ciccillaAutore: Peppino Curcio
Titolo: Ciccilla
Sottotitolo: La Storia della brigantessa Maria Oliverio, del brigante Pietro Monaco e della sua comitiva
Introduzione di Giordano Bruno Guerri.
In Appendice il racconto storico inedito: Pietro Monaco, sua moglie Maria Oliviero e i loro complici di Alessandro Dumas
Descrizione: Volume in 8°; 336 pagine.
Luogo, Editore, data: Cosenza, LA RISORSA DEL SOGNO NEL TEATRO DI EDUARDO - Alberico Guarnieri, 2010
ISBN: 978-88-8101-693-8
Prezzo: Euro 23,00
Disponibilità: In commercio

 


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Il brigantaggio fu guerra civile? Oppure una reazione alla conquista del Sud da parte dei Mille di Garibaldi e, quindi, una conseguenza, nefasta e negativa, della guerra per la nostra indipendenza nazionale? Sono punti di vista differenti che partono da presupposti e sistemi di valori diversi, che hanno influenzato e influenzano grandemente le interpretazioni dei fatti, ma sono due facce della stessa medaglia. La storia di Ciccilla e di Pietro Monaco si inserisce in questo contesto, offrendo un terzo elemento di analisi. Non più lotta filoborbonica contro gli stranieri invasori o lotta per l'Italia unita contro la reazione borbonica, ma il tentativo da parte di un gruppo organizzato di banditi o briganti di imporre la propria egemonia nell'uso della forza in concorrenza con quella del potere costituito in un ambito territoriale limitato a gran parte dei paesi presilani e al territorio silano.
La comitiva di briganti non ebbe legami con i borboni, pur se i loro acerrimi nemici furono filo piemontesi e personaggi autorevoli di quello Stato nascente: sindaci, giudici, figure simbolo del Risorgimento, protagonisti dell'impresa dei Mille nella propria comunità. 

La storia di Ciccilla è costellata di violenze, ma anche di strani legami con il potere. Legami fatti di ricatti e di reciproci scambi di favori. Nulla a che fare con la retorica risorgimentale, ma nemmeno con la retorica del brigante buono, il Robin Hood, immaginato da Dumas o con la subcultura del brigante che "...vulessi addeventari na bannera … pe dare nu culore a chesta guerra ca la libera sta terra o cce fa murì" (... vorrei diventare una bandiera per dare un colore a questa guerra che la libera questa terra o ci fa morire), come canta Eugenio Bennato. Alexandre Dumas è un altro protagonista indiretto di questa vicenda. In quegli anni è direttore de L'Indipendente edito a Napoli. Nel corso del mese di marzo del 1864, quando Pietro Monaco è già morto e Ciccilla sta per essere condannata a morte dal Tribunale Militare di Catanzaro, sul suo giornale scrive, a puntate, un racconto di sette capitoli dal titolo "Pietro Monaco sua moglie Maria Oliverio ed i loro complici". Capitoli rimasti lì sepolti per 150 anni. Questo libro ha il merito di rimetterli insieme e riportarli alla luce. Dumas nel suo racconto prova, invano, a cercare gli aspetti positivi o romantici della vicenda. Pietro Monaco sfugge alle interpretazioni di parte. Sicuramente lascia intravedere un aspetto che riguarda, invece, un legame profondo con le mafie, ovvero con gli atteggiamenti spavaldi, i ricatti, i legami occulti con il potere, l'osten- tazione della ricchezza come segno di potere. La storia di Ciccilla scopre eroi inediti. Come i contadini che, memori delle promesse di Garibaldi, occuparono le terre negli anni successivi il 1860 e che furono arrestati come se fossero briganti. Come i sindaci o rappresentanti delle istituzioni che non si chinarono alle richieste di tangenti da parte dei briganti. Affermarono e difesero i principi alla base della giustizia e della convivenza civile: non ti posso pagare perché sono il Sindaco, manda a dire il primo cittadino di Casole Bruzio a Pietro Monaco, prima che questi gli incendiasse la casa in Sila. Si scopre con maggiori dettagli che i maggiori persecutori dei briganti non furono i soldati, ma i volontari della Guardia Nazionale, ovvero calabresi e presilani, persone appartenenti alla medesima comunità. Questo libro mette in luce anche quanto sia profondo il legame tra il Risorgimento e la Resistenza.

 


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