Curatore:
Titolo: La fabbrica dei santi
Sottotitolo: Francesco Verzella e le botteghe di Picano, Testa, Citarelli. Aspetti e firme della scultura in legno napoletana dell’Ottocento tra ‘capiscuola’ comprimari allievi epigoni
Descrizione: Volume in formato 4° (cm 31 x 24); 622 pagine; 634 illustrazioni a colori
Luogo, Editore, data: Foggia, Grenzi, 2020
Collana:
ISBN: 9788884317674
Disponibilità: In ristampa
A un certo punto ho avuto netta la sensazione che la Vergine, scesa dal cielo, abbia attraversato, in incognito e tutta fretta, un po’ spaesata, Figliolo in braccio e manto calato sul volto per non farsi riconoscere, i chiassosi vicoli di Spaccanapoli o i “bassi” della Sanità, brulicanti di varia umanità, per poi sostare “nella bottega accosto a San Nicola del Pozzo, in Via Arcivescovato”, giusto il tempo di farsi ritrarre, pazientemente in posa, divina modella, dal più accreditato scultore “sulla piazza”, Francesco Verzella.
E per angeli abbia costretto al ritratto gli estroversi “scugnizzi”, dalle “squacquarelle” rosso ciliegia, vivaci quanto un po’ gradassi, dei quartieri spagnoli.
E per angeli abbia costretto al ritratto gli estroversi “scugnizzi”, dalle “squacquarelle” rosso ciliegia, vivaci quanto un po’ gradassi, dei quartieri spagnoli.
Di fronte alla mirabile bellezza di opere come l’Immacolata di Palagiano, o le Madonne di Molfetta e Castello di Alvito, non può che essere andata così. ...
La Vergine di Palagiano, le splendide Annunciate di Arzano e Fontanarosa, il San Filippo di Tursi o Sant’Elia di Postiglione, sono solo alcune tra le tante sorprendenti ‘rivelazione’ del viaggio alla scoperta dei tesori nascosti dell’Italia ‘defilata’, ma autentica e bellissima. ...
Man mano che proseguivo il mio viaggio, sperimentando anche la fragilità del nostro immenso e sconosciuto patrimonio di civiltà, fede, arte, dal ‘popolo’ inanimato, sembravano farsi avanti, con opere spesso eccezionali, gli scultori Giuseppe Picano, Arcangelo Testa, Giuseppe Sarno, Nicola del Vecchio, Francesco Saverio Citarelli, Giuseppe Verzella, Raffaele Della Campa, Gennaro e Giuseppe Cerrone, Michele Trillocco, Enrico Pedace, Vincenzo Reccio, Giuseppe Catello, Luigi Caputo, Ferdinando Cifariello, Francesco Saverio Salzano, Giuseppe Maffia, Giuseppe d’Onofrio, Pasquale e Francescantonio Di Capita, Paolo Emilio Labbate. Altri, di cui mai avevo sentito parlare, sgomitavano più di tutti: Antonio Tafuri , Camillo de Falco, Giovanni e Luigi Avallone, o il talentuoso Gaetano Negri.
Tutti insieme a ricordarmi, e per far ricordare, che la grande bellezza della scultura in legno napoletana non era morta, come sembrava, a fine Settecento.