storia_della_canzone_napoletana_pasquale_scialoAutore: Pasquale Scialò
Titolo: Storia della Canzone Napoletana
Sottotitolo: 1824 - 1930 - Volume I
Descrizione: Volume rilegato con sovraccoperta acquarello e segnalibro, in formato 8° (cm 21,6 x 14); 336 pagine +32 pagine a colori  + CD audio
Luogo, Editore, data: Venezia, Neri Pozza, 2017
Collana: I Colibrì
ISBN: 9788854507371
Disponibilità: NO

 


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Nel 1824 Guglielmo Cottrau, primogenito di una famiglia alsaziana trasferitasi a Napoli nel 1806 al seguito di Giuseppe Bonaparte, pubblica i Passatempi musicali, un insieme di «canzoncine raccolte per la prima volta dalla bocca popolare ed aggiustate con accompagnamento di pianoforte».

Editore e compositore, Cottrau trae i suoi materiali da molteplici fonti, dall'ascolto diretto di performance urbane e dai cosiddetti «fogli volanti», che nei primi decenni dell'Ottocento svolgono un ruolo fondamentale nella diffusione della canzone.
Il risultato è la paradossale creazione di un «canto popolare scritto da un compositore», un canto che non si lascia più incasellare nelle consuete opposizioni alto-basso, colto-popolare.
Coprendo l'arco temporale di poco più di un secolo, dal 1824 al 1931, questa Storia della canzone napoletana ricostruisce il lungo percorso cronologico e tematico che dalle raccolte di materiali popolari confezionati per il salotto borghese conduce alla canzone d'autore napoletana propriamente detta.
Da Fenesta vascia pubblicata da Cottrau a Santa Lucia luntana di E. A. Mario, da Era de maggio di Salvatore Di Giacomo e Mario Costa a canzoni drammatiche, cosiddette «di giacca», come Pupatella di Libero Bovio e Francesco Buongiovanni, dalle «macchiette» create da Ferdinando Russo per il «buffo di società» Nicola Maldacea fino alle creazioni per il Varietà sulla prostituzione e la marginalità di Raffaele Viviani, come So' Bammenella 'e copp ' 'e Quartiere e 'O sapunariello, attraverso una pluralità di fonti, cartacee, sonore, iconografiche, fìlmiche, una delle più sublimi arti musicali e canore, capace di coniugare tradizione colta e popolare, si offre in queste pagine.

Il volume è corredato da un cd audio che, tra i suoni dei primi cilindri fonografici a cera che intonano Funiculì Funiculà, la voce mitica di Enrico Caruso con 'O sole mio, il timbro futurista di Rodolfo De Angelis che canta Palummella, contiene registrazioni inedite di Luisella e Raffaele Viviani.

Pasquale Scialò ci accompagna nella scena musicale napoletana: tra storie tradizionali e ricerche sulle culture musicali urbane, l’autore delinea una mappa sonora mediterranea in cui le diverse matrici si uniscono in un colorato caleidoscopio.
Considerata un bene emozionale dell’umanità, tanto nota a ogni latitudine quanto disseminata di insidie per lo studioso, la canzone napoletana è una produzione legata a un luogo simbolo che si diffonde senza confini in ogni angolo della terra.
«Attraverso un fitto mosaico di documenti e citazioni, si snoda il racconto affascinante di un luogo e di un popolo che ha fatto del suono e del canto uno strumento di comunicazione che è anche un bene immateriale “glocale” costruito scambio e sulla connettività interculturale».


Il volume copre l’arco temporale di poco più di un secolo dal 1824 al 1930, dalle raccolte di materiali popolari confezionati per il salotto borghese alla canzone d’autore: da Fenesta vascia pubblicata dal franco-napoletano Guglielmo Cottrau a Santa Lucia luntana, brano sull’emigrazione di E.A. Mario, da Era de maggio di Salvatore Di Giacomo e Mario Costa a canzoni drammatiche, cosiddette “di giacca”, come Pupatella di Libero Bovio e Francesco Buongiovanni, dalle “macchiette” create da Ferdinando Russo per il “buffo di società” Nicola Maldacea fino alle creazioni per il Varietà sulla prostituzione e la marginalità di Raffaele Viviani, come So’ Bammenella ’e copp’’e Quartiere e ’O sapunariello.

Il lavoro è condotto con un approccio multidisciplinare nell’intento di superare quella dimensione localistica, spesso nostalgica e arcaicizzante, che trascura l’intima vocazione connettiva e di scambio della canzone con altre esperienze, siano esse europee o d’oltreoceano.
E divulga su basi scientifiche temi ancora oggi controversi: Cos’è la canzone napoletana? Quando nasce? Come si distingue dal canto napoletano diffuso nei secoli? Che rapporto ha con la cosiddetta musica “popolare” di tradizione orale? È un fenomeno estinto o ancora vivo?

La Storia della canzone napoletana accompagna il lettore alla comprensione di questa singolare produzione glocale con la traduzione a fronte in italiano dei versi in napoletano, la presenza di selezionato apparato di immagini dei protagonisti e delle pubblicazioni dell’epoca, di un’agile appendice con cronologia degli autori, bibliografia aggiornata, indice dei nomi. Uno studio che attinge a una pluralità di fonti, cartacee, sonore, iconografiche, filmiche per ricostruire in modo documentato il percorso cronologico e tematico di un bene emozionale dell’umanità.

In pochi posti del mondo ogni tema, privato o pubblico, è stato messo in musica come a Napoli. La creatività di questa riconosciuta civiltà musicale si è espressa in larga misura attraverso la canzone: dalle storie d’amore a quelle d’odio, dai fatti politici alla dieta, dallo zappatore allo scippatore, dalla guerra alla latitanza malavitosa, dal paesaggio al meteo, dall’emigrazione alla disoccupazione, dalla malavita alla dolce vita, dalla toponomastica all’architettura e tanto altro. Ancora oggi in qualche angolo di strada o di tavolino di bar si può accendere un vivace dibattito sulla vera canzone napoletana e sulle inammissibili variazioni. – La canzone napoletana è una inimitabile forma d’arte! – Quale? – Quella autentica che non è artificiale ma popolare. – E cioè? – Naturalmente quella “classica”. – Sì, ma di quale periodo? – Che c’entra il periodo, la canzone “classica” è senza tempo e intramontabile!

«Se la canzone napoletana è un bene immateriale del mondo, è con il mondo che dobbiamo dialogare». Pasquale Scialò

 


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