Autore: Antonio Caiazza
Titolo: Giuseppe Tardio
Sottotitolo: Brigantaggio politico nel periodo postunitario in provincia di Salerno
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 23 x 15); 372 pagine.
Luogo, Editore, data: Sarno (NA), Edizioni dell'Ippogrifo, 2015
ISBN: 9788888986913
Prezzo: Euro 15,00
Disponibilità: In commercio
Questa ricerca è la prima sul tema e viene a colmare una vera e propria lacuna che concerneva sia il territorio sia le persone. Non esistendo precedenti opere, Caiazza è ricorso a considerevoli ed inesplorati fondi archivistici e ne ha tratto una minuziosa e densa ricostruzione dell’impresa di Tardio nel travagliato periodo dell’unificazione
in un territorio quale quello del Cilento, delimitato nettamente e differenziato dal resto del Salernitano da particolarità fisiche, orografiche, storiche e sociali. (dalla prefazione di Franco Molfese)
"Tra tutte le figure di “briganti” che la storia e le narrazioni popolari ci hanno tramandato, quella di Giuseppe Tardio da Piaggine occupa un posto particolare, per almeno due ragioni. La prima riguarda il suo status sociale: mentre la maggior parte dei briganti proveniva dagli strati più miserabili della società – poveri braccianti, fittavoli analfabeti, pastori, criminali comuni, soldati sbandati del disciolto esercito borbonico – Tardio era un avvocato. Laureatosi in Legge nel 1858, decise, dopo una parentesi antiborbonica, di aderire alla causa dei legittimisti, fondando una delle bande più temute della Provincia di Principato Citra (l’attuale Cilento e Vallo di Diano). Anziché sfruttare il proprio ruolo sociale ed intraprendere una carriera, quella forense, che gli avrebbe garantito successi ed agiatezza, preferì rintanarsi sui monti e sostenere la causa antiunitaria. Già questo aspetto contribuisce a sfatare un’inesattezza storica, delineando il ruolo che le classi più elevate e le persone istruite ebbero nella lotta che maturò dopo il 1860. Il secondo elemento di sicuro interesse è rappresentato dallanatura eminentemente politica dell’azione rivoluzionaria di Tardio. Ricevuto il grado di Maggiore direttamente dal Governo borbonico in esilio, il piagginese agì al solo scopo di restaurare la legittima monarchia sul trono di Napoli. Ogni sua azione venne presentata sotto le insegne di Francesco II, di cui Tardio si qualificava come emissario ufficiale. L’aspetto eminentemente politico dell’attività dell’avvocato cilentano porta a riconsiderare lo stesso termine “brigantaggio”, che in tale ipotesi appare decisamente improprio, trattandosi più che altro di un’azione legittimista e non di criminalità comune. Resta quindi aperta una domanda: si può definire “brigante” un uomo le cui gesta, sia purecontra legem, erano munite di legittimazione sovrana?
Tutti questi aspetti sono chiaramente messi in luce nel saggio di Antonio Caiazza. “Giuseppe Tardio. Brigantaggio politico nel periodo postunitario in Provincia di Salerno” è stato pubblicato per la prima volta nel 1986, per poi essere ristampato, in edizione riveduta, nel 2015 dalle Edizioni dell’Ippogrifo. Si tratta di un’opera fondamentale per conoscere una vicenda forse poco nota a livello nazionale, ma che cambiò profondamente il volto e la storia del Cilento. L’autore ricostruisce con esattezza e ricchezza di dettagli l’impresa legittimista del Tardio, dallo sbarco di Agropoli fino alla battaglia di Magliano Grande del giugno del 1863, che di fatto pose termine alle scorrerie. Il resoconto di tutte le azioni “brigantesche” è dettagliato ed attento; Caiazza si avvale di una mole sterminata di documenti, privilegiando soprattutto le fonti giudiziarie, quali gli atti processuali: interi stralci di sentenze e di verbali di udienza sono infatti riportati in nota ed in appendice. L’autore riesce abilmente ad evitare toni apologetici, mantenendo uno stile neutro e distaccato, che non dà giudizi e lascia al lettore ogni valutazione in merito. La figura di Tardio che emerge dal libro appare così bifronte: da un lato, ci appare come il paladino degli oppressi contro gli oppressori; dall’altro, però, non si possono tacere le violenze e le grassazioni che avvennero in nome del Re considerato legittimo.
Il libro, inoltre, è arricchito da foto e documenti dell’epoca (anche autografi dello stesso Tardio), tabelle e schemi riassuntivi. Ma non è semplicemente un lavoro sull’operato del legale piagginese; il libro è un quadro vivido del Cilento (e, più in generale, dell’Italia meridionale) negli anni che seguirono l’unificazione, un resoconto puntuale che consente al lettore di comprendere le ragioni dei vincitori e dei vinti, nonché il modus operandi – egualmente spietato e contrario alla legge – degli uni e degli altri. Lo si può leggere, dunque, secondo due prospettive: o come biografia di un personaggio a suo modo eccezionale, oppure come completamento di uno studio di più ampia portata sul cosiddetto brigantaggio postunitario."
Brano tratto dal blog di Alfonso Cernelli
"Tra tutte le figure di “briganti” che la storia e le narrazioni popolari ci hanno tramandato, quella di Giuseppe Tardio da Piaggine occupa un posto particolare, per almeno due ragioni. La prima riguarda il suo status sociale: mentre la maggior parte dei briganti proveniva dagli strati più miserabili della società – poveri braccianti, fittavoli analfabeti, pastori, criminali comuni, soldati sbandati del disciolto esercito borbonico – Tardio era un avvocato. Laureatosi in Legge nel 1858, decise, dopo una parentesi antiborbonica, di aderire alla causa dei legittimisti, fondando una delle bande più temute della Provincia di Principato Citra (l’attuale Cilento e Vallo di Diano). Anziché sfruttare il proprio ruolo sociale ed intraprendere una carriera, quella forense, che gli avrebbe garantito successi ed agiatezza, preferì rintanarsi sui monti e sostenere la causa antiunitaria. Già questo aspetto contribuisce a sfatare un’inesattezza storica, delineando il ruolo che le classi più elevate e le persone istruite ebbero nella lotta che maturò dopo il 1860. Il secondo elemento di sicuro interesse è rappresentato dallanatura eminentemente politica dell’azione rivoluzionaria di Tardio. Ricevuto il grado di Maggiore direttamente dal Governo borbonico in esilio, il piagginese agì al solo scopo di restaurare la legittima monarchia sul trono di Napoli. Ogni sua azione venne presentata sotto le insegne di Francesco II, di cui Tardio si qualificava come emissario ufficiale. L’aspetto eminentemente politico dell’attività dell’avvocato cilentano porta a riconsiderare lo stesso termine “brigantaggio”, che in tale ipotesi appare decisamente improprio, trattandosi più che altro di un’azione legittimista e non di criminalità comune. Resta quindi aperta una domanda: si può definire “brigante” un uomo le cui gesta, sia purecontra legem, erano munite di legittimazione sovrana?
Tutti questi aspetti sono chiaramente messi in luce nel saggio di Antonio Caiazza. “Giuseppe Tardio. Brigantaggio politico nel periodo postunitario in Provincia di Salerno” è stato pubblicato per la prima volta nel 1986, per poi essere ristampato, in edizione riveduta, nel 2015 dalle Edizioni dell’Ippogrifo. Si tratta di un’opera fondamentale per conoscere una vicenda forse poco nota a livello nazionale, ma che cambiò profondamente il volto e la storia del Cilento. L’autore ricostruisce con esattezza e ricchezza di dettagli l’impresa legittimista del Tardio, dallo sbarco di Agropoli fino alla battaglia di Magliano Grande del giugno del 1863, che di fatto pose termine alle scorrerie. Il resoconto di tutte le azioni “brigantesche” è dettagliato ed attento; Caiazza si avvale di una mole sterminata di documenti, privilegiando soprattutto le fonti giudiziarie, quali gli atti processuali: interi stralci di sentenze e di verbali di udienza sono infatti riportati in nota ed in appendice. L’autore riesce abilmente ad evitare toni apologetici, mantenendo uno stile neutro e distaccato, che non dà giudizi e lascia al lettore ogni valutazione in merito. La figura di Tardio che emerge dal libro appare così bifronte: da un lato, ci appare come il paladino degli oppressi contro gli oppressori; dall’altro, però, non si possono tacere le violenze e le grassazioni che avvennero in nome del Re considerato legittimo.
Il libro, inoltre, è arricchito da foto e documenti dell’epoca (anche autografi dello stesso Tardio), tabelle e schemi riassuntivi. Ma non è semplicemente un lavoro sull’operato del legale piagginese; il libro è un quadro vivido del Cilento (e, più in generale, dell’Italia meridionale) negli anni che seguirono l’unificazione, un resoconto puntuale che consente al lettore di comprendere le ragioni dei vincitori e dei vinti, nonché il modus operandi – egualmente spietato e contrario alla legge – degli uni e degli altri. Lo si può leggere, dunque, secondo due prospettive: o come biografia di un personaggio a suo modo eccezionale, oppure come completamento di uno studio di più ampia portata sul cosiddetto brigantaggio postunitario."
Brano tratto dal blog di Alfonso Cernelli