campi_phlegraei_gino_doria_polifiloCuratore: Gino Doria
Titolo: Campi Phlegraei
Sottotitolo: Osservazioni sui vulcani delle Due Sicilie
 comunicate da Sir William Hamilton 
e illustrate da Pietro Fabris
 1776
Descrizione: Volume in formato In-folio grande, 90 pagine, 24 tavole a colori. A fogli sciolti con copertina e custodia rigida. Volume usato, ma in eccellenti condizioni. Lieve danno nella parte interna della cerniera della copertina anteriore. Volume composto a mano e impresso su carta appositamente fabbricata dalle Cartiere Ventura da Luigi Maestri; tavole in fotolitografia di Annibale Belli
Luogo, Editore, data: Milano, Il Polifilo, 1962
Disponibilità: No 

 


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Dalla introduzione di Gino Doria:

... Anche il lettore odierno di questa raffinata riesumazione del famoso libro di sir William vorrà scusarci se abbiamo messa a dura prova la sua sopportazione con tante piccole polverose pedantesche erudizioni; le quali, nondimeno, esercitano il loro sottile fascino su coloro (siamo, grazie a Dio, in tanti) che sanno
'comm'é senzuso
'o senzo 'e cierta carta staggiunata
a chi d''a' carta nova ha perzo ll' uso!'

Basterà, a disperdere l'opaco polviglio libresco, il lieve moto d'aria prodotto dal voltare le ultime pagine di questa introduzione. La quale sembrerà, a chi l'abbia pazientemente percorsa, ancora più grigia e più arida quando verrà, misera!, al paragone delle venti e più tavole, che, se riproducono solo in parte il gruppo originale, certo ne presentano, con un procedimento perfetto che avrebbe sbalordito i «faticatori» del tipografo De Simone, la parte più importante e più viva.

Si è detto, al principio di questo discorso, e con la necessaria imprecisione della parola scritta, qualche cosa di molto approssimativo sulla natura di questa terra bruciante, sul suo più antico e sul più recente aspetto, sui miti che ancora la circuiscono, più vivi della storia. Ma come diranno meglio, a spiegazione e commento, le tavole qui appresso riprodotte, e alle quali (se pur non l'ha fatto prima!) è ansioso di arrivare il tediato lettore!

Come vi sono egregiamente combinate le forme e i colori della natura con il compito dell'artista: questo, diligente, puntuale, amabilmente discreto quando vivifica i grandiosi scenari; quella, conscia della sua forza, ma non sopraffacendo mai l'armonia del quadro. E quale varietà, ma sotto il segno unico della bellezza, dalle ampie vedute della città regina alla grande panoramica della zona flegrea, allora ancora vergine e incontaminata; dai fianchi abrupti dei vulcani ai loro incandescenti crateri; dalle ampie distese equoree ai raccolti laghi azzurrini; da Ischia alle isole Eolie e alle stupefacenti stratificazioni di Ventotene; dalla fumigante Solfatara e dalle cupe strade scavate nel tufo ai fulgori giallastri della tempesta che si va addensando su lacco Ameno.

Anche le tavole, rigidamente scientifiche, dei minerali, delle vetrificazioni, dei prodotti vesuviani, non sfuggono all'accordo fra le ragioni della nuda verità e l'istinto dell'artista nel disporre e graduare le colorazioni di quel pietrame.
Si potrebbe dire che è in esse un'anticipazione delle più moderne scoperte della pittura nei riguardi del rapporto con le forme dei prodotti naturali, vivi o pietrificati.

Quella che era stata una pura e semplice curiosità, inducendo - per esempio, nella corte medicea - a puntuali delineazioni di uccelli, d'insetti, di piante, e si era più tardi ingrandita nel concetto di musei «naturali», come quelli del padre Kircher e del napoletano Ferrante Imperato, ora nelle corti illuminate del secolo XVIII, nel trionfo del rococò, offre nuove suggestioni alle arti figurative.

E il nuovo gusto si diffuse altresì attraverso l'opera grafica, bastandoci ricordare, più o meno coeve ai Campi Phlegraei, la grandiosa opera del Poli sui testacei delle Due Sicilie, stampata dal Bodoni, e quella del Buchoz: Les dons merveilleux et diversement coloriés de la Nature dans le Règne Minéral (1782-1797).

Guida migliore, dunque, in questo mondo favoloso, dove s'avvicendano l'incantamento e la sorpresa, saranno ora al lettore, prima i brani più significativi estratti dalle lettere di sir William, e poi, allo spettatore, le immagini del Fabris, ognuna delle quali si è stimato far precedere, aggiuntovi qualche chiarimento, dalle didascalie dettate dallo stesso Hamilton.

Indice del volume:
Introduzione di Gino Doria
Osservazioni sui vulcani delle Due Sicilie
Frontespizo [Supplement I]
Tavole Veduta di Napoli da Posillipo [III]
Veduta di Napoli da/ponte della Maddalena [IIII]
Veduta di un'eruzione di lava dal cratere del Vesuvio [V]
Veduta del monte Sant'Angelo [XI]
Veduta d'insieme dei Campi Flegrei dal Convento dei Camaldoli sopra Napoli [XVII]
Il lago di Agnano [XVIII]
Veduta di Pozzuoli [XXIV]
Veduta della Solfatara [XXV]
Veduta dei Campi Flegrei presa da Pozzuoli [XXVI]
Veduta dal fondo del cratere di Monte Nuovo [XXVII]
Veduta del lago d'Averno [XXIX]
Veduta dell'isola d'Ischia presa dal mare [XXX]
Veduta panoramica [XXXI]
Veduta di parte dell'isola d'Ischia chiamata Lacco [XXXII]
Veduta dell'Atrio del Cavallo [XXXIII]
Veduta di capo dell'Arco a Ventotene [XXXIV]
Veduta dell'Etna da Catania [XXXVI]
Veduta dell'isola di Stromboli [XXXVII]
Materie vulcaniche trovate nel cratere del Vesuvio [XXXXVI]
Pietre curiose trovate dall'autore sul monte Vesuvio [XXXXVIII]
Vetrificazioni ed altri prodotti vulcanici [LII]
Produzioni della Solfatara [LIII]
Lave del Vesuvio [Supplement V]
Bibliografia di Uberto Limentani

I numeri romani tra parentesi quadre corrispondono a quelli delle tavole nell'edizione originale

 


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