Autori: Giovan Battista Alfano, Antonio Parascandola
Curatore: Corrado Buondonno
Titolo: Il Vesuvio e le sue eruzioni
Sottotitolo: Dagli appunti lasciati dagli autori
Con il commento di Giuseppe Luongo
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 28 x 11); 464 pagine; 6 immagini a colori e 36 in b/n; copertina stampata su carta Acquerello avorio, interni stampati su carta avorio
Luogo, Editore, data: Napoli, Doppiavoce, 2015
ISBN: 9788889972533
Prezzo: Euro 40,00
Disponibilità: In commercio
Alquanto singolari le vicende che hanno accompagnato per più di novanta anni, dagli anni 20 del 1900 al 2011, la impostazione, la prima stesura e raccolta di appunti, lo sviluppo, e infine la redazione e la presentazione per la stampa di questo trattato "inedito" di Giovanni Battista Alfano e Antonio Parascandola su Il Vesuvio e le sue eruzioni.
Un trattato "completo" nel desiderio dei due Autori che hanno attraversato il '900 dedicando al Vesuvio grandissima parte della loro attività scientifica, e nel quale la visione innata del naturalista si completa con il rigore del ricercatore che anche padroneggia un ampio arco disciplinare, come si desume dalla lettura del testo, scorrendo i rispettivi curricula dei due Autori, e come ben sa chi ha avuto modo di conoscerli.
Dalla presentazione di Corrado Buondonno
La stampa di questo volume, scritto a quattro mani da Alfano e Parascandola negli anni '50, ha l'obiettivo di registrare il clima culturale nel quale si sviluppava la ricerca vulcanologica all'ombra del Vesuvio, attraverso il lavoro appassionato dei due studiosi che hanno partecipato attivamente allo sviluppo della scuola napoletana. A Napoli la vulcanologia, grazie alla presenza dell'Osservatorio Vesuviano, si svilupperà secondo due filoni, l'uno privilegiando le discipline dolci delle scienze della natura e l'altro delle scienze dure come fisica e chimica.
Il confronto permanente all'Osservatorio Vesuviano e all'Università di Napoli tra i due settori di ricerca e le loro intersezioni produrranno un ambiente di ricerca in vulcanologia unico in Italia.
Dal commento di Giuseppe Luongo