Autore: Mario Prisco
Titolo: La città verticale
Sottotitolo: Napoli nella letteratura dagli ultimi decenni dell'Ottocento al nuovo millennio
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 21 x 14,5); 400 pagine
Luogo, Editore, data: Salerno, Oèdipus, dicembre 2006
Collana: L'illuminazione di Vincennes. Studi e ricerche
ISBN: 9788873411116
Prezzo: Euro 16,00
Disponibilità: Limitata
"Nella cospicua bibliografia su Napoli c'è una costante che tende a ripetersi negli anni: la città non è mai osservata da un'angolazione onnicomprensiva e lo sguardo raramente supera la visione parziale. Così essa è da sempre vista o dall'alto o dal basso, quasi come se l'unica delle visioni possibili fosse quella verticale.
Partendo da questo assunto, in apparenza semplicistico, proveremo a ricostruire l'immagine della città restituitaci da scrittori napoletani e stranieri, dagli ultimi decenni dell' Ottocento fino ad oggi. Attraverso i loro scritti vedremo se la definizione di verticalità appena tracciata abbia una sua affidabilità interpretativa.
A sostegno della suddetta ipotesi, ci sono numerosi spunti che sembrano andare nella stessa direzione. La promiscuità sociale è, ad esempio, uno degli aspetti caratterizzanti di Napoli che in molti dei suoi quartieri vede la compresenza delle classi alte e di quelle popolari, episodio difficilmente riscontrabile in altre città italiane o europee. Questa inedita commistione, in massima parte rispondente a una particolare conformazione architettonica, ha fatto in modo che, specie nei quartieri più antichi, ai piani bassi abitassero le classi meno abbienti e a quelli più alti la borghesia o addirittura la nobiltà. Una condizione che, contrariamente a quanto si possa di prima acchito pensare, non accresce la cifra interclassista o democratica della città, giacché non tende a promuovere la crescita composita del suo tessuto sociale, ma ne tollera la vicinanza in nome di un controllo massiccio sui più deboli, contribuendo ad ampliare il concetto di verticalità. Del resto le tappe più eclatanti della storia cittadina hanno ripetutamente evidenziato le difficoltà di comunicazione presenti tra le classi. Basti pensare agli esiti della rivoluzione giacobina del 1799, momento rievocato nei saggi scritti negli ultimi decenni da Raffaele La Capria o nel bel romanzo Il resto di niente di Enzo Striano, per accorgersi dell'estrema precari età presente nei rapporti tra le classi sociali a Napoli. "
Partendo da questo assunto, in apparenza semplicistico, proveremo a ricostruire l'immagine della città restituitaci da scrittori napoletani e stranieri, dagli ultimi decenni dell' Ottocento fino ad oggi. Attraverso i loro scritti vedremo se la definizione di verticalità appena tracciata abbia una sua affidabilità interpretativa.
A sostegno della suddetta ipotesi, ci sono numerosi spunti che sembrano andare nella stessa direzione. La promiscuità sociale è, ad esempio, uno degli aspetti caratterizzanti di Napoli che in molti dei suoi quartieri vede la compresenza delle classi alte e di quelle popolari, episodio difficilmente riscontrabile in altre città italiane o europee. Questa inedita commistione, in massima parte rispondente a una particolare conformazione architettonica, ha fatto in modo che, specie nei quartieri più antichi, ai piani bassi abitassero le classi meno abbienti e a quelli più alti la borghesia o addirittura la nobiltà. Una condizione che, contrariamente a quanto si possa di prima acchito pensare, non accresce la cifra interclassista o democratica della città, giacché non tende a promuovere la crescita composita del suo tessuto sociale, ma ne tollera la vicinanza in nome di un controllo massiccio sui più deboli, contribuendo ad ampliare il concetto di verticalità. Del resto le tappe più eclatanti della storia cittadina hanno ripetutamente evidenziato le difficoltà di comunicazione presenti tra le classi. Basti pensare agli esiti della rivoluzione giacobina del 1799, momento rievocato nei saggi scritti negli ultimi decenni da Raffaele La Capria o nel bel romanzo Il resto di niente di Enzo Striano, per accorgersi dell'estrema precari età presente nei rapporti tra le classi sociali a Napoli. "