Autore: Diego Librando
Titolo: Il jazz a Napoli dal dopoguerra agli anni Sessanta
Descrizione: Volume in 8°; pp. 182
Luogo, Editore, data: Napoli, Guida, 2004
Disponibilita': No
Quando si può cominciare a parlare di un movimento jazzistico napoletano?
E quando Napoli ha cominciato ad "esportare" i propri talenti?
Il jazz riscosse l'interesse dei napoletani con l'arrivo degli Alleati. Le performances di complessi formati esclusivamente da militari statunitensi e i V-Disc, i "dischi della vittoria", furono i principali strumenti di conoscenza e di studio della musica afroamericana alla fine della seconda guerra mondiale.
Radio Napoli, ripristinata da alcuni volontari americani, diffuse capillarmente i nuovi ritmi e, nello stesso tempo, fu testimone inconsapevole di un fenomeno importantissimo per la canzone napoletana di quegli anni: la fusione della melodia napoletana con i ritmi della musica da ballo americana.
Le gimmicks di Armstrong e il finto furto della tromba di Baker; i concerti delle altre stelle del jazz americano, di passaggio a Napoli grazie anche alla presenza di centinaia di militari a cui far sentire l'aria di casa, e le innumerevoli jam sessions con i migliori esponenti del jazz italiano contribuirono alla nascita di un vero e proprio movimento jazzistico napoletano.
Questa è la storia di un gruppo di giovani appassionati dal cui entusiasmo nacque il primo Jazz Club napoletano. Le loro vicende si intrecciarono inevitabilmente con quelle di chi, fin dal primo ascolto, decise di fare del jazz la propria ragione di vita. E' la storia dei migliori talenti campani, influenzati positivamente dalla presenza americana, capaci di imporsi sulla scena nazionale e internazionale e di essere spesso all'avanguardia rispetto allo stile jazzistico dominante in Italia.
Dalle testimonianze di appassionati, critici e musicisti e dallo spoglio dei principali quotidiani napoletani e delle riviste di settore la prima ricostruzione documentata del jazz napoletano dal dopoguerra agli anni Sessanta.
Da Antonio Golino a Renzo Arbore, da Alfredo Profeta a Mario Schiano, da Lino Liguori a Gegè Munari, il racconto appassionato di chi è rimasto per sempre scottato dal fuoco del jazz.