libro LIBER ILLUSTRIUM VIRORUM ARCHISTERII CASINENSIS - Pietro DiaconoAutore: Pietro Diacono
Curatore:
Titolo: Liber illustrium virorum archisterii Casinensis
Edizione critica e commento a cura di Mariano Dell'amo
Descrizione: Volume rilegato con sopraccoperta; pagine XII-301
Luogo, Editore, data: Firenze, SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2022
Collana: Edizione Nazionale dei Testi Mediolatini d'Italia, 61 - Serie I, 31
ISBN: 9788892901520
Condizioni: nuovo
Prezzo: Euro 66,00
Disponibilità: In commercio

 


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Il Liber illustrium virorum archisterii Casinensis fu elaborato tra il 1133 e il 1136 da Pietro Diacono, cartularius, scriniarius ac bibliothecarius di Montecassino. Charles H. Haskins definì quest’opera «un documento di cui qualsiasi istituto monastico potrebbe menar vanto», rimarcando che «più che un catalogo è un epitaffio». L’autore scrive infatti quest’opera con lo sguardo rivolto al passato cassinese, in particolare a quell’età desideriana che fu da lui definita aureum patris Desiderii saeculum, incarnata da letterati e intellettuali del calibro di Alfano, Amato, Alberico, Costantino Africano, Guaiferio, Leone Marsicano.
L’intuizione del declino cui va ormai incontro il monastero cassinese, coinvolto nello scisma anacletiano, di cui egli stesso è testimone e protagonista, spinge pertanto Pietro Diacono, nel timore di un naufragio della memoria, a salvare almeno l’eredità letteraria di un passato splendido e irrinunciabile ancorché irripetibile.

Il nuovo testo che qui si presenta risponde all’esigenza di superare l’insufficiente e, in molti casi, erronea edizione seicentesca curata da Giovanni Battista Mari – accolta dal Muratori nei Rerum Italicarum Scriptores e quindi dal Migne nella Patrologia Latina –, che giustamente Herbert Bloch definì «del tutto inattendibile», perché derivante non dall’autografo, il Casin. 361, ma da una cattiva copia del sec. XVII (Vat. Barb. lat. 2453). Occorreva quindi restituire dignità a un’opera che, in omaggio alla tradizione geronimiana del De viris illustribus, costituisce, come scrisse Antonio Viscardi, «il primo documento di un interesse per la storia non più solo politica e religiosa, ma anche culturale e letteraria», e «rappresenta, perciò, una cosa singolare nella storia della storiografia medievale».

 


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