Autore: Francesco Saverio Nitti
Titolo: Meditazioni dell'esilio
Seconda edizione
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 24 x 16,5); 516 pagine; fioriture alle copertine; lievi gore d'acqua alla copertina anteriore
Luogo, Editore, data: Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1947
Disponibilita': No
Meditazioni dell’esilio è una raccolta di saggi su vari argomenti scritti durante la prigionia in Germania.
Frutto della drammatica esperienza umana vissuta dal Nitti, ormai avanzato negli anni, prigioniero della Gestapo dall’agosto del 1943 all’aprile del 1945, prima nel castello tirolese di Itter e poi nell’albergo alpino di Hirshegg.
L’elemento costante è il rifiuto di cedere ai colpi della sventura e al disagio spirituale; è la volontà di sopravvivere, non solo fisicamente (i legami e gli affetti familiari sono continuamente presenti nelle pagine nittiane), ma intellettualmente: volontà dunque di non perdere il contatto con il senso degli avvenimenti e poter così contribuire validamente alla ricostruzione.
Nella caratterizzazione delle figure che animano la prigione dorata di Itter e di Hirscegg, nelle conversazioni con i grandi della Terza repubblica francese (Reynaud, Daladier, il generale Gamelin, Jouhaux), nell’ansia e nell’avidità con cui Nitti attende, analizza, discute le notizie sugli avvenimenti europei, nel giudizio severo, che giunge talvolta a punte di grande asprezza, dato sul comportamento degli italiani, suoi compagni di prigionia, e ancor più nella riflessione su argomenti apparentemente disparati, incombe continuamente, in modo quasi ossessivo e vissuto fino al limite della depressione psichica, il sentimento della tragedia dell’Europa, e la nostalgia per un mondo di valori che la violenza degli uomini e delle cose ha disperso.
Frutto della drammatica esperienza umana vissuta dal Nitti, ormai avanzato negli anni, prigioniero della Gestapo dall’agosto del 1943 all’aprile del 1945, prima nel castello tirolese di Itter e poi nell’albergo alpino di Hirshegg.
L’elemento costante è il rifiuto di cedere ai colpi della sventura e al disagio spirituale; è la volontà di sopravvivere, non solo fisicamente (i legami e gli affetti familiari sono continuamente presenti nelle pagine nittiane), ma intellettualmente: volontà dunque di non perdere il contatto con il senso degli avvenimenti e poter così contribuire validamente alla ricostruzione.
Nella caratterizzazione delle figure che animano la prigione dorata di Itter e di Hirscegg, nelle conversazioni con i grandi della Terza repubblica francese (Reynaud, Daladier, il generale Gamelin, Jouhaux), nell’ansia e nell’avidità con cui Nitti attende, analizza, discute le notizie sugli avvenimenti europei, nel giudizio severo, che giunge talvolta a punte di grande asprezza, dato sul comportamento degli italiani, suoi compagni di prigionia, e ancor più nella riflessione su argomenti apparentemente disparati, incombe continuamente, in modo quasi ossessivo e vissuto fino al limite della depressione psichica, il sentimento della tragedia dell’Europa, e la nostalgia per un mondo di valori che la violenza degli uomini e delle cose ha disperso.