Curatrice: Marina Azzinnari
Titolo: Napoli Capitale Europea
Sottotitolo: Tracce nel Grande Archivio
Con la collaborazione di Giuliana Ricciardi
Catalogo della mostra permanente inaugurata il 14 aprile 2012 nella Sala Filangieri dell'Archivio di Stato di Napoli
Descrizione: Volume in formato 4° (cm 29,7 x 21); 340 pagine.
Luogo, Editore, data: Pozzuoli (NA), Paparo, 2012
Disponibilità: No
La mostra permanente Napoli capitale europea. Tracce nel Grande Archivio di Napoli, un reportage di 15 secoli di storia documentata, testimonia l’importanza del Grande Archivio napoletano, nel quale sono conservati documenti di Napoli città nella storia, e di Napoli da capitale europea a metropoli regionale;
ripercorre, con intento didattico e divulgativo, per grandi periodi storici le vicende napoletane e meridionali, dall’età ducale, attraverso la fase unitaria, fino al secolo XX. Destinata in primo luogo al mondo della scuola, realizza l’obiettivo dell’apertura permanente anche a un pubblico non specialistico.
Sono esposti documenti e cimeli di particolare rilievo tra cui il codice di Santa Marta, la Carta Lapidaria, i sigilli di Federico II di Svevia e di Sergio VII ultimo duca di Napoli, il testamento di Ferdinando Cortes, il libro del Parlamento Generale del Regno di Napoli del 1628, i libri miniati delle matricole dell’arte della seta, il diario di Maria Carolina d’Austria, la costituzione della Repubblica napoletana del 1799, la condanna di Gioacchino Murat nel castello di Pizzo del 1815, la minuta della Costituzione del 1848, le relazioni sulle Quattro Giornate di Napoli, insieme a ritratti di sovrani, vedute e rappresentazioni cartografiche della città di Napoli.
Istituito come Archivio Generale nel 1808 nella sede di Castelcapuano, il Grande Archivio ha sede dal 1845 nell’ex convento dei santi Severino e Sossio, nel cuore della Napoli antica, sorto a partire dal IX secolo nella regione nilensi dei Platani in una delle più grandi insule del centro storico. Ancora oggi, il muro che costeggia vico san Severino testimonia l’isolamento delle zone conventuali della Napoli medievale e moderna.
Grandioso complesso monumentale e documentale che comprende beni documentari, bibliografici, storico artistici e architettonici, è esso stesso un bene culturale musealizzato da ripercorrere, un documento.
È anche uno dei più significativi esempi di struttura monastica trasformata per accogliere la sede di una prestigiosa istituzione pubblica.
Dalla introduzione di Imma Ascione, Direttore dell’Archivio di Stato di Napoli
Dalle pagine di questo volume, grazie alla pubblicazione delle testimonianze presenti nel Grande Archivio di Napoli, emerge una città di straordinario interesse, «lontana anni luce dai cliché abusati e dalle oleografie, testimoniata da documenti inconfutabili e veritieri. Ritroviamo un Napoli antichissima, precedente l’arrivo dei re normanni, dove il ducato bizantino e la sua corte di curiali rappresentano il lontano potere imperiale di Costantinopoli, prima della trasformazione del territorio in uno Stato autonomo a tutti gli effetti. Comincia così il destino della città più a lungo capitale – in epoche medioevale e moderna – per settecentotrenta anni, di ogni altra Italia, prima fila tra le grandi metropoli europee.
Basterebbe la figura di Federico II di Svevia ad assicurare a Napoli un posto di assoluto prestigio nella storia: il re-imperatore assurge a simbolo della città sul frontone dell’Ateneo da lui fondato, la più antica Università statale del mondo. Con Federico II Napoli proclama un’indipendenza dalla Roma pontificia, che rimarrà nel suo dna per molti secoli a venire, alimentando le radici di un giurisdizionalismo che troverà la sua massima espressione fra XVII e XVIII secolo. Neppure la dinastia angioina, per certi versi così ligia al papato, riuscirà ad intaccare mentalità ed atteggiamenti ormai acquisiti e consolidati».