CESARE BATACCHI. Un innocente condannato all'ergastolo - Eugenio Ciacchi, Giuseppe GalzeranoAutore: Eugenio Ciacchi, Giuseppe Galzerano
Curatore:
Titolo: Cesare Batacchi
Sottotitolo:
Descrizione: Volume in formato 8°; 560 pagine; illustrato con foto
Luogo, Editore, data: Casalvelino Scalo (Salerno), Galzerano, 2021
Collana: Atti e memorie del popolo
ISBN: 9788895637488
Condizioni: nuovo
Note:
Prezzo: Euro 25,00
Disponibilità: In commercio

 


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Una storia dimenticata e sconosciuta di malagiustizia nell'Italia forcaiola dell'Ottocento...

Il macchinista teatrale Cesare Batacchi è un internazionalista fiorentino accusato di aver lanciato una bomba sul corteo monarchico che la sera del 18 novembre 1878, a Firenze, festeggia Umberto I scampato all'attentato di Giovanni Passannante, avvenuto il giorno prima a Napoli.

Processato nel 1879 con altri sei anarchici è condannato, innocente, all'ergastolo. Tre anni dopo, due accusatori, all'estero, ritrattano le accuse affermando e denunciando di essere stati costretti, minacciati, manovrati e istruiti dalla questura fiorentina per testimoniare il falso. In un paese serio, che ha l'orgoglio di aver dato i natali a Cesare Beccaria, Batacchi sarebbe stato immediatamente scarcerato, invece continua a rimanere nel penitenziario di Volterra.

Nel 1899 riprende la campagna per la liberazione o per una revisione del processo, ma il ministro di grazia e giustizia afferma che non libererà mai Batacchi.

Il Partito Socialista Italiano alle elezioni del 1900 lo candida alla Camera dei Deputati nei collegi di Torino e di Pietrasanta (Lu) e viene eletto deputato di Pietrasanta, ma l'elezione è arbitrariamente annullata. Di fronte alla crescente indignazione popolare il re Umberto I, il 14 marzo 1900, gli concede la grazia reale, senza che Batacchi abbia sottoscritto alcuna domanda di grazia.

Il volume ripropone la cronaca del processo curata nel 1900 da Eugenio Ciacchi per l'editore Nerbini di Firenze e una nuova ricerca archivistica e giornalistica di Giuseppe Galzerano sulla lunga e coraggiosa battaglia per il riconoscimento dell'innocenza e della scarcerazione di Cesare Batacchi.

Il caso di Cesare Batacchi dalla stampa viene paragonato al caso del capitano Alfred Dreyfus, col quale presenta diversi punti in comune, ma qui non è un militare ad essere stato condannato innocentemente, ma è un lavoratore, un uomo del popolo, un internazionalista...

Dalla quarta di copertina:
A Firenze, la sera del 18 novembre 1878, viene lanciata una bomba sul corteo monarchico che, in Via Nazionale, manifesta solidarietà al re Umberto I, scampato il giorno prima, a Napoli, all’attentato
di Giovanni Passannante.

Oltre a ferire una decina di persone sono uccisi tre uomini e una bambina. Stranamente la dimostrazione continua con grida e grandi cartelloni recanti la scritta: «Morte agli internazionalisti, agli assassini del popolo!», già pronti ma umanamente e materialmente impossibili da preparare così velocemente. Si sospetta che tutto sia stato preparato da chi sapeva o ha organizzato l’attentato, del quale, a distanza di oltre centoquaranta anni, non si conoscono i responsabili.

La sera stessa, le abitazioni degli Internazionalisti vengono perquisite e sessantaquattro sono arrestati. Per colpire l’Internazionale, fa comodo incolpare gli Internazionalisti fiorentini.

Al processo del 1879, il macchinista teatrale Cesare Batacchi, il tipografo Natale Conti, l’ovattaio Pietro Corsi, il pittore Agenore Natta, il verniciatore Natale Nencioni, il contadino Giuseppe Scarlatti e l’ebanista Aurelio Vannini - innocenti ed estranei all’attentato, vittime proletarie di una terribile montatura poliziesca e giudiziaria - vengono condannati a venti anni di galera e Batacchi all’ergastolo.

Per strapparli al carcere, Francesco Pezzi pubblica le ritrattazioni degli accusatori, che nel 1881, all’estero, riconoscono pubblicamente di essere stati minacciati, manovrati e istruiti dalla questura di Firenze, di aver mentito e testimoniato il falso. In un paese civile e serio, che ha il vanto e l’orgoglio di aver dato i natali a Cesare Beccaria, le ritrattazioni, autentiche e sincere, sarebbero state più che sufficienti per la revisione del processo e per scarcerare i condannati. Invece - trattandosi di Internazionalisti - degli innocenti continuano a trascinare le catene della galera. L’antica civiltà giuridica dell’In dubio pro reo non si applica né per Cesare Batacchi né per i suoi compagni.

Quando, scontata la pena, i condannati, tranne Batacchi, escono dal carcere, si chiede invano al governo e al Ministro di Grazia e Giustizia la revisione del processo.

Alle elezioni del 1900, il Partito Socialista Italiano candida Batacchi alla Camera dei Deputati nei collegi di Pietrasanta e di Torino. Eletto regolarmente deputato, la sua elezione è arbitrariamente annullata.

Il 15 marzo 1900, di fronte all’ingiustizia e alla crescente protesta popolare, il re Umberto I gli concede la grazia reale, anche se Batacchi non ha voluto sottoscrivere nessuna domanda.

Nel 1900 Eugenio Ciacchi, per favorire la scarcerazione, ricostruisce attentamente, in venti dispense settimanali di grande successo, ormai introvabili, il processo-farsa del 1879, riportando le varie
udienze con gli interrogatori, le testimonianze e le arringhe degli avvocati.

Invece Giuseppe Galzerano, in un’ulteriore ricerca archivistica e giornalistica, documenta l’interessante, sconosciuto e clamoroso caso di malagiustizia ai danni di un innocente, che la stampa, italiana ed estera, paragona all’affaire di Alfred Dreyfus, insieme alla dura e cieca repressione, alla lunga e coraggiosa battaglia per far riconoscere - nell’Italia forcaiola dell’Ottocento - l’estraneità e l’innocenza di Cesare Batacchi e degli Internazionalisti, condannati per un attentato che non hanno non solo non commesso, ma mai pensato.

Dalla ricerca si scopre che il governo liberticida, pur sapendo - dalle ritrattazioni del 1881 e da un rapporto del 1894 del Console di Ginevra - che le bombe «utilizzate» a Firenze erano di provenienza
poliziesca e ministeriale, non fece nulla per liberare i sette proletari, innocentemente condannati.

Cesare Batacchi

Un innocente condannato all’ergastolo

Cesare Batacchi

Un innocente condannato all’ergastolo


EUGENIO CIACCHI,

giornalista anarchico-socialista, nato a Firenze il 18
aprile 1868, da Giovanni e Serafina Corradi.

Schedato dal 1895, fonda circoli e segue vari
congressi socialisti. Nel 1898 è condannato dal
tribunale militare a cinque anni di reclusione e si
rifugia in Svizzera. Nel 1900 dirige la «Rassegna
Popolare del Socialismo» e pubblica «Il processo
Batacchi».

A Novara dirige «Il Lavoratore» ed è vigilato. Nel
1909, redattore de «Il Tempo», organo dei socialisti
riformisti, abita a Milano ed è vigilato. Muore a
Milano il 31 gennaio 1929.

Oltre al volume sul processo Batacchi, ha
pubblicato molti opuscoli di propaganda socialista:

Ai contadini;

Cos’è la Camera del Lavoro;

Conquistiamo il Comune;

Da Piazza Savanarola alle Murate: la verità sul
Primo Maggio a Firenze;

Il congresso socialista: tipi e figure;

Le nostre leghe;

Le giornate del 5-6 maggio 1898 in Firenze;

Guerra e suffragio universale;

La montagna: ricordo delle elezioni politiche del 1900
e i libri I crimini della polizia nei processi politici,
Nerbini, 1900;

Antonio Gasparoni, capo dei briganti, Bietti, Milano,
1907;

con Alfredo Angiolini è coautore di Socialismo e
socialisti in Italia, Nerbini, Firenze, 1919.

Eugenio Ciacchi

Giuseppe Galzerano

GALZERANO

EDITORE

In copertina:

La liberazione di Cesare Batacchi dal Maschio di Volterra. Disegno di Z. Zanetti, incisione di E. Romagnoli,

«La Tribuna Illustrata», Roma, n. 12, 25 marzo 1900.

Eugenio Ciacchi-Giuseppe Galzerano, Cesare Batacchi.

Un innocente condannato all’ergastolo,

1ª ed., 2021, pag. 560 con foto.


ISBN 978-88-95637-48-89788895637488>
GALZERANO / ATTI E MEMORIE DEL POPOLO

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