San_Gennaro_Paliotti_Rusconi_pAutore: Vittorio Paliotti
Titolo: San Gennaro.
Sottotitolo: Storia di un culto, di un mito, dell'anima di un popolo.
Descrizione: Volume rilegato, con sovraccoperta illustrata, in 8° (cm 21 x 13); 262 pagine; 8 illustrazioni a colori fuori testo.
Luogo, Editore, data: Milano, Rusconi, aprile 1983
Numero di edizione: Prima edizione
Prezzo: Euro
Disponibilita': No

 


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San Gennaro, decapitato nel 305 dopo Cristo a Pozzuoli, presso il vulcano Solfatara, era assurto a patrono di Napoli, sembra, in occasione di una calamita' naturale.
Prima di lui, il patrono di Napoli era sant'Agrippino; ma nel V secolo, esattamente nel 472, esploso il Vesuvio in una furibonda eruzione, centinaia e forse migliaia di napoletani si erano riversati presso il sepolcro di San Gennaro, nelle oscure catacombe di Capodimonte, e proprio a lui avevano chiesto protezione.


Da allora il rapporto fra San Gennaro e i napoletani si è sempre basato sulla sua facolta' di proteggere la citta' da "tremuoti" (terremoti) e da eruzioni. Con espressioni in bilico fra l'enfasi e lo scherzoso, questo rapporto fra il santo e la citta' fu ben puntualizzato da Alessandro Dumas il quale nel 1841 scrisse:
"Cittadino prima di tutto, San Gennaro non ama in realta' che la sua patria; la protegge contro ogni pericolo, la vendica di tutti i nemici: civi, patrono, vendici, come dice una vecchia tradizione napoletana.
Se il mondo intero fosse minacciato da un secondo diluvio, San Gennaro non alzerebbe nemmeno il mignolo per impedirlo; ma se la minima goccia d'acqua dovesse nuocere ai raccolti della sua buona citta', San Gennaro muoverebbe cielo e terra per ricondurre il bel tempo."

 

commento alla prima edizione:
San Gennaro e Napoli: mai citta' ebbe con il suo patrono un rapporto cosi' tenace e profondo, ma anche cosi' inquieto e a volte fin tempestoso. Dal 472, quando la citta' ricorse alla protezione del santo, in occasione di una violenta eruzione del Vesuvio, san Gennaro diventò, insieme con il minaccioso vulcano, una componente essenziale della vita quotidiana dei napoletani, il suo culto si intrecciò con la storia della citta', ne scandi' per secoli i momenti solenni e quelli tragici. Vescovo di Benevento, decapitato a Pozzuoli nel 305, san Gennaro ebbe dopo la morte vicende avventurose a non finire: i resti del suo corpo, sempre contesi, piu' volte trafugati, nascosti, sottratti a forza, vagarono da Fuorigrotta alle catacombe di Capodimonte, da Benevento al santuario di Montevergine. E quando trovarono una definitiva collocazione a Napoli, cominciarono gli esami e le misurazioni, i dubbi e le contestazioni, le interminabili polemiche accese dal fenomeno della liquefazione del sangue. Il miracolo di san Gennaro fu coinvolto anche nelle lotte politiche e nel 1799, in piena Repubblica Partenopea, il santo fu contestato e detronizzato dagli stessi napoletani, dai lazzaroni filoborbonici che lo accusavano di aver mostrato, con un miracolo inopportuno, un'intollerabile simpatia per i giacobini; al suo posto posero sant'Antonio, ma per poco tempo, poiché la paura della collera del Vesuvio li indusse a tornare all'antico culto.
L'inesauribile varieta' e sorprendente vivacita' di questo romanzo di san Gennaro è dominata da Vittorio Paliotti con l'ausilio di un'amplissima documentazione e di un'accurata informazione, fino ai nostri giorni: dall'impresa del « re di Poggioreale » che ricuperò nel 1947 il tesoro del santo, all'urlante e pittoresco intervento delle cosiddette parenti, dalle complicate vicende dei numerosissimi compatroni al clamoroso smascheramento della leggenda sulla pietra di Pozzuoli. Nel 1964, dopo il concilio Vaticano II, il culto di san Gennaro subi' un brusco ridimensionamento e ciononostante esso sopravvive con tenacia; è anzi piu' vivo che mai nell'altra Napoli, nella Little Italy di New York, dove ogni anno, il 19 settembre, migliaia di italo-americani convengono da ogni parte del continente e dove numerosi voli charter recano da Napoli i nostalgici degli antichi riti.

 


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