Titolo: Scu8
Edizione bilingue italiano/ english
Testi di Fiorella Taddeo
Nota critica di Antonio Emanuele Piedimonte
Fotografie a cura di Sergio Siano, Francesco Rinaldo, Marco Barbato, Cesare Abbate, Eugenio Lupoli
Descrizione: Volume in formato 8° oblungo (cm 22 x 24); 124 pagine; imponente apparato iconografico a colori.
Luogo, Editore, data: Napoli, Intra Moenia, 2011
ISBN: 9788895178974
Prezzo: Euro 30,00
Disponibilità: In commercio
È questo il nervo della loro poetica, padroneggiare l'intero ciclo creativo fino alla realizzazione dell'opera. E questo vale per le creazioni legate alla tradizione come per le opere più contemporanee. Dall'argilla ad un ottimo software, da una stecca in legno di bosso a un file-immagine o un montaggio video, tutto concorre al loro scopo primario: esprimere artisticamente quello che hanno da dire.
La scelta di valorizzare il concetto di bottega ed il lavoro quotidiano è emblematica. Risponde ad una domanda semplice ed essenziale: come vivere di arte e, soprattutto, come "sopravvivere" con l'arte? La strada giusta è suggerita da ciò che li circonda. Una città, Napoli, complessa e terribilmente stimolante, ricca di arte e custode di una grande tradizione, riflessa nell'eccellenza del suo artigianato artistico. È proprio in questo settore che gli Scuotto hanno unito l'ambizione di fare arte alla possibilità di entrare in un mercato reale.
Aprono la bottega nel 1996, nel cuore del centro storico dove da secoli impera la cultura del Natale, del presepio e del pastore. Il loro approccio con questo mondo, intriso di tradizione, è subito alternativo a quello dei più conservatori. Per gli Scuotto, il presepio napoletano non è da considerarsi un simbolo conservativo della tradizione bensì una "grande rivoluzione moderna". Il Settecento vide il coraggioso stravolgimento
(Iella rappresentazione mistica della nascita di Cristo. Soltanto un popolo originale e vitale come quello partenopeo poteva accostare arditamente il "fatto sacro" alla messa in scena del "profano quotidiano". Presenza simultanea degli opposti.
A questo principio, gli Scuotto, si ispirano nel lavoro dedicato alla produzione presepiale. Sono moderni nei presupposti come lo furono i maestri del Settecento.
«La tradizione migliore è quella che sa raccontarsi senza annoiare.
Quella che preserva i nostri usi e costumi senza impedirci di usarli e di vestirli. Solo così essa si rianima e diventa qualcosa di terribilmente vivace, una forza dinamica e travolgente, lontana dalla staticità pedante di sterili ortodossie. La tradizione
si fabbrica ogni volta che si riesce a stravolgerla mettendone in discussione le certezze e scardinandone i dogmi. Nessuna mummificazione del passato ma un gioioso e ironico rigenerarsi in forme nuove ed inattese. È questa la strada giusta per noi, il sentiero scelto per raccogliere la lezione del passato e fonderia con le emozioni del presente». Così i fratelli Scuotto descrivono la loro idea della tradizione.
Questo approccio li svincola da ogni nozionismo permettendo lo sconfinamento nel contemporaneo. Se per molti la tradizione è intesa come un insieme di forme e contenuti immutabili, per gli Scuotto è fonte creativa che può generare opere del tutto moderne, nelle forme come nei contenuti. Ma attenzione, questo risultato può raggiungersi solo con la lettura attenta e la manipolazione ingegnosa della tradizione. In questo i fratelli Scuotto hanno dimostrato di essere accorti e capaci. Si evince dalla loro opera che trasuda una sincera modernità. È questo che di loro apprezziamo e vogliamo raccontare.