i_socialisti_aldo_de_jacoCuratore: Aldo De Jaco
Titolo: I socialisti
Sottotitolo: Cronaca inedita dell'Unità d'Italia
Prima Edizione
Descrizione: Volume rilegato in tela, con titoli e fregi in oro sul dorsoin formato 8° (cm 23 x 15); 768 pagine + XL; 33 illustrazioni in monocromia fuori testo ed alcune in b/n nel testo
Luogo, Editore, data: Roma, Editori Riuniti, novembre 1974
Prezzo: Euro
Disponibilità: No

 


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"Quando si vuole interpretare in modo storico e concreto la massima di D'Azeglio "L'Italia è fatta, bisogna fare gli italiani", bisogna tradurla che, fatta l'unità geografica, si ha da fare l'unità morale, cioè la libertà. Ogni altra interpretazione è antistorica e assurda. Così D'Azeglio, senza intera coscienza, poneva la successione dei due problemi. Appare evidente, dalla storia di questi nostri ultimi cento anni e dalla pratica sociale di oggi, che il secondo problema, quello della libertà non è stato ancora risolto [...]. Certo però la prima generazione che quel problema 'oggettivamente' si pose fu la generazione dei Cafiero, dei Costa, dei Malatesta. Dopo di essa, è vero, non ebbe piú alcun senso la 'rivolta anarchica': ad altre piattaforme si affidava il compito di realizzare la libertà degli italiani. Tuttavia quella generazione resta - pur col suo breve arco di fallimenti generosi e con un corollario, poi, di gesti gratuiti di violenza - nella storia incompiuta della lotta per "fare gli italiani"."

[...] Non a caso questa cronaca per documenti dell'ultimo decennio del secolo scorso finisce seguendo in carcere gli eroi principali di tutta la cronaca del lungo nascere del movimento socialista in Italia. Il fatto è che con le cannonate di Bava Beccaris a Milano per la prima volta gli ideologi, i politici e le masse - gli intellettuali socialdemocratici e il proletariato d'avanguardia - si trovano davanti agli stessi fucili; l'incontro che non c'era stato nel '93-94 si realizza cosi, nel '98, quando lo Stato si decide a punire Milano della sua lunga opposizione. E naturalmente gli eroi non compiono eroismi (nella storia del movimento operaio è raro che gli eroi montino sul cavallo bianco e guidino la carica), non vi è dubbio però che gli eroi siano loro giacché dalle barricate si gridano le loro parole d'ordine e si cantano le loro canzoni.
E non vi è dubbio pure che la vittoria sia dalla loro parte, la vittoria contro la politica degli stati d'assedio o, se non la vittoria definitiva, almeno la forza d'imporre una svolta che durerà con alti e bassi quindici anni, fino al grande massacro della prima guerra mondiale.

Un guaio è - forse - che questi eroi non si rendano conto appieno delle possibilità che questa vittoria offre loro, ma questo è problema che non riguarda pia la nascita del partito socialista ma il suo lungo travaglio per riconoscere attraverso l'analisi (non sempre facile) dei dati del reale la via per la trasformazione del paese. E dopotutto questo non è compito che possa riguardare davvero i nostri eroi giacché una sola generazione non può fare e disfare e poi tornare a fare; spetterà ad altri, al nuovo secolo, quel secolo che Engels un mese circa prima di morire, preconizza, in una lettera alla palermitana Riscossa che poi è il suo ultimo intervento in Italia, capace di guidare alla vittoria le classi oppresse di tutti i paesi. [...]
(Dall'introduzione di Aldo De Jaco)

 


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