analisi_politica_del_brigantaggio_nelle_province_meridionali_tommaso_cava.gifAutore: Tommaso Cava
Titolo: Analisi politica del brigantaggio nelle provincie meridionali
Sottotitolo:
Descrizione: Volume in formato 8°; 84 pagine.
Luogo, Editore, data: Brindisi, Trabant
Collana: Pillole per la memoria
ISBN: 978-88-96576-82-3 9788896576823
Disponibilità: No

 


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Il brigantaggio meridionale successivo all’unità d’Italia ebbe molte sfaccettature, tra le quali una, oggi forse dimenticata, di lotta politica contro il nuovo stato unitario a favore della spodestata dinasta borbonica. Tommaso Cava, ex militare dell’esercito napoletano, fu testimone di quegli avvenimenti

e in questo pamphlet del 1863 analizza il fenomeno del brigantaggio politico per rivendicarne la legittimità e distinguerlo dai casi di delinquenza fine a sé stessa. Ne scaturisce un atto di accusa contro i liberali ottocenteschi, colpevoli, secondo l’autore, di avere sedotto e abbandonato un popolo, per poi calunniarne la reazione con l’infamante nome di brigantaggio.

Dalla prefazione:
[...] perché il brigantaggio, almeno nelle sue prime fasi, aveva avuto un carattere eminentemente politico. Nel corso del tempo questo aspetto è un po’ sbiadito, e l’uomo comune ha spesso pensato al brigante come a colui che delinque per ribellarsi alla sua sfortunata condizione sociale.
In sostanza, una versione più popolaresca – e più violenta – di Robin Hood. Eppure il fenomeno delle bande, almeno inizialmente, aveva avuto spesso carattere politico prima che sociale. I briganti sostenevano di combattere non per reclamare una generica giustizia sociale, ma per restaurare il caduto dominio borbonico. Attaccavano l’esercito sardo; conquistavano, seppur per brevi periodi, interi settori del territorio innalzando la bandiera delle Due Sicilie; compivano rappresaglie contro i liberali che avevano collaborato all’unificazione; il tutto nella convinzione che presto o tardi lo spodestato re Francesco sarebbe tornato alla testa del suo esercito per riconquistare il regno. Non era mistero, d’altra parte, che il fenomeno fosse incoraggiato e spesso finanziato dai legittimisti se non dalla stessa corte borbonica in esilio.

Tommaso Cava (1826-1873) nato a Napoli, fu ufficiale dell’esercito delle Due Sicilie prima e del Regno d’Italia poi. Tra le sue opere: “Difesa nazionale napoletana” (1863).

 


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