Titolo: Pinacoteca Provinciale di Salerno.
Sottotitolo: I dipinti dal Quattrocento al Settecento
Descrizione: 190 pagine; 160 illustrazioni
Luogo, Editore, data: Salerno, 2001
Disponibilità: No
Il volume accompagnò, unitamente a La Sezione degli Artisti Stranieri e Diagnostica e Restauro del patrimonio pittorico, l'apertura al pubblico, il 18 marzo 2001, della Pinacoteca Provinciale di Salerno.
Vengono illustrate una cinquantina di opere, distribuite dalla seconda metà del Quattrocento a tutto il Settecento: dopo la disamina dei protagonisti e i comprimari dal rinascimento meridionale al tardomanierismo, si lumeggia il passaggio dal naturalismo caravaggesco al tardobarocco giordanesco per concludere con l'accademia dei Solimena e la pittura di genere nel Settecento. Se nella parte finale del volume si illustra il restauro dellíantico Palazzo Pinto, sede della Pinacoteca, l'introduzione racconta del complesso varo della nuova istituzione museale.
Con l'occasione si sono recuperate molte opere del patrimonio pittorico della Provincia di Salerno, finite, nei passati decenni, in prestito ad altri Enti per particolari eventi o semplicemente "per abbellimento": così sono rientrati dipinti conservati, da molti anni, nell'alloggio prefettizio, nei depositi della Soprintendenza ai B.A.A.A.S. di Salerno, negli Ospedali Riuniti "San Leonardo".
L'opera più importante è il Polittico di Buccino, recuperato nel 1928 nella Chiesa Comunale di S. Antonio di Buccino, ridotta ad uso di legnaia e di deposito di attrezzi di agricoltura: è la prima documentata del giovane Andrea Sabatini, detto Andrea da Salerno, che lavorò con Raffaello nelle stanze del Vaticano. Dal Monastero della Piantanova di Salerno viene poi il Trittico attribuito al "Maestro dell'Incoronazione di Eboli", databile ancora nella seconda metà del Quattrocento, che resta al momento il dipinto più antico. Rilevanti ancora il cinquecentesco olio su tavola del senese Marco Pino con Maria Maddalena che bacia la mano di Cristo, e le tavole di uno smembrato polittico con Santa Monica e San Giovanni Evangelista del vicentino Giovanni De Mio. Se nella sala del Seicento emergono le opere di Battistello Caracciolo, due tele bibliche del pugliese Carlo Rosa, la Sacra Famiglia di ambito emiliano-lombardo e il Sacrificio di Isacco di Francesco Guarino, il grande salone vede ormai la distinzione in generi propria del Settecento, con le nature morte - interessante la firma di Nicola Recco -, i paesaggi con ruderi sullíonda del nascente neoclassicismo legato in loco agli scavi di Pompei, e, nella parte religiosa, il pensoso volto della settecentesca Vergine Annunziata della Bottega di Paolo De Matteis, o le felici cromie della Madonna con Bambino e san Giovannino di Leonardo Antonio Olivieri .