sulle orme di bayard il viadotto di torre annunziata annunziata cantileAutore: Annunziata Cantile
Titolo: Sulle orme di Bayard: il viadotto di Torre Anunziata
Sottotitolo: Appunti di viaggio
Descrizione: Volume in formato 8°; 60 pagine.
Luogo, Editore, data: Sarno (NA), Tipografia Buonaiuto, 2017
Collana: Appunti di Viaggio. Quaderni di Architettura. Parte prima
ISBN: 9788885714007
Disponibilità: NO

 


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La strada di ferro, rappresentò una vera e propria innovazione per la popolazione borbonica che, fino a prima dell’inaugurazione del 3 ottobre 1839, era costretta a spostarsi mediante diligenze, su strade tutt’altro che soddisfacenti.
L’imponente impresa, fu promossa dall’ingegnere Armand Joseph Bayard de la Vingtrie, che a capo della società per la strada ferrata, si rese promotore presso la corte reale di questa fortunata impresa.

Bayard, scelse la linea della costa per il passaggio del treno, evitando di sventrare in maniera troppo invasiva centri cittadini con inutili espropri e regalando ai passeggeri un viaggio con un panorama altamente suggestivo all’interno del golfo. Il collegamento partiva da Napoli fino a Nocera, con una diramazione per Castellammare.
Il mio studio ha inizio con l’analisi del viadotto ferroviario della stazione di Torre Annunziata Città, inaugurato nell’agosto del 1842, su progetto di Tommaso Benevento, commissionato all’ingegnere Armand Joseph Bayard de la Vingtrie, concessionario della “Strada Ferrata”, sotto il regno di Ferdinando II di Borbone.

Il “trincerone”, così come amano affettuosamente definirlo gli abitanti di Torre Annunziata, fu impiantato sulla spiaggia creando una netta separazione tra la città e il mare.
Oggi, esso si presenta come una lunga cortina di archi, per la maggior parte tompagnati e spogliato del tutto della sua identità. E’ stato proprio l’aspetto fatiscente e degradato del viadotto a stimolare la mia curiosità e spingermi alla ricerca delle vicende storiche di una struttura fortemente modificata e superfetata. Le sue linee pulite e armoniche che si ripetono nella modularità dei suoi archi sono chiaramente percepibili nei disegni inediti ritrovati, restituiscono la memoria dei luoghi.
Il viadotto è stato protagonista di svariate modifiche nel corso degli anni e le variazioni strutturali emerse sono visibili nel ritrovamento di numerosi documenti anche post-unitari.

Per me è stato oltremodo interessante anche l’analisi delle varie espropriazioni di edifici privati e non, e il reperimento di reperti archeologici durante la costruzione dei binari per consentire il passaggio del treno. Ciò ha comportato infatti la realizzazione di numerosi viadotti e ponti, che lungo tutta la tratta con i loro tagli e le loro modificazioni hanno contribuito, a lasciare un segno visibile sul territorio, segni che ci raccontano di una storia tanto lontana quanto vicina alla vita di ogni giorno.
Annunziata Cantile

 


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