in_nome_di_sua_maesta_vittorio_emanuele_ii_michele_cristalloAutore: Michele Cristallo
Titolo: In Nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele II
Sottotitolo: Il Sud Scippato dal Piemonte e Altre Storie
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 24 x 17); 208 pagine; illustrazioni a colori; peso: Kg 0,70
Luogo, Editore, data: Bari, Adda, 2016
Collana: Storia e Documenti
ISBN: 88-6717-254-9 - EAN: 9788867172542
Prezzo: Euro 15,00
Disponibilità: In commercio

 


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Col fiuto del giornalista, la curiosità scientifica dello studioso e l'acribia dello storico, Michele Cristallo presenta una miscellanea densa di avvenimenti storici legati al periodo dell'ultimo e infelice re Francesco II Borbone, figlio di Ferdinando II da cui aveva ereditato il regno delle Due Sicilie e agli anni immediatamente seguenti l'Unità d'Italia. 

Con sorprendente abilità di consumato scrittore e raffinato professionista dell'informazione, l'autore riesce a produrre una documentata riflessione sugli sconvolgenti avvenimenti che hanno interessato lo sviluppo storico del Mezzogiorno e a introdurre nella complicata questione meridionale della seconda metà dell'Ottocento aspetti nuovi e interessanti, selezionati dall'acceso dibattito politico economico e sociale, scaturito dagli accordi segreti e palesi degli attori della prima compagine parlamentare.

A giusta ragione non risparmiando accuse ai Piemontesi che scipparono il cospicuo patrimonio del Borbone e senza alcuno scrupolo anche le risorse delle comunità meridionali, accumulate nelle banche del Sud, per sanare l'enorme debito che essi contrassero al Nord per le guerre sostenute: la storia è storia, non si può raccontare diversamente (Aldo Luisi)
Un Paese incapace di fare i conti con la sua storia è un Paese destinato a non vivere quella pacificazione, quel comune sentire, quella visione collettiva e quella voglia di stare insieme senza i quali non si ha un Paese ma una somma di sordità reciproche. Come volevasi dimostrare per l'Italia battezzata "in nome di Sua Maestà". Nessuno vuole santificare i Borbone, per carità, in una storia senza molti santi e troppo cattiva maestra di vita come sempre quando si è cancellato un ordine per crearne un altro.

Ma un secolo e mezzo è stato più che sufficiente per capire che l'Italia è nata male e vissuta peggio. Una unificazione che ne ha fatto uno Stato nazionale e non solo la nazione quale già era mentre in tutt'Europa gli Stati nazionali vivevano da tempo (un ritardo che ancora ci pesa). Ma una unificazione figlia di una conquista militare, benché re Franceschiello avesse rifiutato l'offerta sabauda di spartizione ("ricatto", dice Cristallo) spaventatissimo dall'idea di andarsi a prendere terre della Chiesa ("ma chella è robba d' 'o papa").

Una unificazione figlia anche dell'isolamento internazionale delle Due Sicilie nell'illusione che fosse sufficiente la difesa dell'acqua salata al Sud (il mare) e dell'acqua santa al Nord (appunto lo Stato della Chiesa).
E una unificazione figlia anche della congiura diplomatica da parte soprattutto dell'Inghilterra e Francia in concorrenza fra loro nelle mire di un territorio strategico al centro di quel Mediterraneo che con l'apertura del Canale di Suez sarebbe tornato al centro del mondo (Lino Patruno)

 


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