IL MAESTRO DI HUMANITAS. Ricordo di Vincenzo Cilento nel centenario della nascita - Vito Angelo ColangeloAutore: Vito Angelo Colangelo
Curatore:
Titolo: Il maestro di humanitas
Sottotitolo: Ricordo di Vincenzo Cilento nel centenario della nascita
Prefazione di Nicola Viggiano
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 21 x X15X); 59 pagine; tracce di elastico incollate sulla copertina
Luogo, Editore, data: Potenza, Bruno, 2003
ISBN:
Condizioni: ottime
Note:
Prezzo: Euro 5,00
Disponibilità: 1 esemplare

 


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 Il Maestro di humanitas è un piccolo contributo per ricordare la figura di Vincenzo Cilento, in occasione del centenario della sua nascita. [...] Vincenzo Cilento, figura straordinaria di studioso tra le più impegnate ed originali del XX secolo, nasce a Stigliano, da Giuseppe, calzolaio, e da Filomena Cavaliere, casalinga, dove ha vissuto fino al 1914. Dopo un'infanzia serena, trascorsa in mezzo agli affetti di una famiglia umile ma di saldi principi morali, si trasferì a Firenze per frequentare il Ginnasio. I suoi studi proseguirono poi a San Felice e a Roma. Dopo essere diventato diacono nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, Vincenzo Cilento fu ordinato sacerdote nella chiesa napoletana di Santa Maria di Caravaggio il 18 dicembre 1926, a ventitré anni. Avendo scelto di far parte della Congregazione dei Chierici Regolari di don Paolo, fu destinato al Collegio barnabitico Bianchi di Napoli. Proprio a questo Istituto, che lo ospiterà per circa mezzo secolo, egli dedicò le sue energie migliori e ne diventò la figura carismatica, esercitandovi le cariche di Rettore, di Preside e, soprattutto, di docente. Infine, nel 1930, conseguì, presso l'Università di Napoli, con il massimo dei voti e la lode, la laurea in Filosofia. Padre Cilento, nonostante i suoi studi lo abbiano portato lontano dal suo paese, è rimasto sempre molto legato alla sua terra, la Lucania, e si rammaricava molto dei suoi rari ritorni al paese natìo. Infatti, secondo la preziosa testimonianza di alcuni suoi confratelli, quando gli capitava di tornare in Lucania, appena varcati i confini della regione, esclamava con evidente emozione: " Lasciatemi vedere il volto della mia gente!". Fin dalla premessa, Colangelo rivela la sua originalità nell'esporre vicende e fatti. Uno stile, il suo, semplice e classico nella forma che offre una lettura piacevole da cui ci si distacca malvolentieri. Il suo scritto rivela amore, stima incondizionata e riconoscenza verso il suo Maestro che ha saputo formare con straordinaria diligenza i suoi allievi, avviandoli su percorsi culturali di grande valore. "Non possiamo fare a meno", scrive l'autore, "di ritornare con la memoria agli ormai lontani anni sessanta, quando avemmo il privilegio di essere tra i Suoi allievi e di godere del Suo inimitabile magistero presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli". "Fu per noi un'esperienza decisiva", continua ancora l'autore, "e perciò indimenticabile, non solo sul piano della nostra formazione intellettuale, sì anche per la nostra educazione morale. Ci ha accompagnato, nel tempo, il ricordo vivo delle sue lezioni, sempre lucide e impreziosite da dotte citazioni, che erano rivelatrici di una memoria stupefacente e di una cultura prodigiosa". Uomo, quindi, di grande cultura ed umanità, sin dall'inizio, il lettore è catturato dal percorso culturale ed umano di Vincenzo Cilento che appare subito un grande studioso e poeta di grande valore. "Lo stesso titolo "Il Maestro di humanitas", scrive Nicola Viaggiano che a curato la prefazione dell'opera, " fa intuire che la mente, al termine della lettura, ne uscirà arricchita per aver spaziato in "momenti" che, lontani dall'aridità tecnologica, fanno appropriare l'uomo della sua vera natura e rendono la vita bella e degna di essere vissuta". Colangelo, inoltre, ha saputo presentare al lettore la grande figura di Vincenzo Cilento in tutti i suoi aspetti, nella sua infanzia, nella sua fanciullezza, nella sua adolescenza e nei suoi affetti familiari, pieni di dolcezza e di tenerezza. Ma non c'è mai retorica. L'autore ha saputo offrire al lettore i vari aspetti di questa figura, così forte, in una visione unitaria: Cilento come uomo, poeta, studioso, figura speculativa e personalità tormentata nel modo di vivere la fede. Colangelo, in tutto il lavoro ha saputo condurre il lettore alla comprensione di una così ricca personalità che era quella di Vincenzo Cilento. "Questo nostro umile lavoro", continua ancora l'autore, "non ambisce a concludere nulla di nuovo agli studi di alto livello scientifico, che hanno indagato l'opera di Vincenzo Cilento. Esso vuole essere un semplice tributo di affetto ad una personalità, che ha occupato un posto di rilievo nel firmamento della cultura italiana del XX secolo e di cui, perciò, Stigliano può andare orgogliosa. Vincenzo Cilento si spense a Napoli il 7 febbraio 1980, dopo una grave malattia durata sette lunghissimi anni, sopportata con stoica serenità e cristiana dignità. Per quanto concerne la sua attività poetica - hanno sottolineato Emma Del Basso e Gerardo Sangermano, i quali hanno avuto il grande merito di raccogliere con competenza ed amore le poesie del Maestro nel pregevole volumetto "Ore di poesia", pubblicato postumo nel 1990 - " è stata vissuta come "ore" riservate ad un muto colloquio con se stesso e quasi ritagliate tra quelle altre, ben più lunghe, dedicate alla ricerca, all'insegnamento universitario, al magistero, sacerdotale". Essa ci propone una raccolta di componimenti che rivelano una grande sensibilità poetica, e che pur presentando spunti di "erudizione" e ritmi e stilemi antichi, mantengono una freschezza sorprendente e un grande fascino. "Possiamo, dunque, concludere" scrive l'autore, "affermando con serena convinzione che Vincenzo Cilento si propone come una grande "Maestro di Humanitas" degno di stare accanto agli Spiriti magni con cui colloquiò idealmente per tutta la vita". Lezione, quella di Vincenzo Cilento, che secondo l'autore non potrà mai essere dimenticata.

 


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