La_Camorra_sono_io_pAutore: Roberto Russo
Titolo: La Camorra sono io.
Prefazione di Amato Lamberti
Presentazione di Giuseppe Giorgio
Descrizione: Edizione rilegata, in formato 8° (cm 21 x 14); 88 pagine.
Luogo, Editore, data: Napoli, Graus, maggio 2007
Collana: Gli specchi di Narciso
Prezzo: Euro 10,00
ISBN: 978-88-8346-179-8
Disponibilita': In commercio

 


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A Napoli non ci sono innocenti. A Napoli siamo tutti colpevoli. E se, sulle responsabilita' personali, sono inevitabili dei distinguo, su quelle sociali, storiche ed etiche della classe borghese non ci sono dubbi: La Camorra siamo (anche) noi.
'La Camorra sono io' è un testo teatrale, con venature di giallo e un doppio finale a sorpresa. L'agile drammatizzazione, spesso comica, sarcastica e sempre surreale, coglie le diverse voci della citta' che parlano lo stesso linguaggio dell'illegalita' diffusa.

L'azione si svolge in un teatro. È una serata di beneficenza dedicata sia alle famiglie delle vittime della faida di Scampia, che a quelle dei killers latitanti che, quelle stesse vittime, hanno prodotto. In quest'uditorio, nel quale spiccano il I Boss con la moglie e un II Boss, fa improvvisamente irruzione un classico personaggio della societa' civile, un Borghese che, in una sorta di outing, rivendica la propria ideale appartenenza a un modo di agire, consortile ed omertoso, tipico del Sistema Camorra. Il confronto che ne scaturira' portera' in luce ciò di cui tutti parlano ma che raramente è stato evidenziato: a Napoli non esistono zone franche. Il Mostro è dentro di noi. È un Mostro prodotto non solo dal bisogno ma, troppo spesso, anche da una Cultura ambigua verso le Regole, la Legge e lo Stato. È la Cultura della tanto vantata furbizia (o 'Cazzimma', come diciamo noi) e dell'auto indulgente 'Creativita''. È la Cultura della costante ricerca di un Padre sia esso un Re, un Sindaco o un Calciatore di talento.
Leggendo il doppio finale a sorpresa de 'La Camorra sono io', grottesco e simbolico, viene spontaneo parafrasare un verso de 'La Canzone del Maggio' di De Andrè: 'Anche se noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti''.

 


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