Curatore: Felice Senatore
Titolo: Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità 3/2008
Rivista: Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità
Volume dedicato a Claudio Ferone
Descrizione: Volume in 8°, brossura con bandelle, 384 pagine, illustrazioni in b/n
Luogo, Editore, data: Parma, MUP, 2008
ISBN: 9788888620619
Prezzo: Euro 65,00
Disponibilità: In commercio
Indice del volume:
ANGELO RUSSI, Claudio Ferone (1950-2008)
CLAUDIO FERONE, Suessula. Bilancio degli studi a centodiciotto anni dalla
pubblicazione della seconda edizione del Campanien di K.J. Beloch
GIUSEPPE GIARRIZZO, Locale e globale
ARIANNA VERNILLO, Nuovi documenti sulla collezione Serafino e sui materiali protostorici da Striano
MICHAEL CRAWFORD, Remondini, Gori and the inscriptions of Nola
ROSALBA ANTONINI, Sann. mirikui da Marcianise (CE). A complemento, uno sguardo alle implicazioni del testo (e oltre)
ANNAMARIA COMELLA, I rilievi votivi greci dalla Campania
GIULIA SARULLO, Labirinti a Pompei: a proposito di CIL IV 2331
LOREDANA MANCINI, Marmi dalla Grecia. Dal Museo Borgiano al Museo Nazionale di Napoli
ANNALISA MARZANO, Non solo vino campano. La pastio villatica e una rivalutazione della navigazione nell’antichità
LUDIVINE BEAURIN, Isis-Fortuna à Pompéi: le succès d’une déesse intégrée
EMILIE THIBAUT, Vénus: une «déesse de l’amour» à Pompéi et à Herculanum?
GIANLUCA SORICELLI, Un calice in terra sigillata da Alife
Recensioni: L. Braccesi - F. Raviola, La Magna Grecia (MAURIZIO BUGNO)
- G. Vitolo (ed.), Bartolommeo Capasso. Storia, filologia, erudizione nella Napoli dell’Ottocento (EDUARDO FEDERICO) - P.G. Guzzo,
Pompei. Storia e paesaggi della città antica (FELICE SENATORE) - A. Marzano, Roman Villas in Central Italy. A social and Economic History
(HELGA DI GIUSEPPE)
ABSTRACTS
ANGELO RUSSI, Claudio Ferone (1950-2008)
L’A. offre ai lettori un ricordo dello studioso recentemente scomparso ripercorrendone la carriera accademica e gli interessi scientifici, mai disgiunti dauna profonda umanità. Viene, inoltre, presentata per la prima volta la bibliografiacompleta del Ferone, frutto di un’intensa attività di studio durata oltre trent’anni. ANGELO RUSSI: Dipartimento di storia e metodologia comparate, Università degli Studi dell’Aquila, via Roma 33, 67100 L’Aquila -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
CLAUDIO FERONE, Suessula. Bilancio degli studi a centodiciotto anni dalla pubblicazione della seconda edizione del Campanien di K.J. Beloch L’articolo prende spunto dal capitolo dedicato dal Beloch a Suessula nella seconda edizione del Campanien (1890) e, ripercorrendo le vicende storiche della città campana, traccia un bilancio critico degli studi, con particolare attenzione alle più importanti acquisizioni offerte dai recenti scavi archeologici.
GIUSEPPE GIARRIZZO, Locale e globale
Il futuro della ‘storia locale’ si iscrive nel presente travaglio della storiografia occidentale di promuovere la storia universale a ‘storia globale’. Il percorso auspicato è la rivisitazione delle idee di umanità e di natura, in un ostinato confronto tra linguaggi, verbali e no - nella consapevolezza che dietro ogni scrittura sta l’oralità, che è fatta di suoni e di immagini. E che l’antropologia tragga dalla storia
GIUSEPPE GIARRIZZO: via S. Agnese 8, 95125 Catania -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
ARIANNA VERNILLO, Nuovi documenti sulla collezione Serafino e sui materiali protostorici da Striano
Nel 1890 G. Serafino stilò un inventario di reperti fittili e metallici, rinvenuti casualmente nel giardino dell’omonima villa a Striano. La raccolta di manufatti fu ampliata negli anni successivi dal fratello Antonio Serafino e giunse all’allora «Museo Nazionale e degli Scavi di Antichità di Napoli e Pompei» nel 1903, accompagnata dal suddetto inventario manoscritto di otto pagine e da una lettera dell’Ispettore I. Dall’Osso, che ne ufficializzava la donazione. G. Serafino fece una distinzione dei reperti in due classi (terrecotte e metalli): nella classificazione del vasellame fittile, alle forme aperte fanno seguito quelle chiuse, i manufatti in metallo, invece, in numero verosimilmente inferiore non sono organizzati secondo un intento elencativo. Se da un lato il manoscritto Serafino ha un alto valore storico-documentario come inventario dei reperti di famiglia, dall’altro fornisce utili informazioni sulla localizzazione dell’antica necropoli protostorica di Striano. A tal fine, le indicazioni toponomastiche contenute nelle sintetiche descrizioni dei reperti sono state confrontate con le segnalazioni di ritrovamento nel comprensorio di Striano fornite dal carteggio tra l’ispettore I. Dall’Osso la direzione del museo napoletano a partire dal febbraio 1903, con le testimonianze dirette degli abitanti più anziani e con la cartografia della città a disposizione. ARIANNA VERNILLO:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
MICHAEL CRAWFORD, Remondini, Gori and the inscriptions of Nola
The article uses the evidence of two letters from G. Remondini to A.F. Gori to establish the text of H. Rix, Sabellische Texte, Cm 7 = Imagines Italicae, Nola 2
MICHAEL CRAWFORD:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
ROSALBA ANTONINI, Sann. mirikui da Marcianise (CE). A complemento, uno sguardo sulle implicazioni del testo (e oltre).
Il documento è l’unico indigeno di età preromana da Marcianise. Molto breve, non si è attirato studi specifici ma solo una parte di secondo piano negli studi del settore, seppure questa appaia tutt’altro che coerente sul piano sia filologico sia linguistico.
Tale situazione esigeva un riesame complessivo a partire dall’esame autoptico del testo, ormai da quasi un secolo fra i desiderata insieme a un’iconografia aggiornata dello stesso (si pubblicano qui per la prima volta fotografie e facsimile); il controllo autorizza conferme ma anche chiarimenti e novità rispetto alla tradizione editoriale in oggetto.
Acquisito il dato di base, è stato possibile avviarsi all’indagine linguistica, finora pressoché trascurata e laterale ad altro. Il testimone si rivela un contenitore di insospettate problematiche che vanno a inserirsi nell’orizzonte di un italico composito e stratificato, nel quale s’insinuano saltuari discontinui riscontri selezionati, forse, anche da una storia in gran parte da scrivere ROSALBA ANTONINI: via Urbinate 138, loc. Trasanni, 61029 (PU) -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
ANNAMARIA COMELLA, I rilievi votivi greci dalla Campania
Quando tra i Romani si diffuse l’interesse per le opere d’arte greche, molti rilievi votivi furono strappati al loro originario contesto per essere trasferiti, tramite il commercio antiquario, nelle case e nelle ville di ricchi proprietari, soprattutto dell’Urbe e della Campania, dove ricevettero la nuova funzione di oggetti d’arredo. Per quanto riguarda le problematiche concernenti la ricontestualizzazione di tali monumenti nelle dimore romane, gli esemplari rinvenuti a Pompei, analizzati dall’A. in altri recenti contributi, sono di fondamentale importanza, dal momento che furono trovati nel posto in cui stavano al momento dell’eruzione del Vesuvio. Di quelli portati alla luce in altri siti della Campania (Ercolano, Vico Equense, Cuma, Mondragone, Teano Sidicino), esaminati in questa sede, non si hanno dati relativi ai contesti di ritrovamento; essi, tuttavia, possono offrire qualche elemento per capire se la loro acquisizione da parte dei ricchi proprietari fosse stata determinata, o no, da precise scelte iconografiche. Gli esemplari dalla Campania, inoltre, sono di rilevante interesse per quanto riguarda propriamente lo studio iconografico e stilistico dei rilievi votivi greci, poiché quasi tutti presentano caratteristiche assai peculiari e in taluni le scene raffigurate non si prestano a una facile interpretazione. Particolare attenzione è stata dedicata a un poco noto esemplare del Museo Nazionale di Napoli, di provenienza incerta, ma verosimilmente rinvenuto in area vesuviana; in esso l’A. riconosce un rilievo ufficiale e propone un’inedita lettura della scena raffigurata.
ANNAMARIA COMELLA: Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico- Artistiche, Università degli Studi di Cagliari -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
GIULIA SARULLO, Labirinti a Pompei: a proposito di CIL IV 2331
Il mito che vede protagonisti i figli di Minosse era molto popolare a Pompei e nel mondo romano in generale, come dimostrano i numerosi esempi di pitture parietali che rappresentano le diverse scene del mito e i mosaici labirintici. Tra le numerose testimonianze, il graffito LABYRINTHVS HIC HABITAT MINOTAVRVS (CIL IV 2331) è il primo caso in cui il termine “labirinto” viene esplicitamente associato al simbolo universalmente noto come tale e testimonia, per la prima volta in Italia, il legame tra il simbolo, il termine e il mito del Minotauro. Di questo graffito non rimangono che i disegni realizzati nella seconda metà dell’Ottocento, che vengono qui riprodotti e commentati. Molti studiosi si sono interrogati sul motivo della presenza di una simile iscrizione nella Casa di Marco Lucrezio. Se l’ipotesi dello scherzo da parte di un estraneo appare alquanto improbabile, non si può escludere che l’appellativo Minotaurus fosse riferito al padrone di casa. GIULIA SARULLO: Istituto di Scienze dell’Uomo del Linguaggio e dell’Ambiente Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, via Carlo Bo, 1, 20143 Milano -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
LOREDANA MANCINI, Marmi dalla Grecia. Dal Museo Borgiano al Museo Nazionale di Napoli
La collezione di antichità allestita dal cardinale Stefano Borgia a Velletri nella seconda metà del Settecento, e trasferita nel Real Museo Borbonico dopo la sua morte, comprende alcuni manufatti in marmo (rilievi funerari e votivi) provenienti dalla Grecia. Lo studio tipologico e stilistico di questi oggetti, incrociato con lo spoglio della documentazione manoscritta, permette di ricostruire i canali attraverso i quali essi giunsero nel Museo Borgiano e di verificare un intreccio tra passione antiquaria e interessi di storia naturale dal parte del suo promotore. Attraverso l’analisi della corrispondenza tra il Cardinale e altri eruditi, l’indagine sul Museo Veliterno permette inoltre di tracciare un profilo di un più ampio fenomeno culturale: la “riscoperta” della Grecia nell’Europa del XVIII secolo. LOREDANA MANCINI:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
ANNALISA MARZANO, Non solo vino campano. La pastio villatica e una rivalutazione della navigazione nell’antichità.
Campania was renowned in antiquity for the luxury villas that dotted its coast and for its fertile agriculture. Its wine was exported widely across the empire, reaching as far as the Egyptian Eastern Desert, but this was not the only product of Campanian villas to reach Egypt via the port of Puteoli. The discovery of escargot imported from Italy at Berenike and at Mons Claudianus is to date the only known case of pastio villatica for export. But, more importantly, this discovery sheds new light on the question of the sailing season in antiquity, since the escargot, exported alive, reached Egypt in winter. This fact has far-reaching implications for our understanding of the nature of the Roman economy.
ANNALISA MARZANO: Department of Classics, University of Reading -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
LUDIVINE BEAURIN, Isis-Fortuna à Pompéi: le succès d’une déesse intégrée Isis-Fortuna est une des facettes les plus populaires d’Isis à l’époque romaine. Cette constatation est particulièrement visible à Pompéi dont la vie quotidienne a été cristallisée par l’éruption de 79 ap. J.-C. À travers l’étude d’un corpus documentaire varié, on remarque un certain engouement pour Isis-Fortuna dans la cité. En effet, plus de la moitié des représentations figurées d’Isis à Pompéi sont des Isis- Fortuna. On pourrait ainsi s’interroger sur les raisons du succès de cette divinité d’origine étrangère.
L’étude de l’iconographie et des fonctions de la déesse à Pompéi montre en réalité qu’Isis-Fortuna n’a plus grand chose à voir avec l’Isis pharaonique et qu’elle est bel et bien une déesse gréco-romaine.
L’examen des contextes de découverte du mobilier révèle une forte représentation de la déesse en milieu domestique tandis qu’elle est absente du sanctuaire de la cité. Isis-Fortuna connaît en effet un franc succès dans la composition des panthéons domestiques des Pompéiens. Rappelons cependant que cet engouement n’est pas hors norme et qu’il place seulement Isis-Fortuna au même niveau que les autres divinités gréco-romaines choisies pour protéger le foyer. Ainsi, Isis-Fortuna apparaît comme une déesse protectrice du foyer avec un fort pouvoir apotropaïque. De même, il faut noter que la majorité des fidèles ne sont pas des étrangers mais des Pompéiens appartenant à toutes les strates sociales de la cité. Toutes ces constatations montrent à quel point Isis-Fortuna était une déesse parfaitement intégrée à Pompéi.
LUDIVINE BEAURIN:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
EMILIE THIBAUT, Vénus: une «déesse de l’amour» à Pompéi et à Herculanum? Dans l’esprit populaire, il est trop généralement attribué à Vénus d’être une simple déesse de l’amour.
L’exceptionnelle conservation des sites de Pompéi et d’Herculanum, et, par conséquent, la richesse des témoignages épigraphiques comme la merveilleuse conservation des vestiges et leur étendue soulignent l’impérieuse nécessité d’une approche plus critique de cette déesse.
Les quelques réflexions de cet article découlent également d’un contexte historique fort intéressant au cours duquel les deux cités conservèrent les diverses couches de civilisations issues de vagues successives d’envahisseurs qui ont déferlé en Campanie. Elles soulignent l’importance que Vénus possède à se retrouver au croisement de l’hellénisme et de la romanité. Elles découlent de plus, des recherches effectuées par Gabriela Pironti et Vinciane Pirenne-Delforge sur l’Aphrodite grecque. La finalité raisonnée de cette démarche participe à l’élaboration d’un regard nouveau sur une déesse à diverses facettes, dont il n’est pas question qu’elle soit perçue comme une déesse de l’amour. EMILIE THIBAUT: 64 rue Amiral Courbet, 80000 Amiens -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. . fr
GIANLUCA SORICELLI, Un calice in terra sigillata da Alife
Si presenta un calice in terra sigillata attribuibile alla serie cd. “tardo-puteolana decorata a rilievo”. Il rinvenimento alifano e l’attribuzione a questa serie di alcuni materiali di recente editi da Aquino (Lazio) e da Troia (Asia Minore) suggeriscono la prolificità e l’ampia distribuzione conosciuta dai prodotti di questa officina. GIANLUCA SORICELLI: via Cilea 280, 80127 Napoli -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
ANGELO RUSSI, Claudio Ferone (1950-2008)
CLAUDIO FERONE, Suessula. Bilancio degli studi a centodiciotto anni dalla
pubblicazione della seconda edizione del Campanien di K.J. Beloch
GIUSEPPE GIARRIZZO, Locale e globale
ARIANNA VERNILLO, Nuovi documenti sulla collezione Serafino e sui materiali protostorici da Striano
MICHAEL CRAWFORD, Remondini, Gori and the inscriptions of Nola
ROSALBA ANTONINI, Sann. mirikui da Marcianise (CE). A complemento, uno sguardo alle implicazioni del testo (e oltre)
ANNAMARIA COMELLA, I rilievi votivi greci dalla Campania
GIULIA SARULLO, Labirinti a Pompei: a proposito di CIL IV 2331
LOREDANA MANCINI, Marmi dalla Grecia. Dal Museo Borgiano al Museo Nazionale di Napoli
ANNALISA MARZANO, Non solo vino campano. La pastio villatica e una rivalutazione della navigazione nell’antichità
LUDIVINE BEAURIN, Isis-Fortuna à Pompéi: le succès d’une déesse intégrée
EMILIE THIBAUT, Vénus: une «déesse de l’amour» à Pompéi et à Herculanum?
GIANLUCA SORICELLI, Un calice in terra sigillata da Alife
Recensioni: L. Braccesi - F. Raviola, La Magna Grecia (MAURIZIO BUGNO)
- G. Vitolo (ed.), Bartolommeo Capasso. Storia, filologia, erudizione nella Napoli dell’Ottocento (EDUARDO FEDERICO) - P.G. Guzzo,
Pompei. Storia e paesaggi della città antica (FELICE SENATORE) - A. Marzano, Roman Villas in Central Italy. A social and Economic History
(HELGA DI GIUSEPPE)
ABSTRACTS
ANGELO RUSSI, Claudio Ferone (1950-2008)
L’A. offre ai lettori un ricordo dello studioso recentemente scomparso ripercorrendone la carriera accademica e gli interessi scientifici, mai disgiunti dauna profonda umanità. Viene, inoltre, presentata per la prima volta la bibliografiacompleta del Ferone, frutto di un’intensa attività di studio durata oltre trent’anni. ANGELO RUSSI: Dipartimento di storia e metodologia comparate, Università degli Studi dell’Aquila, via Roma 33, 67100 L’Aquila -
CLAUDIO FERONE, Suessula. Bilancio degli studi a centodiciotto anni dalla pubblicazione della seconda edizione del Campanien di K.J. Beloch L’articolo prende spunto dal capitolo dedicato dal Beloch a Suessula nella seconda edizione del Campanien (1890) e, ripercorrendo le vicende storiche della città campana, traccia un bilancio critico degli studi, con particolare attenzione alle più importanti acquisizioni offerte dai recenti scavi archeologici.
GIUSEPPE GIARRIZZO, Locale e globale
Il futuro della ‘storia locale’ si iscrive nel presente travaglio della storiografia occidentale di promuovere la storia universale a ‘storia globale’. Il percorso auspicato è la rivisitazione delle idee di umanità e di natura, in un ostinato confronto tra linguaggi, verbali e no - nella consapevolezza che dietro ogni scrittura sta l’oralità, che è fatta di suoni e di immagini. E che l’antropologia tragga dalla storia
GIUSEPPE GIARRIZZO: via S. Agnese 8, 95125 Catania -
ARIANNA VERNILLO, Nuovi documenti sulla collezione Serafino e sui materiali protostorici da Striano
Nel 1890 G. Serafino stilò un inventario di reperti fittili e metallici, rinvenuti casualmente nel giardino dell’omonima villa a Striano. La raccolta di manufatti fu ampliata negli anni successivi dal fratello Antonio Serafino e giunse all’allora «Museo Nazionale e degli Scavi di Antichità di Napoli e Pompei» nel 1903, accompagnata dal suddetto inventario manoscritto di otto pagine e da una lettera dell’Ispettore I. Dall’Osso, che ne ufficializzava la donazione. G. Serafino fece una distinzione dei reperti in due classi (terrecotte e metalli): nella classificazione del vasellame fittile, alle forme aperte fanno seguito quelle chiuse, i manufatti in metallo, invece, in numero verosimilmente inferiore non sono organizzati secondo un intento elencativo. Se da un lato il manoscritto Serafino ha un alto valore storico-documentario come inventario dei reperti di famiglia, dall’altro fornisce utili informazioni sulla localizzazione dell’antica necropoli protostorica di Striano. A tal fine, le indicazioni toponomastiche contenute nelle sintetiche descrizioni dei reperti sono state confrontate con le segnalazioni di ritrovamento nel comprensorio di Striano fornite dal carteggio tra l’ispettore I. Dall’Osso la direzione del museo napoletano a partire dal febbraio 1903, con le testimonianze dirette degli abitanti più anziani e con la cartografia della città a disposizione. ARIANNA VERNILLO:
MICHAEL CRAWFORD, Remondini, Gori and the inscriptions of Nola
The article uses the evidence of two letters from G. Remondini to A.F. Gori to establish the text of H. Rix, Sabellische Texte, Cm 7 = Imagines Italicae, Nola 2
MICHAEL CRAWFORD:
ROSALBA ANTONINI, Sann. mirikui da Marcianise (CE). A complemento, uno sguardo sulle implicazioni del testo (e oltre).
Il documento è l’unico indigeno di età preromana da Marcianise. Molto breve, non si è attirato studi specifici ma solo una parte di secondo piano negli studi del settore, seppure questa appaia tutt’altro che coerente sul piano sia filologico sia linguistico.
Tale situazione esigeva un riesame complessivo a partire dall’esame autoptico del testo, ormai da quasi un secolo fra i desiderata insieme a un’iconografia aggiornata dello stesso (si pubblicano qui per la prima volta fotografie e facsimile); il controllo autorizza conferme ma anche chiarimenti e novità rispetto alla tradizione editoriale in oggetto.
Acquisito il dato di base, è stato possibile avviarsi all’indagine linguistica, finora pressoché trascurata e laterale ad altro. Il testimone si rivela un contenitore di insospettate problematiche che vanno a inserirsi nell’orizzonte di un italico composito e stratificato, nel quale s’insinuano saltuari discontinui riscontri selezionati, forse, anche da una storia in gran parte da scrivere ROSALBA ANTONINI: via Urbinate 138, loc. Trasanni, 61029 (PU) -
ANNAMARIA COMELLA, I rilievi votivi greci dalla Campania
Quando tra i Romani si diffuse l’interesse per le opere d’arte greche, molti rilievi votivi furono strappati al loro originario contesto per essere trasferiti, tramite il commercio antiquario, nelle case e nelle ville di ricchi proprietari, soprattutto dell’Urbe e della Campania, dove ricevettero la nuova funzione di oggetti d’arredo. Per quanto riguarda le problematiche concernenti la ricontestualizzazione di tali monumenti nelle dimore romane, gli esemplari rinvenuti a Pompei, analizzati dall’A. in altri recenti contributi, sono di fondamentale importanza, dal momento che furono trovati nel posto in cui stavano al momento dell’eruzione del Vesuvio. Di quelli portati alla luce in altri siti della Campania (Ercolano, Vico Equense, Cuma, Mondragone, Teano Sidicino), esaminati in questa sede, non si hanno dati relativi ai contesti di ritrovamento; essi, tuttavia, possono offrire qualche elemento per capire se la loro acquisizione da parte dei ricchi proprietari fosse stata determinata, o no, da precise scelte iconografiche. Gli esemplari dalla Campania, inoltre, sono di rilevante interesse per quanto riguarda propriamente lo studio iconografico e stilistico dei rilievi votivi greci, poiché quasi tutti presentano caratteristiche assai peculiari e in taluni le scene raffigurate non si prestano a una facile interpretazione. Particolare attenzione è stata dedicata a un poco noto esemplare del Museo Nazionale di Napoli, di provenienza incerta, ma verosimilmente rinvenuto in area vesuviana; in esso l’A. riconosce un rilievo ufficiale e propone un’inedita lettura della scena raffigurata.
ANNAMARIA COMELLA: Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico- Artistiche, Università degli Studi di Cagliari -
GIULIA SARULLO, Labirinti a Pompei: a proposito di CIL IV 2331
Il mito che vede protagonisti i figli di Minosse era molto popolare a Pompei e nel mondo romano in generale, come dimostrano i numerosi esempi di pitture parietali che rappresentano le diverse scene del mito e i mosaici labirintici. Tra le numerose testimonianze, il graffito LABYRINTHVS HIC HABITAT MINOTAVRVS (CIL IV 2331) è il primo caso in cui il termine “labirinto” viene esplicitamente associato al simbolo universalmente noto come tale e testimonia, per la prima volta in Italia, il legame tra il simbolo, il termine e il mito del Minotauro. Di questo graffito non rimangono che i disegni realizzati nella seconda metà dell’Ottocento, che vengono qui riprodotti e commentati. Molti studiosi si sono interrogati sul motivo della presenza di una simile iscrizione nella Casa di Marco Lucrezio. Se l’ipotesi dello scherzo da parte di un estraneo appare alquanto improbabile, non si può escludere che l’appellativo Minotaurus fosse riferito al padrone di casa. GIULIA SARULLO: Istituto di Scienze dell’Uomo del Linguaggio e dell’Ambiente Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, via Carlo Bo, 1, 20143 Milano -
LOREDANA MANCINI, Marmi dalla Grecia. Dal Museo Borgiano al Museo Nazionale di Napoli
La collezione di antichità allestita dal cardinale Stefano Borgia a Velletri nella seconda metà del Settecento, e trasferita nel Real Museo Borbonico dopo la sua morte, comprende alcuni manufatti in marmo (rilievi funerari e votivi) provenienti dalla Grecia. Lo studio tipologico e stilistico di questi oggetti, incrociato con lo spoglio della documentazione manoscritta, permette di ricostruire i canali attraverso i quali essi giunsero nel Museo Borgiano e di verificare un intreccio tra passione antiquaria e interessi di storia naturale dal parte del suo promotore. Attraverso l’analisi della corrispondenza tra il Cardinale e altri eruditi, l’indagine sul Museo Veliterno permette inoltre di tracciare un profilo di un più ampio fenomeno culturale: la “riscoperta” della Grecia nell’Europa del XVIII secolo. LOREDANA MANCINI:
ANNALISA MARZANO, Non solo vino campano. La pastio villatica e una rivalutazione della navigazione nell’antichità.
Campania was renowned in antiquity for the luxury villas that dotted its coast and for its fertile agriculture. Its wine was exported widely across the empire, reaching as far as the Egyptian Eastern Desert, but this was not the only product of Campanian villas to reach Egypt via the port of Puteoli. The discovery of escargot imported from Italy at Berenike and at Mons Claudianus is to date the only known case of pastio villatica for export. But, more importantly, this discovery sheds new light on the question of the sailing season in antiquity, since the escargot, exported alive, reached Egypt in winter. This fact has far-reaching implications for our understanding of the nature of the Roman economy.
ANNALISA MARZANO: Department of Classics, University of Reading -
LUDIVINE BEAURIN, Isis-Fortuna à Pompéi: le succès d’une déesse intégrée Isis-Fortuna est une des facettes les plus populaires d’Isis à l’époque romaine. Cette constatation est particulièrement visible à Pompéi dont la vie quotidienne a été cristallisée par l’éruption de 79 ap. J.-C. À travers l’étude d’un corpus documentaire varié, on remarque un certain engouement pour Isis-Fortuna dans la cité. En effet, plus de la moitié des représentations figurées d’Isis à Pompéi sont des Isis- Fortuna. On pourrait ainsi s’interroger sur les raisons du succès de cette divinité d’origine étrangère.
L’étude de l’iconographie et des fonctions de la déesse à Pompéi montre en réalité qu’Isis-Fortuna n’a plus grand chose à voir avec l’Isis pharaonique et qu’elle est bel et bien une déesse gréco-romaine.
L’examen des contextes de découverte du mobilier révèle une forte représentation de la déesse en milieu domestique tandis qu’elle est absente du sanctuaire de la cité. Isis-Fortuna connaît en effet un franc succès dans la composition des panthéons domestiques des Pompéiens. Rappelons cependant que cet engouement n’est pas hors norme et qu’il place seulement Isis-Fortuna au même niveau que les autres divinités gréco-romaines choisies pour protéger le foyer. Ainsi, Isis-Fortuna apparaît comme une déesse protectrice du foyer avec un fort pouvoir apotropaïque. De même, il faut noter que la majorité des fidèles ne sont pas des étrangers mais des Pompéiens appartenant à toutes les strates sociales de la cité. Toutes ces constatations montrent à quel point Isis-Fortuna était une déesse parfaitement intégrée à Pompéi.
LUDIVINE BEAURIN:
EMILIE THIBAUT, Vénus: une «déesse de l’amour» à Pompéi et à Herculanum? Dans l’esprit populaire, il est trop généralement attribué à Vénus d’être une simple déesse de l’amour.
L’exceptionnelle conservation des sites de Pompéi et d’Herculanum, et, par conséquent, la richesse des témoignages épigraphiques comme la merveilleuse conservation des vestiges et leur étendue soulignent l’impérieuse nécessité d’une approche plus critique de cette déesse.
Les quelques réflexions de cet article découlent également d’un contexte historique fort intéressant au cours duquel les deux cités conservèrent les diverses couches de civilisations issues de vagues successives d’envahisseurs qui ont déferlé en Campanie. Elles soulignent l’importance que Vénus possède à se retrouver au croisement de l’hellénisme et de la romanité. Elles découlent de plus, des recherches effectuées par Gabriela Pironti et Vinciane Pirenne-Delforge sur l’Aphrodite grecque. La finalité raisonnée de cette démarche participe à l’élaboration d’un regard nouveau sur une déesse à diverses facettes, dont il n’est pas question qu’elle soit perçue comme une déesse de l’amour. EMILIE THIBAUT: 64 rue Amiral Courbet, 80000 Amiens -
GIANLUCA SORICELLI, Un calice in terra sigillata da Alife
Si presenta un calice in terra sigillata attribuibile alla serie cd. “tardo-puteolana decorata a rilievo”. Il rinvenimento alifano e l’attribuzione a questa serie di alcuni materiali di recente editi da Aquino (Lazio) e da Troia (Asia Minore) suggeriscono la prolificità e l’ampia distribuzione conosciuta dai prodotti di questa officina. GIANLUCA SORICELLI: via Cilea 280, 80127 Napoli -