il_martirio_di_sant_orsola_pacelliAutore: Vincenzo Pacelli
Titolo: Il Martirio di Sant'Orsola di Caravaggio per Marcantonio Doria
Sottotitolo: Ovvero una renovatio iconografica
Edizione bilingue italiano/ english
Descrizione: Volume in allestimento spillato, in formato 8° (cm 28 x 24); 36 pagine; 6 illustrazioni a colori e 4 in b/n
Luogo, Editore, data: Napoli, Paparo, aprile 2011
ISBN: 9788897083221
Disponibilità: NO

 


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Il Martirio di sant'Orsola di Caravaggio dipinto per Marcantonio Doria, o sant'Orsola confitta dal tiranno, come l'opera viene indicata nei documenti Doria d'Angri, nell'Archivio di Stato di Napoli è diventato il dipinto più certo dell'artista lombardo da quando - nell'ormai lontano 1980 - ne furono rese note le carte che finalmente promuovevano quello che era un quadro intitolato Soggetto allegorico assegnato a Mattia Preti ad originale del Merisi raffigurante appunto il Martirio di sant'Orsola.
Il dipinto, come è ormai noto, era stato eseguito da Caravaggio a Napoli nel maggio 1610 per Marcantonio Doria, signore genovese, figlio del celebre doge Agostino.
Ecco la storia del dipinto.

La lettera che ha consentito, o meglio, che ha imposto la restituzione del Martirio di sant'Orsola al Caravaggio, è stata ritrovata nelle carte Doria d'Angri della nobile famiglia genovese presso l'Archivio di Stato di Napoli.
Non si è trattato di un casuale, fortuito ritrovamento, ma piuttosto di una orientata ricerca archivistica indirizzata verso un preciso obiettivo, che in ogni caso è stata baciata dalla fortuna.
Con il collega Giorgio Fulco, costantemente impegnati nella messa a fuoco dei grandi committenti del Caravaggio e di quanti avessero intessuto rapporti con l'artista lombardo, e che da poco aveva dato alle stampe un bel saggio sul "Caravaggio nelle rime di Marzio Milesi", decidemmo di indirizzare le nostre indagini archivistiche su Marcantonio Doria che, nel 1605, aveva ospitato il Merisi a Genova, dove da lui o da altri membri della illustre famiglia gli era stata richiesta la decorazione ad affresco di una delle dimore dei Doria che Caravaggio, "cervello stravagantissimo", rifiutò nonostante l'offerta di una somma di entità rilevante.
L'accordo con Giorgio Fulco, stimato studioso di letteratura barocca, si definì rapidamente, con l'impegno di passarci poi le notizie e gli eventuali ritrovamenti relativi ai nostri specifici ambiti di ricerca.
Dall'Archivio Doria d'Angri, e precisamente dalle carte della corrispondenza epistolare, non tardarono ad arrivare grandi novità, ed enorme fu la mia gioia quando l'amico Fulco passò sul mio tavolo di lavoro una lettera riguardante Caravaggio.

 


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