Titolo: Il museo e la certosa di San Martino.
Descrizione: Volume rilegato, con sovracoperta illustrata, in astuccio rigido, in formato 4° (cm 30 x 24); 263 pagine; 45 tavole a colori e 44 in b/n, prevalentemente fuori testo.
Luogo, Editore, data: Cava dei Tirreni (SA), Di Mauro, 1964
Disponibilita': NO
Nel 1877 Marie Bashkirtseff confidò ai suoi "Quaderni intimi" di trovare "simpatico" il Museo di S. Martino, "lontano dal gelo" di consimili istituzioni, annota convinto Doria, confermando la persistenza nel tempo e la pertinenza dell'impressione avuta dalla viaggiatrice russa.
Erano i primi anni della nuova vita arrisa alla Certosa di S. Martino, passata in proprietà dello stato nel 1866 e destinata ad ospitare negli ampi locali sospesi sul golfo i materiali non piu' allocabili nel Museo Nazionale.
Popolato di statue, quadri e frammenti marmorei "minori" provenienti dal piu' ricco forziere cittadino, il nuovo museo si ampliò ulteriormente durante il Risanamento, acquisendo quel singolare carattere che, a giudizio di Doria, gli merita, e non paradossalmente, ben piu' che la qualifica di museo nazionale, quella, piu' degna e piu' vera, di museo civico, perché dotato di "una documentazione imponentissima, archivistica e iconografica, agiografica e sentimentale della storia di Napoli, nelle sue vicende politiche, nella sua arte, nella sua cultura, nel suo costume: storia delle dinastie e delle grandi famiglie, della borghesia e delle classi popolari, dei pensatori e degli artisti, delle glorie e delle sventure".
L'autore, scrittore elegante ed arguto, non compila una guida vera e propria, né elabora un catalogo irto di dati e di date, e neanche si cimenta in "discettazioni erudite o enfatiche celebrazioni"; ma visitando ogni sala, attraverso un percorso rigorosamente cronologico e col soccorso dei pezzi piu' significativi, fa rivivere a grandi tratti la storia della citta' colta dal grande chiostro della Certosa o raccolta negli ambienti di quello ch'egli rivendica a buon diritto come il Carnevalet napoletano.
Erano i primi anni della nuova vita arrisa alla Certosa di S. Martino, passata in proprietà dello stato nel 1866 e destinata ad ospitare negli ampi locali sospesi sul golfo i materiali non piu' allocabili nel Museo Nazionale.
Popolato di statue, quadri e frammenti marmorei "minori" provenienti dal piu' ricco forziere cittadino, il nuovo museo si ampliò ulteriormente durante il Risanamento, acquisendo quel singolare carattere che, a giudizio di Doria, gli merita, e non paradossalmente, ben piu' che la qualifica di museo nazionale, quella, piu' degna e piu' vera, di museo civico, perché dotato di "una documentazione imponentissima, archivistica e iconografica, agiografica e sentimentale della storia di Napoli, nelle sue vicende politiche, nella sua arte, nella sua cultura, nel suo costume: storia delle dinastie e delle grandi famiglie, della borghesia e delle classi popolari, dei pensatori e degli artisti, delle glorie e delle sventure".
L'autore, scrittore elegante ed arguto, non compila una guida vera e propria, né elabora un catalogo irto di dati e di date, e neanche si cimenta in "discettazioni erudite o enfatiche celebrazioni"; ma visitando ogni sala, attraverso un percorso rigorosamente cronologico e col soccorso dei pezzi piu' significativi, fa rivivere a grandi tratti la storia della citta' colta dal grande chiostro della Certosa o raccolta negli ambienti di quello ch'egli rivendica a buon diritto come il Carnevalet napoletano.