senza_chiu_terra_la_moresca_pTitolo: Senza chiu' terra
Autore/i: Vari
Esecuzione: La Moresca
Produzione: Dunya Records
Prezzo: Euro 15,50
Disponibilità: In commercio

 


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Musicisti ispirati e valenti, i componenti de La Moresca sanno prodursi in una dimensione acustica tersa e sfolgorante, che riesce a far convivere il sacro ed il profano, il rigore interpretativo con la gioia di fare musica inteso come puro piacere. Senza cchiù terra sembra essere un lavoro dedicato a chi tenta disperatamente e vanamente di adeguarsi a modelli attuali ma inesistenti, spesso perdendo di vista la percezione delle cose autentiche.
Poco tempo dopo l'uscita dell'eccellente Tarantella storta di Antonello Paliotti (qui presente in veste di ospite in tre brani) la Dunya Records si immerge nuovamente nei suoni del Sud d'Italia con un nuovo, sorprendente, disco de La Moresca, gruppo campano di grande spessore artistico. Senza cchiù terra si inserisce sulle tracce del precedente Saracenia (FY 5033) ampliandone le prospettive e dando, se possibile, ancora più forza e sentimento all'immaginario musicale dell'ensemble. Anche stavolta vengono lasciati da parte gli occhieggiamenti a sonorità falsamente internazionali a favore di un opportuno e necessario scandagliamento della tradizione, a partire dall'uso del dialetto, non soltanto inteso come elemento di coloritura, ma come fonte principale da cui attingere ispirazione. Il richiamo alla terra d'origine è forte e non casuale, e non è certo un controsenso che il brano d'apertura, Senza cchiù terra, che dà il titolo al cd, sia dedicato proprio a tutti quei lavoratori stagionali di colore che sono costretti a "perdere" la propria terra per motivi di guerra o di fame, per approdare nei nostri cosiddetti paesi "civili" senza che venga loro riconosciuto alcun diritto.
L'attualità di taluni testi non deve sorprendere, perché La Moresca ha sempre mantenuto ben vivo il contatto con la realtà che la circonda, non mancando mai di far sentire la propria voce attraverso brani di denuncia sociale. Si spiega così anche la ballata ispirata alla condizione secolare di Napoli, città sfruttata e al contempo amata, sedotta ma non abbandonata da culture e influenze assai diverse. Accanto alla cruda realtà trovano comunque spazio delicati e malinconici canti di chi ha perduto l'amore o è stato fortemente contrastato nei propri sentimenti, gioiosi brani dedicati alla festa e altri incentrati sui momenti rituali (la terapia coreutica-musicale del tarantismo, dove si respira un'atmosfera erotica e sacra al tempo stesso) della comunità. Nei brani strumentali si avverte un'aggraziata fusione di stili che apre al resto del Mediterraneo, senza perdersi però nel grande mare di quei suoni, stili, influenze e percorsi che da sempre lo caratterizzano.

 

Elenco dei brani:
1. Senza cchiù terra. 3'31"
2. Pe trènda carlini. 2'02
3. Giro di danza. 3'38
4. Colori di Primavera. 3'29
5. Nascette na' Sirena. 3'31
6. Santu Paulu meu. 4'59
7. Mi votu e mi rivotu. 2'48
8. Fèsta. 3'36
9. Morrese. 4'40
10. Quann' na luce janca. 4'07
11. Fosse c' 'a terra. 3'52
12. Lu voju Rusiéllu. 4'43

 

I Musicisti:
Vittorio Acone, voce
Luciano Carotenuto, flauto traverso, ottavino, fisarmonica
Paolo Di Giorgio, chitarra classica, bouzouki, voce
Francesco Migliaccio, tammorre, tamburelli, fisarmonica, organetto
Giovanni Migliaccio, tammorre, tamburelli, chitarra classica, mandola, voce
Alfredo Notarloberti, violino
Clotilde Punzo, voce
Fabio Roselli, darbouka, djembé, percussioni
Stefano Ulisse, contrabbasso

Ospiti:
Evangelista, chitarra portoghese, tammorra, big-bottle drum, mandolino, oud (1,4,5,7,12);
A. Paliotti, chitarra classica, chitarra battente (2,6,9);
M. Squillante, mandolino (3,9,10).

 


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