la vita quotidiana a napoli ai tempi di masaniello nino leoneAutore: Nino Leone
Titolo: La vita quotidiana a Napoli ai tempi di Masaniello
A cura di Giuseppe Pesce
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 23 x 15); 323 pagine.
Luogo, Editore, data: Napoli, Alessandro Polidoro Editore, 2018
Collana: 
ISBN: 9788885737129
Prezzo: Euro 18,00
Disponibilità: In commercio

 


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Un suggestivo viaggio nel Seicento, in una città tra le più grandi d’Europa. 400.000 anime stipate tra cantine, splendide dimore signorili, ardite costruzioni di sette piani. Confondendosi nella composita miscela umana di spagnoli, fiamminghi, alemanni, portoghesi, «turcheschi». Percorrendo la città nelle sue radicali trasformazioni, da modesto borgo di mare a metropoli antesignana.

Carpendo le stridenti contraddizioni dei suoi abitanti, il lusso estremo di una ristretta cerchia di nobili, l’opulenza di numerosi ordini religiosi votati alla povertà, la squallida miseria della gente del Mercato e del Lavinaio, la corte dei «Lazzeri». Conoscendo, per nome e cognome, i personaggi che calcarono quotidiani scenari idilliaci, immani e tragici eventi che, a ripetizione, in un quarto di secolo, dal 1631 al 1656, spopolarono la città.

Familiarizzando con viceré, potenti baroni, leggiadre nobildonne dall’incarnato rosa damasceno, raffinati religiosi, predicatori castigamatti, valenti pittori e oscuri «artieri» protagonisti del «siglo de oro», miriadi di giovani smunti e malmessi, ai quali si potevano contare le ossa una a una, speciose popolane mediterranee con occhi di luna e pelle di mare.

Assaporando le cibarie delle loro tavole prima dei «maccheroni». Gustando vini dai nomi magici, «vernotico» di Nola, «asprino» d’Aversa, «greco» di Maddaloni, «guernaccia» di Calabria, «mangiaguerra» di Somma, «lagrima» del Vesuvio.

Incuriosendosi alla lingua goffa e arcana. Violando il disincanto, tuttora durevole, del sentimento della vita e della morte. Andando alla radice del parlare che se n’è fatto nei secoli, e pur sempre di attualità.
Del cliché che vuole Napoli «santa di giorno e puttana di notte». O l’incontrario

 


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