Salvator Rosa e Giovanni Battista Ricciardi Autori: Franco Paliaga, Caterina Volpi
Titolo: Salvator Rosa e Giovanni Battista Ricciardi attraverso documenti inediti
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 24 x 16); 136 pagine; 20 illustrazioni in b/n
Luogo, Editore, data: Roma, De Luca Arte, 2012
ISBN: 9788865570982
Prezzo: Euro 20,00
Disponibilità: In commercio

 


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Nel volume si rende noto un nucleo di lettere davvero ingente ed uniforme, indirizzate da alcuni letterati, amatori d’arte, musicisti e artisti amici di Salvator Rosa (1615-1673) a Giovan Battista Ricciardi (1623-1686), conservate presso la Biblioteca Estense di Modena.
Grazie al ritrovamento di questi carteggi inediti siamo ora in grado di recare nuova luce su un ambiente di amici estremamente coeso facente capo alla figura dell’erudito pisano, fraterno amico di Salvator Rosa nel corso di tutta la vita. Le missive provengono dall’immensa raccolta di lettere che conta circa centomila pezzi denominata Autografoteca Campori che il bibliofilo e cultore di arte e letteratura modenese Giuseppe Campori (1817-1887) raccolse nel corso della sua vita.

Esse si presentano in forma disomogenea, notevoli sono le lacune cronologiche poiché comprate e acquisite in maniera sparsa dallo studioso sul mercato antiquario, provenienti da nuclei dismessi e smembrati di archivi privati di famiglia dove si conservavano in origine.
Le lettere rinvenute, qui pubblicate in forma integrale, sono ordinate secondo il nome del mittente e grazie a questa indicazione è stato possibile rintracciare più di cinquanta lettere che coprono un arco cronologico compreso tra il 1640 e il 1675, dalle quali si ottiene un quadro più nitido delle relazioni intessute dal Rosa con Pisa e la Toscana, nell’arco della sua vita e al contempo ha permesso l’acquisizione di nuovi dati circa la biografia e la produzione pittorica dell’artista. Notizie preziose che vanno ad integrare e in parte a correggere, le informazioni già in nostro possesso tramite la corrispondenza edita di Salvator Rosa con Ricciardi.
Il primo dato che emerge con chiarezza è la caratura del letterato-commediografo pisano, figura fino ad oggi rimasta all’ombra della straripante personalità dell’amico pittore da un lato, e dal pregiudizio fiorentino-centrico che vedeva tutta la biografia del Rosa in Toscana risolversi negli anni di servizio presso la corte medicea a Firenze. La centralità del filosofo pisano in rapporto alle accademie toscane e al pittore appare oggi ben delineata. A questo ruolo importante svolto dall’accademia pisana degli Stravaganti come punto di riferimento culturale e artistico di Giovanni Battista e di Salvatore, anche dopo il suo trasferimento a Roma, si aggiungono novità relative all’attività di vero e proprio intermediario e mercante svolta da Ricciardi, per conto di Rosa e non solo. Quasi un novello Cassiano dal Pozzo, il cattedratico pisano protegge, vigila, segue da lontano lo svolgersi dell’attività dei suoi amici accademici, indirizzandone i gusti, la cultura, perfino la condotta, plasmandone in certo qual modo i gusti verso una formazione poliedrica, fatta di letteratura, musica, teatro, filosofia e pittura.

 


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