il_palazzo_della_prefetturaAutore: Ugo Carughi, Luisa Martorelli, Annalisa Porzio
Titolo: Il Palazzo della Prefettura
Introduzione di Nicola Spinosa
Descrizione: Volume in 8° (cm  x ); 191 pagine; oltre 100 illustrazioni a colori e in b/n
Luogo, Editore, data: Napoli, Sergio Civita, gennaio 1989
ISBN: 8885850227
Prezzo: Euro 50,00
Disponibilita': Limitata

 


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Le cronache napoletane dall'Unità ad oggi registrano con una continuità a dir poco ossessionante, le manomissioni sistematiche, le spoliazioni reiterate, i guasti programmati e il degrado pianificato cui il patrimonio artistico dell'antica capitale mediterranea è stato ripetutamente e costantemente sottoposto.
Una realtà di declino inarrestabile, che ha visto il saccheggio esteso e sistematico del patrimonio urbanistico, archeologico, architettonico e artistico dell'antica capitale angioina e aragonese, viceregnale e borbonica, cui sembrerebbe non potersi contrapporre rimedio alcuno.


E per chi ancora crede che non possa esservi riscatto civile, non possa darsi autentica ripresa economica e sociale, se si distruggono o si disperdono quegli straordinari e unici documenti di storia e d'arte che testimoniano del passato di una città e ne costituiscono la sua "memoria", la constatazione è assai amara, anche se non deve in alcun modo indurre all'abbandono del campo, al disimpegno, alla fuga da responsabilità personali e istituzionali. Che, nel caso di quanti hanno funzioni e compiti nella tutela e nella valorizzazione delle opere d'arte (ciò che implica anche un sicuro e preciso impegno civile), dovrebbero soprattutto consistere nella azione constantemente indirizzata alla documentazione ed alla conoscenza, la più estesa e diffusa possibile di quel patrimonio.
Sicché, quando il Prefetto di Napoli, avvocato Agatino Neri, che da tempo ha il difficile compito di ascoltare, come uomo di governo costretto ad operare in trincea e in prima fila, i battiti del polso di Napoli e della sua gente, espresse il desiderio di vedere avviato e portato a compimento uno studio ampio e dettagliato sulle vicende dell'edifìcio oggi sede della prefettura e sul patrimonio artistico che ne costituisce l'arredo, ritenemmo giusto e doveroso rispondere nel miglior modo possibile alla sua richiesta.
E non solo perché l'invito ci veniva da chi, tra le autorità impegnate in città, era stato a noi più costantemente vicino anche nei momenti diffìcili della nostra Soprintendenza; non solo, ancora, perché il Prefetto Neri confermava con questa sua esigenza - ciò che è sempre piuttosto raro tra quanti sono investiti dai suoi stessi impegni - un concreto e sperimentato amore per l'arte e per l'arte meridionale in particolare; ma anche e soprattutto perché in tal modo consentiva, a noi che ci sentiamo ogni giorno di più sommersi e soffocati da impegni burocratici e amministrativi, di assolvere al compito, che invece vorremmo sempre veder privilegiato, di documentare un altro e quasi inedito capitolo di storia dell'arte e del patrimonio artistico della nostra città.
E sì, perché parlare di quello che oggi è il Palazzo della Prefettura, e un tempo fu, prima, sede del Ministero degli Affari Esteri e, poi, Real Foresteria, raccontare la sue vicende storiche e architettoniche e illustrarne l'arredo, significa tracciare, sia pure in breve, il profilo, ai più malnoto, di un notevole episodio di storia dell'architettura e dell'urbanistica a Napoli agli inizi del secolo scorso, di storia del gusto applicato alla decorazione e all'arredo di interni napoletani di sicuro prestigio (e la presenza del Niccolini anche in questa vicenda è di sicuro rilievo) e infine, ma non ultimo, di storia del comporsi e del successivo disperdersi di una vasta parte del patrimonio artistico della nostra città.

Giusto, quindi, che al disegno storico delle varie vicende connesse al solenne edifìcio, un tempo meta e sede ospitale e splendidamente arredata per principi e altezze reali, oggi punto di riferimento e d'incontro drammaticamente "canonico" per disoccupati, licenziati, cassaintegrati e senzatetto (al più in alternativa con il palazzaccio tardottocentesco che da su via Santa Lucia e con il "famigerato" Palazzo San Giacomo), concorressero alcuni funzionari delle due Soprintendenze più direttamente coinvolte e interessate, anche per specifici compiti istituzionali, alla sua valorizzazione: Ugo Carughi e Annalisa Porzio, rispettivamente architetto e storico dell'arte della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici, e Luisa Martorelli storico dell'arte della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici.

E se all'arch. Carughi, che quotidianamente è costretto a percorrere Piazza del Plebiscito per recarsi in ufficio a Palazzo Reale, nel ridisegnare fatti e vicende dell'ex Palazzo della Real Foresteria sito in quella che un tempo fu una delle più belle piazze d'Europa, deve aver procurato non poco malessere constatare a quali condizioni essa è stata oggi ridotta, cos'avranno provato i funzionari, cui sono assegnati i compiti di tutela sul restante patrimonio di oggetti e opere d'arte, quando, esaminate le antiche carte d'Archivio, si sono poi aggirati tra ambienti e spazi interni per studiare e documentare, tra affreschi, dipinti su tela, mobili e porcellane, quanto oggi è ancora rimasto del suo arredo originario?
Già, perché se oggi Piazza del Plebiscito è ridotta alle condizioni che tutti sappiamo, di quello che fu lo splendido arredo della Real Foresteria ricordato dalle carte del Niccolini oggi resta pochissimo o quasi nulla, disperso, com'è stato, a seguito delle varie vicende che si sono succedute, specie a partire del 1870, nella nostra città. Con un'azione sistematica che non solo l'attuale Palazzo della Prefettura, ma l'interno anche di altri celebri edifìci napoletani e campani in qualche modo legati alla presenza del Borbone: Capodimonte come i Palazzi Reali di Napoli e di Caserta, la Reggia di Portici come la vicina Villa Favorita.

Una dispersione grave e irreparabile di opere e di oggetti d'arte che sono stati sottratti ai nostri musei e alla nostra "memoria storica" per essere destinati all'arredo di "nuove" residenze reali nella capitale dello Stato post-unitario, di "nuovi" ministeri e di "nuovi" edifici istituzionali, comprese le tante sedi diplomatiche italiane nel mondo e - non ce ne voglia il Prefetto Neri! - le varie Prefetture presenti sul territorio campano.
E sì, perché anche la sede della Prefettura di Napoli, dopo la quasi totale "scomparsa" di quanto ne costituiva l'arredo originario, è oggi decorata e arredata con mobili, oggetti e dipinti per lo più provenienti dal Palazzo Reale di Napoli, da Capodimonte, dall'allora Museo Borbonico e poi Museo Nazionale: un succedersi di prestiti, di sottoconsegne, di spostamenti più o meno arbitrari, che hanno interessato la storia di parte considerevole del patrimonio pubblico napoletano almeno fino ad un decennio or sono. E meno male che l'amore e la cura degli uomini di governo che recentemente si sono succeduti in Prefettura hanno evitato scempi, dispersioni e guasti invece registrati altrove.

Meno male, soprattutto, che con questa breve ma indispensabile "guida" alle raccolte d'arte oggi presenti nel Palazzo della Prefettura, con "illuminata" insistenza voluta dal Prefetto Neri al momento di lasciare il suo incarico governativo in questa nostra difficile ma pur sempre straordinaria città, si sia potuto documentare per intero quel patrimonio e quindi forse definitivamente sottrarlo a eventuali futuri tentativi di ulteriori spostamenti e manomissioni.
Nicola Spinosa
Soprintendente per i Beni Artistici e Storici di Napoli

 


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