Autore: Felice De Filippis
Titolo: Il Palazzo reale di Caserta e i Borboni di Napoli.
Descrizione: Volume rilegato, con sovracoperta, in formato 4° (cm 30 x 24), in cofanetto rigido; 220 pagine; 40 illustrazioni in b/n e 30 a colori
In appendice la traduzione inglese del testo.
Luogo, Editore, data: Cava de' Tirreni (SA), Di Mauro ed.
Disponibilita': No
Carlo di Borbone, divenuto re di Napoli nel 1734, fece innalzare splendidi edifici per abbellire la capitale del suo regno.
La scelta dei luoghi, da Portici a Capodimonte, da Procida a Licola, al bosco degli Astroni, pur funzionale alla passione ittico-venatoria del monarca, rivela un interesse piu' estetico che mondano.
Tuttavia, allorché a queste grandi realizzazioni architettoniche fu annesso - sovrapposto o sottinteso - un disegno concorrenziale con le altre corti d'Europa, se non, addirittura, un significato politico, la sede ideale per la nuova reggia parve al sovrano il piccolo paese di Caserta, destinato, in breve tempo e per opera di Luigi Vanvitelli, a rivaleggiare con Versailles.
I lavori furono iniziati nel 1752 e terminati nel 1774.
De Filippis racconta le fasi della costruzione e l'articolazione del palazzo; descrive i reali appartamenti; ricorda i pittori tedeschi attivi a Caserta durante i lavori (Hackert, Mengs, Tischbein, Kniep), ed i colleghi italiani (De Dominicis, Fischetti, Starace-Franchis, Mondo); ne' lesina la sua attenzione alla cappella, al teatro, al parco, al giardino inglese, soffermandosi anche sul rivoluzionario esperimento di S. Leucio.
Nella persuasione che il palazzo sia "il riflesso di un'epoca" e costituisca tuttora "una delle piu' significative testimonianze di un periodo che fu tra i piu' fausti della storia del Regno di Napoli", alle vicende esterne dell'edificio segue una puntigliosa e brillante ricostruzione della corte e della societa' napoletana durante il periodo borbonico, filtrata proprio attraverso le 'reali delizie' di Caserta.
La scelta dei luoghi, da Portici a Capodimonte, da Procida a Licola, al bosco degli Astroni, pur funzionale alla passione ittico-venatoria del monarca, rivela un interesse piu' estetico che mondano.
Tuttavia, allorché a queste grandi realizzazioni architettoniche fu annesso - sovrapposto o sottinteso - un disegno concorrenziale con le altre corti d'Europa, se non, addirittura, un significato politico, la sede ideale per la nuova reggia parve al sovrano il piccolo paese di Caserta, destinato, in breve tempo e per opera di Luigi Vanvitelli, a rivaleggiare con Versailles.
I lavori furono iniziati nel 1752 e terminati nel 1774.
De Filippis racconta le fasi della costruzione e l'articolazione del palazzo; descrive i reali appartamenti; ricorda i pittori tedeschi attivi a Caserta durante i lavori (Hackert, Mengs, Tischbein, Kniep), ed i colleghi italiani (De Dominicis, Fischetti, Starace-Franchis, Mondo); ne' lesina la sua attenzione alla cappella, al teatro, al parco, al giardino inglese, soffermandosi anche sul rivoluzionario esperimento di S. Leucio.
Nella persuasione che il palazzo sia "il riflesso di un'epoca" e costituisca tuttora "una delle piu' significative testimonianze di un periodo che fu tra i piu' fausti della storia del Regno di Napoli", alle vicende esterne dell'edificio segue una puntigliosa e brillante ricostruzione della corte e della societa' napoletana durante il periodo borbonico, filtrata proprio attraverso le 'reali delizie' di Caserta.