio e Valente e Maggio luntano di Bovio e Lama.
La popolare soubrette Tatiana Petrowna canta i brani in lingua Quella di Mattario e Brunetta aspettami di De Filippis, entrambi musicate da Lama.
L’intramontabile Salvatore Papaccio bissa Patria di Bovio e Valente e ‘O suldato nun tene età! di Furnò e Valente.
Il debuttante Raffaele Brancaccio esegue Core busciardo di Ranio e Lama e Core luciano di Volpe e Lama.
Ada Bruges bissa ‘Na rosa e ‘na palomma di Bovio e Lama e Catene di Ranio e Valente.
Molti applausi anche al resto del cast, in particolare a Rosa Florindo che canta Tutt’’e ssere a Capemonte di Romeo e Lama, Liliana per Addio biondina di Furnò e Lama, Regina per Lacreme a Capri di Fiorelli e Lama.
Il quotidiano Corriere di Napoli di venerdì 23 agosto 1940, scrive:
Le nuove canzoni de “La Bottega dei 4”, interpretate ieri sera da un gruppo di apprezzati artisti ed ascoltate da un folto pubblico hanno riscosso molti applausi. Segnaliamo fra le tante “Na rosa e ‘na palomma” e “Doi stelle” musicate rispettivamente da Lama e Valente; “Patria” e “’O suldato nun tene età”; “Tutt’’e ssere a Capemonte” di Romeo e Lama; “Maggio lontano”; “Catene” di U. Ranio e Valente; “Quella” di Mattario e Lama etc. etc.
Questa produzione è stata affidata all’esecuzione di Papaccio, della Brugesse, della Petrowna, di Liliana, di Gigliati, di Orlando, di Brancaccio, di Fregolino, della Regina.
Nessuna delle canzoni presentate all’audizione ottiene grandi acclamazioni, nonostante siano pubblicati molti dischi dalle etichette Phonotype, La Voce del Padrone, Odeon e Columbia. Soltanto due brani, Core busciardo e Core luciano, hanno la fortuna di essere incisi e quindi esportati oltre oceano dalla diva Gilda Mignonette che li presenta nei suoi concerti a New York e per il mondo.
Da Core luciano sono tratte ben tre trasposizioni teatrali. La prima è portata in scena al teatro Gloria dalla Compagnia Arte Vernacola diretta da Aniello Marchetiello, la seconda dalla Compagnia Cafiero-Luciano-Consalvi diretta da Salvatore Cafiero al teatro Nuovo e la terza dalla Compagnia Di Maio-Omnia diretta da Oscar Di Maio al teatro Politeama.
La canzone Core luciano racconta di Luciella, una bella luciana canterina che allegra le feste con la sua voce e i suoi tamburelli ed è tanto corteggiata da tutti i giovanotti del quartiere.
Oltre ai due brani incisi dalla Mignonette, in hit parade ben si posizionano i dischi delle canzoni Addio biondina, ‘Na Maria e Doi stelle.
Libero Bovio è meritatamente noto come uno dei migliori autori di Piedigrotta, e non poche le canzoni conosciute in tutto il mondo sono da lui firmate. Egli è riuscito nell’intento di infondere nuovo sangue al corpo un po’ senescente e anemico della canzone napoletana.
Quando la melodia era dirottata sul viale del tramonto, ecco che Bovio infonde alla canzone napoletana un’incredibile trasformazione, da sfogo puramente lirico, passionale, melodico di un’anima innamorata o dolorante in un concitato e affannoso monologo in cui culmina e si risolve, spesso sanguinosamente, una situazione drammatica trattata con aspro compiacimento di rocamboleschi conflitti di luci e ombre. In altre parole, da lirica a dramma.
Così, l’ultima e vera canzone di Napoli, figlia dell’epoca d’oro, è sicuramente quella di Libero Bovio: una canzone abile, perfetta di costruzione, congegnata con sicuro senso drammatico, o gaio, sentimentale, comico, grottesco, di cui egli solo intuisce la formula giusta, precisa, infallibile.
Bovio conosce bene l’anima del pubblico e le sue esigenze e possiede il segreto del successo: riesce a penetrare nell’anima semplice delle persone e perpetrando sensi di colpa ne fa venire fuori l’animo nobile, il desiderio di essere quello che non si è o di quello che si è perduto.
Ma, durante il corso della carriera, non si è limitato a scrivere soltanto canzoni piedigrottesche. Il senso dell’organizzazione prevarica in lui, cosicché ad ogni audizione è onnipresente a tutte le prove delle nuove canzoni, sceglie accuratamente gli interpreti, gli elementi del coro, della tarantella e della mandolinata di prescrizione, dell’orchestra, approva il bozzetto delle scenografie e ingaggia gli attori che recitano il preambolo o idillio piedigrottesco, assiste alle coreografie dei danzatori. In altre parole, per ogni spettacolo, mette su un’organizzazione talmente perfetta che anche altri autori partecipanti all’audizione con le proprie canzoni, traggono benefici da tanta accuratezza.
Dopo il gran successo nel 1915 con Tu, ca nun chiagne! arriva il trionfo nel 1916 con Pupatella, il primo di una serie infinita di motivi con i testi che cambiano radicalmente il modo di scrivere della canzone napoletana (Lacreme napulitane, Zappatore, ‘E figlie, ‘E ppentite, Carcere, L’ultima tarantella, Serenata ‘e ‘na femmena, Tammurriata d’autunno, ecc.).
La canzone Pupatella trova successo immediato e conferma come la sua linea poetica si distacchi notevolmente da quella degli altri autori contemporanei che scimmiottano ancora i vari Di Giacomo, Bracco, Russo, Cinquegrana. Bovio non scrive l’amore in tutte le sue sfaccettature, ora drammatiche o commoventi e felici, ma scrive l’amore da cronaca nera, con le sue tragedie di sangue, sentimentali, familiari o personali. Il brano-innovatore all’epoca venne definito dalla stampa un bozzetto musicale. Ovviamente il suo modulo verista subisce l’immediata imitazione e, in meno di dieci anni, la canzone napoletana abbandona le varie Caroline affacciate al balcone per fare posto alle varie zingare e pupatelle spietate e traditrici.
Da questo momento la sua fama di autore e tale che osa di più e, dal 1917 al 1923, diventa, oltre che poeta, anche direttore artistico della casa editrice La Canzonetta amministrata da Francesco Feola. Sono questi gli anni di grandi successi. Poi, dal 1924 e fino al 1933, sempre come autore e direttore artistico, gestisce la casa editrice Santa Lucia di Giuseppe De Martino. Anche in questi anni i trionfi sono tantissimi. Fino ad arrivare alla nascita della Bottega dei Quattro del 1934, contemplata in questo libro.
Parallelamente all’attività canora, Bovio tiene anche un’intensa attività teatrale, trovando molto successo con alcune rappresentazioni da lui firmate, quali Mala Nova, Vicenzella, So’ diece anne, Gente nosta, Malia e altre. Tiene pure due compagnie, una che agisce nella musica e l’altra nel teatro.
Probabilmente è l’unico autore che fino alla fine dei suoi giorni è riuscito a comporre continui successi, senza subire declini, grazie alla sua vena poetica che mai si esaurisce col tempo.
Nella prima parte del libro si legge la cronistoria di tutta le sette edizioni delle audizioni di Piedigrotta della Bottega dei Quattro, con le relative tabelle discografiche in allegato (soltanto i dischi Phonotype sono indicati col numero di matrice, anziché quello di catalogo).
La seconda parte, intitolata Istantanee, sono ricordati tutti i 42 cantanti che hanno preso parte dal 1934 al 1940 alle sette audizioni. Nonostante si parli di quasi un secolo fa, è interessante scoprire che ancora due artiste partecipanti (Pia Velsi e Lidia Gaia) siano ancora in vita a tutto il 2022.