Autore: Giulio Cesare Cortese
Titolo: Opere poetiche.
In appendice La tiorba a taccone de Felippo Sgruttendio de Scafato.
Edizione critica con note e glossario.
A cura di Enrico Malato
Descrizione: Edizione in 2 volumi in formato 8° (cm 21 x 14), rilegati, con dorso in pelle e titoli in oro al dorso, contenuti in cofanetto rigido; pp. XXXIX + 1153 complessive.
Nel complesso, esemplari in ottime condizioni.
Luogo, Editore, data: Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1967
Collana: Poeti e prosatori italiani. Collana diretta da Mario Petrucciani. N. 4
Disponibilita': NO
OPERE
La Vaiasseide
In seguito alla delusione d'amore per la dama della corte di Ferdinando de' Medici, nacque l'idea di dedicare un'opera alle serve napoletane (vaiasse): secondo lui la nobildonna fiorentina non si era comportata meglio di coloro alle quali a Napoli ci si riferiva come spregiativo termine di paragone; da qui l'idea di un componimento epico che di epico ha ben poco e che egli definisce tale solo per ironia: rientra infatti tra quelle opere che in quel periodo cercano un affrancamento dallo stile barocco. Esso, anzi, fa il verso ai componimenti epici ed allo stile letterario dell'epoca.
E' chiaro l'intento di parodiare la poesia classica e le descrizioni ridondanti dei marinisti. Ma ne viene fuori una poesia che nel pieno rispetto della metrica raggiunge un ritmo vivace. Inoltre l'aspetto importante di questi canti è che, pur nel tono ironico in cui pone l'argomento, l'autore riesce a mettere in evidenza il lato poetico del mondo semplice e quotidiano di un tema a prima vista banale. Con la Vaiasseide, il Cortese ci lascia testimonianza di uno spaccato di vita della Napoli del suo tempo, oltre a tramandarci il vero linguaggio parlato dal popolo del '600, con una ricchezza di espressioni vive, di voci e di vocaboli caratteristici.
Il viaggio di Parnaso
L'opera, dialettale, è diagnosi della condizione della letteratura e del letterato, con varie allusioni autobiografiche, piene d'amarezza e pessimismo.
Il tutto è ambientato sul Parnaso dove Apollo e le sue muse risiedono e dove il poeta può mettere in rsalto i peccati della poesia, compiuti in una societa' degradata, dove è all'ordine del giorno un reato come il furto letterario. Il tutto comunque si risolve con un finale fiabesco e con l'amara delusione del poeta che si vede negate le proprie ambizioni.
La tiorba a Taccone
Opera attribuita a Sgruttendio, ma che molto probabilmente è stata scritta, per affinita' di temi e stile, dal Cortese. Ha la struttura di uno strumento musicale ed è una sorta di parodia di Petrarca e dei canzonieri amorosi barocchi. Protagonista è Cecca, piena di eros e provocazione, sensuale e disinibita, che mette in primo piano la corporeita' (cosa comune nelle opere dialettali, vedi Basile).
La plebe ed il lessico sono colorati e spregiudicati ed il deforme è associato alla poverta', cosi' come lo stato di prostituta alla donna.
È importante, insieme alle altre opere citate e non, come raccolta di modi di dire, usi, balli del popolo della Napoli del periodo.
Indice del volume I:
Introduzione
Nota bibliografica
I TESTI:
La vaiasseide
Micco Spadaro 'nnammorato
Viaggio di Parnaso
Lo cerriglio 'ncantato
Poesie diverse
In appendice:
La tiorba a taccone de Felippo Sgruttendio de Scafato
Indice del volume II:
Note critiche ai testi e apparati
Glossario
Indice dei nomi propri
Indice dei personaggi
Indice dei capoversi della Tiorba