il_quarto_del_prioreCuratrici: Luciana Arbace, Fernanda Capobianco, Linda Pastorelli
Titolo: Il quarto del priore
Museo della Certosa di San Martino
Prefazione di Nicola Spinosa
Descrizione: Volume in 8° (cm 23,5 x 19,5); 106 pagine; 60 illustrazioni in b/n nel testo e 16 a colori, fuori testo
Luogo, Editore, data: Napoli, Sergio Civita, dicembre 1986
Disponibilita': NO

 


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La riapertura al pubblico di alcune sale del "Quarto del Priore", appena restaurate, rientra in un vasto programma di progressivo recupero che riguarda l'intera Certosa.
Come è ben chiarito in un recente studio di Teodoro Fittipaldi (il "Quarto del Priore" e le sezioni storico artistiche nella Certosa di San Martino, in "Arte Cristiana", n. 704,1984), tale intervento mira in primo luogo a restituire al Monumento il suo più autentico significato, a porne in evidenza l'altissimo valore di complesso architettonico e ambientale, sottolineandone l'antica funzione conventuale. E successivamente mira ad esaltare le peculiarità artistiche dei beni che vi si sono aggregati a partire dalla fondazione del Museo Nazionale di San Martino nel 1866.

Questo senza consentire che gli allestimenti museografici vadano ad invadere gli spazi di interesse storico della Certosa, producendo un rapporto conflittuale tra il Monastero ed il Museo.
A questo fine, i primi ambienti restaurati sono stati proprio quelli destinati in antico agli usi di rappresentanza della massima autorità del convento, il Padre Priore, ospitata in un ampio appartamento panoramico - formato da Gallerie, Stanze per dormire, Loggia, Oratorio, Biblioteca e Giardino Pensile - solitamente definito Quarto, secondo un toponimo ancora oggi adoperato nella accezione diminutiva di quartino, per definire un piccola abitazione.
Come si conveniva ad una Certosa di fondazione reale, frequentata da ospiti illustri ed elogiata dagli estensori delle guide antiche (§ 1), in condizioni di estrema agiatezza a dispetto del progressivo declino dell'Ordine, tali stanze a partire dal Seicento erano state fastosamente decorate ed arredate (§ 2).
Alle pareti si allineavano importanti testimonianze della pittura, soprattutto napoletana del Sei e Settecento, che ci forniscono una dimensione di colto collezionismo "privato" all'interno di tale Istituto che, soprattutto per la Chiesa, ha fornito straordinarie committenze agli artisti più noti.
Una notevole Galleria di dipinti, quella del "Quarto", che, tuttavia, in seguito alle tristi vicende della soppressione dell'Ordine Certosino (§ 3), venne assegnata nel 1806 al Real Museo, proprio per l'elevato valore artistico.
Grazie al prezioso supporto degli elenchi stilati in occasione di tale trasferimento, ritrovati dal Borzelli (1913) e dallo Strazzullo (1983) (§ 4), in base al confronto con gli inventari ed i cataloghi della Pinacoteca di Napoli (Quintavalle, Arditi, De Rinaldis), è stato rintracciato un primo nucleo di tavole e tele all'interno delle collezioni di Capodimonte nonché in altri istituti museali ed in chiese napoletane, che risultava proveniente da San Martino (cfr. le note).
In linea col programma di rivalutazione della Certosa, secondo scelte che si inseriscono nell'attualissimo dibattito circa l'opportunità di far tornare le opere nella sede di provenienza (Causa Picone 1986), fatte salve le stratificazioni storiche, tali beni artistici sono stati collocati proprio nelle Stanze del "Quarto", per loro stessa natura le più adatte ad ospitare le membra sparse dell'antico patrimonio dei monaci.
Ai dipinti, già nella Quadreria, sono stati affiancati nella nuova esposizione importanti reperti, sculture ed arredi, ritrovati dal Fittipaldi nei depositi del Museo di San Martino, da tempo immemorabile rimossi dalla primitiva collocazione a ragione dell'intenso programma di costante aggiornamento culturale attuato dai certosini di Napoli.
Questo allestimento costituisce, quindi, un primo compiuto gradino in attesa che possano essere restaurate le restanti sale del "Quarto", per collocarvi ciò che gradualmente andrà a recuperarsi, al fine di raggiungere, a dispetto della dispersione avvenuta, l'ambizioso obiettivo del completo ritorno dei 282 dipinti un tempo esistenti nelle "Stanze" del convento.
Un recupero che comporta una ricerca niente affatto agevole se si considera che alcune opere sono state donate o affidate sin dal secolo scorso ad altri istituti museali, enti pubblici o a chiese napoletane; ricerca resa ancora più difficoltosa dalle avare descrizioni degli inventari e degli elenchi, spesso tanto generiche da impedire una identificazione convincente, ma che certamente verrà continuata.
Luciana Arbace

 


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