DA NAPOLI A TORINO. Costantino Baer fra globalizzazione e nuovo Stato - Ennio CorvagliaAutore: Ennio Corvaglia
Curatore:
Titolo: Da Napoli a Torino
Sottotitolo: Costantino Baer fra globalizzazione e nuovo Stato
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 22 x 14); 312 pagine.
Luogo, Editore, data: Manduria (TA), Lacaita, 2014
Collana: 
ISBN: 9788865820261
Prezzo: Euro 20,00
Disponibilità: 1 esemplare

 


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Attraverso la figura di Costantino Baer questo lavoro ricostruisce dibattito e percorsi che, nel pieno di quel processo di globalizzazione di cui il Regno delle Due Sicilie precocemente avvertì l’impatto, precedettero ed accompagnarono l’unificazione nazionale. Baer, nato nel 1819 da famiglia di imprenditori svizzeri, tra i più noti ed abili funzionari dell’amministrazione borbonica, liberale, pubblicista e studioso di economia, fu autore di numerosi saggi sulla scienza classica (smithiana), sulla moneta, sui cambi, nel quadro del dibattito sulla fuoriuscita dai precetti maturati nel corso del Blocco continentale e sui nuovi problemi aperti dalla liberalizzazione degli scambi.

Con l’Unità il bagaglio culturale e politico accumulato a Napoli fu messo al servizio del nuovo Stato: si spostò a Torino dove divenne ispettore generale delle Finanze e segretario generale del Ministero di agricoltura industria e commercio, partecipando come protagonista al compimento del famoso trattato di commercio con la Francia del ‘63. Fece parte di quel gruppo di politici e amministratori meridionali (Manna, Scialoja, de Cesare, Magliani) che accettò l’indirizzo cavourriano di una liberalizzazione tesa alla formazione di un ampio mercato interno ed accompagnata da un vasto programma di interventi pubblici e di rafforzamento della coesione nazionale.

Si dimise nel 1865 per assumere la direzione della sede torinese di una grande assicurazione parigina (la Cassa Paterna), ma non smise la sua attività di pubblicista (soprattutto sulla “Nuova Antologia”) e la corrispondenza con importanti uomini politici ed intellettuali italiani e stranieri (Minghetti, Scialoja, Manna, Bonghi, Stuart Mill, Chevalier ed altri).

Dopo aver studiato l’amministrazione centrale e proposto una riforma dei ministeri basata sul ridimensionamento del potere della burocrazia, la responsabilizzazione dei suoi atti e un intreccio più fruttuoso tra potere politico e competenza amministrativa, Baer si schierò a favore di un vasto programma di decentramento, unico modo per evitare che un’amministrazione derivata da ordinamenti disparati favorisse una progressiva incomunicabilità con la politica e le istituzioni parlamentari, risultando incapace di confrontarsi con i coevi modelli europei. Sulle colonne della “Nuova Antologia”, utilizzando l’opera dello Gneist, dal ’69 si fece promotore in diversi saggi della necessità di adottare forme politiche ed istituzionali ispirate all’esperienza storica inglese del self-government. La riforma auspicata si basava su una più netta distinzione tra le funzioni statali e quelle locali, sulla lotta al degrado burocratico e sulla partecipazione dei cittadini più rappresentativi nell’esercizio delle cariche pubbliche, sino ad una modifica modifica delle forme della giustizia amministrativa quale si era realizzata qualche anno prima in Italia.

Un sistema che delineava una giurisdizione dell’autogoverno nella quale i diritti del cittadino non dovevano dipendere dalla tutela dell’amministrazione statale o dall’arbitrio delle maggioranze politiche locali. Intervenne con competenza anche sulla questione delle imposte, dove s’inserì nel dibattito che travagliava l’Italia di quegli anni, stretta tra le necessità fiscali e l’espansione della base produttiva.

Scrisse diversi saggi e un volume, L’avere e l’imposta (1872), nel quale, insieme all’imposizione sulla spesa, proponeva l’introduzione di una tassa sul capitale (in pratica una tassa sul valore venale di ogni bene produttivo) in sostituzione di quella adottata in Italia sulla ricchezza mobile.
Gli ultimi studi furono dedicati ai problemi del Mezzogiorno – la cui evoluzione non mancò mai di seguire da Torino, seguendone con amarezza quello che gli pareva un esaurimento antropologico di risorse spirituali e imprenditoriali – e al latifondo siciliano, alla traduzione per la Biblioteca dell’Economista di opere di importanti economisti stranieri (Patten, Goschen, Walker) e, infine, a studi storici, con una particolare attenzione al raffronto tra l’unificazione tedesca e quella italiana. Morì nel settembre del 1894.



Indice
CAPITOLO I
SCIENZA ECONOMICA E GOVERNO
L’approccio all’economia classica e il quadro del Regno
La parentesi del laissez-faire
La riflessione post-quarantottesca
Nell’amministrazione del nuovo Regno
Una nuova vita da amministratore privato

CAPITOLO II
PER UN SELF-GOVERNMENT
Il decentramento e il modello inglese
La commissione Jacini-Ponza di San Martino
Gli ultimi interventi

CAPITOLO III
I PRINCIPI DELLA FINANZA PUBBLICA E LO STATO
Gli studi sull’imposta Il dibattito su “L’avere e l’imposta”
Lo Stato e la sua natura

CAPITOLO IV
ULTIMI ANNI
Un ritorno all’antico? Ancora il Mezzogiorno
Qualche riflessione storica
Cronologia delle opere di Costantino Baer

 


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