Curatore:
Titolo: Il conte e la leggenda del drago
Sottotitolo:
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 23 x 16); 56 pagine; copertina con alone di polvere e lievi segni del tempo
Luogo, Editore, data: Potenza, Nicola Bruno Editore, 2003
Collana: I luoghi della memoria
ISBN:
Condizioni: eccellenti
Note:
Disponibilità: NO
“Una versione tramandata oralmente vuole che il drago vivesse in un lago sul monte Serra, presso Stigliano, e da lì si spostasse alla ricerca di uomini e bestie per soddisfare la sua fame, con particolare predilizione per le fanciulle di nome Margherita.
La cosa andò avanti per molto tempo fino a quando “il principe” non lo uccise mozzandogli la testa con un colpo di spada. Gli stiglianesi riconoscenti gli donarono il bosco La Foresta”. (p.48 )
“Un’altra versione sempre, sempre orale, vuole che il drago dimorasse presso “la grande piscina della Villa” che si trovava vicino al castello di Stigliano, e lì afferrasse i poveri malcapitati, uomini e bestie,che si recavano a prendere l’acqua o ad abbeverarsi. Il “principe” allora pensò di allontanare il mostro fornendogli come esca cinquecento pecore. Il gregge fu mandato avalle ed il drago lo seguì, e man mano che scendeva ne divorava una parte. Quando ebbe mangiato anche l’ultima pecora, il mostro si ritrovò sperduto “nella valle del fiume” e da lì non fece più ritorno” (p.48 )
“L’unica strada percorribile in tal senso è quella che conduce a questa conclusione: il drago altro non sarebbe che la rappresentazione simbolica del fiume.
E’ questa dunque, la giusta chiave di lettura?
Al di là delle tante versioni che la tradizione, nel tempo e attraverso vari relatori ha arricchito con particolari sempre più diversi e fantastici, a ben guardare fra il drago e il fiume si possono trovare, d’accordo con il Branco, delle analogie sorprendenti. Il drago, infatti, può essere lungo e sinuoso come il percorso di un fiume, impetuoso e travolgente come una piena, vorace e letale come la corrente dell’acqua, pestifero come l’aria di una palude.
La fantasia popolare ha creato i draghi per simbolizzare forze naturali terrificanti. I dissodamenti e le bonifiche hanno assunto sovente, nell’agiofrafia e nella mitologia del cristianesimo, l’aspetto della lotta contro un drago.
L’uccisore del drago è, da questo punto di vista, un eroe vincitore sul caos naturale; trionfando sulla palude, predispondendo un habitat più adatto all’uomo, egli si manifesta come benefattore.” (p.53)
La cosa andò avanti per molto tempo fino a quando “il principe” non lo uccise mozzandogli la testa con un colpo di spada. Gli stiglianesi riconoscenti gli donarono il bosco La Foresta”. (p.48 )
“Un’altra versione sempre, sempre orale, vuole che il drago dimorasse presso “la grande piscina della Villa” che si trovava vicino al castello di Stigliano, e lì afferrasse i poveri malcapitati, uomini e bestie,che si recavano a prendere l’acqua o ad abbeverarsi. Il “principe” allora pensò di allontanare il mostro fornendogli come esca cinquecento pecore. Il gregge fu mandato avalle ed il drago lo seguì, e man mano che scendeva ne divorava una parte. Quando ebbe mangiato anche l’ultima pecora, il mostro si ritrovò sperduto “nella valle del fiume” e da lì non fece più ritorno” (p.48 )
“L’unica strada percorribile in tal senso è quella che conduce a questa conclusione: il drago altro non sarebbe che la rappresentazione simbolica del fiume.
E’ questa dunque, la giusta chiave di lettura?
Al di là delle tante versioni che la tradizione, nel tempo e attraverso vari relatori ha arricchito con particolari sempre più diversi e fantastici, a ben guardare fra il drago e il fiume si possono trovare, d’accordo con il Branco, delle analogie sorprendenti. Il drago, infatti, può essere lungo e sinuoso come il percorso di un fiume, impetuoso e travolgente come una piena, vorace e letale come la corrente dell’acqua, pestifero come l’aria di una palude.
La fantasia popolare ha creato i draghi per simbolizzare forze naturali terrificanti. I dissodamenti e le bonifiche hanno assunto sovente, nell’agiofrafia e nella mitologia del cristianesimo, l’aspetto della lotta contro un drago.
L’uccisore del drago è, da questo punto di vista, un eroe vincitore sul caos naturale; trionfando sulla palude, predispondendo un habitat più adatto all’uomo, egli si manifesta come benefattore.” (p.53)