i_borboni_di_napoli_buttaAutore: Giuseppe Buttà
Titolo: I Borboni di Napoli al cospetto di due secoli - vol. 2/3
Prefazione di Marcello Donativi
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 22 x 15); 382 pagine
Luogo, Editore, data: Brindisi, Trabant, 2012
Collana: Pillole per la memoria
ISBN: 9788896576144
Prezzo: Euro 18,00
Disponibilità: In commercio

 


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I Borboni di Napoli: forse mai nella storia una dinastia è stata oggetto di una simile campagna di discredito.  A partire dal Re Lazzarone, per arrivare al Re Bomba e finire al Re Lasagna, il giudizio dei posteri si è ormai uniformato a un'immagine prevalentemente negativa dei sovrani delle Due Sicilie. Ma non tutti sono sempre stati dello stesso parere  : fra questi Giuseppe Buttà, cappellano militare nella campagna contro Garibaldi, reinventatosi storico e pubblicista fra i più accesi filoborbonici del XIX secolo. In questo primo volume, il sacerdote siciliano ricostruisce le vicende del regno di Carlo III e Ferdinando IV, periodo cruciale segnato dalla Repubblica Napoletana, il Sanfedismo, l'epopea di Gioacchino Murat e i moti del 1821.
Questo secondo volume è incentrato sulla figura di Ferdinando II e gli avvenimenti del 1848-49: la ribellione di Sicilia, l’esperimento costituzionale, la rivolta del 15 maggio ’48.

Dalla prefazione:

Resta un dato di fatto. Il 1848, e particolarmente la giornata del 15 maggio, rappresenta uno snodo fondamentale nella storia del meridione d’Italia. Quale ne sia l’interpretazione, quell’anno vide un tentativo di evoluzione democratica e liberale dell’istituzione monarchica borbonica; l’esperimento fallì miseramente, lasciando dietro di sé un solco irreparabile tra i liberali e la monarchia, ognuno addossando all’altro le responsabilità dell’insuccesso. I liberali avvertirono la sensazione di non poter più contare sulla collaborazione dei Borboni per la realizzazione del loro progetto e avviarono quel processo che avrebbe portato, da lì a 20 anni circa, all’appoggio all’unificazione italiana sotto la bandiera sabauda. Re Ferdinando, da parte sua, vide confermati i suoi peggiori pregiudizi nei confronti dei liberali, gli avvocaticchi, i pennaruli, come amava chiamarli, e passò dai buoni auspici dei primi anni di regno all’amarezza, disillusione e clima di sospetto dell’ultimo periodo. Riflettere su questo episodio è fondamentale, se si vuole comprendere la storia delle Due Sicilie e soprattutto la sua fine: senza la Costituzione del 1848 non si spiega nulla di ciò che accadde negli anni successivi, né le lettere di Lord Gladstone, né l’attentato di Agesilao Milano; né Carlo Pisacane, né Garibaldi.

 


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