oreficeria_sacra_in_pugliaAutore: Giovanni Boraccesi
Titolo: Oreficeria sacra in Puglia tra Medioevo e Rinascimento
Descrizione: Volume in 4° (cm 31 x 24); 128 pagine; illustrazioni a colori ed in b/n.
Luogo, Editore, data: Foggia, Grenzi, 2005
ISBN: 978-88-8431-181-8
Prezzo: Euro 36,00
Disponibilità: In commercio

 


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Prima trattazione sistematica sull'oreficeria sacra in Puglia tra il XII e il XVI secolo, il volume di Giovanni Boraccesi (Oreficeria sacra in Puglia tra Medioevo e Rinascimento, Claudio Grenzi Editore, Foggia 2005) si divide in due parti: i saggi introduttivi (Età normanno-sveva 1140-1266, Età angioina 1266-1442, Età aragonese 1442-1503), che consentono di esaminare secondo un percorso cronologico opere di indiscusso pregio artistico, accorpate per contesto culturale di provenienza (in particolare si tratta di importazioni da Venezia, Napoli, Sulmona, Ascoli Piceno ecc), e il catalogo vero e proprio, costituito da 54 schede di suppellettili sacre in gran parte inedite o comparse soltanto in pubblicazioni di limitata circolazione.
Tra i meriti della prima parte del volume, caratterizzata da un taglio storico, è sicuramente quello di riproporre all'attenzione degli studi la presenza in Puglia di opere di particolare pregio (e non manca di stupire il fatto che esse non godano ancora di una fortuna critica adeguata) e di approfondire il loro studio anche sotto il profilo degli scambi culturali avvenuti nel corso dei secoli sia lungo il versante italiano della costa adriatica, sia con l'opposta sponda dalmata. Non mancano inoltre casi esemplari di importazioni oltralpine, si pensi alla presenza di un vero e proprio capolavoro dell'oreficeria romanica.

Per ciò che concerne l'età angioina, il volume offre un quadro critico sufficientemente assestato sulla consistente importazione di opere venete in terra di Puglia, fenomeno a cui dette un illustre avvio nel 1296 la donazione da parte di Carlo II d'Angiò al tesoro della Basilica di San Nicola di Bari dei candelieri e del reliquiario di san Sebastiano.

Nell'ultima sezione, tra i pezzi scelti per la trattazione degli argenti d'importazione giunti in Puglia in età aragonese, oltre alla serie dei calici di provenienza napoletana del Tesoro di San Nicola di Bari, emergono per raffinata fattura l'ostensorio e il braccio reliquiario di San Marco di Ecana dovuti all'orafo ascolano Pietro Vannini (1413/1418-1496), opere cui spetta il compito di evidenziare un quadro di presenze "forestiere" estremamente articolato.
Il volume è corredato da un indice degli orafi e argentieri attivi in Puglia nell'arco cronologico preso in considerazione, ma va sottolineato che tutto il testo è ricco di citazioni documentarie.

 


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