Madre_di_Pieta_pAutore: Beatrice Cecaro
Titolo: Madre di pieta'.
Sottotitolo: Amore e morte all'origine della Cappella Sansevero.
Descrizione: Edizione in formato 16° (cm 18 x 12); 204 pagine.
Luogo, Editore, data: Napoli, Alos, febbraio 2010
Collana: Substantia minima. A cura di Bruno Crimaldi
ISBN: 9788888247274
Prezzo: Euro 12,00
Disponibilita': In commercio

 


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Napoli, ottobre 1590: in uno dei palazzi della famiglia di Sangro il musicista Carlo Gesualdo da Venosa fa ammazzare in modo efferato la moglie Maria d'Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa, duca d'Andria, colti in flagrante adulterio.
Allo stesso anno le fonti storiche fanno risalire la costruzione della Cappella dedicata alla Pieta' e poi tanto amata e curata da Raimondo di Sangro, VII principe di Sansevero.


Sul filo delle suggestioni dei luoghi e dei ricordi familiari, l'autrice, con un saggio personale fondato su documenti, riscontri e testimonianze dell'epoca, pazientemente rintracciati in archivi e biblioteche, indaga e si interroga sul vero motivo che ha spinto i di Sangro alla fondazione di questo Tempio.

Emerge un'intricata storia di straordinaria potenza emotiva, finora mai raccontata, che suscitata dall'amore carnale degli amanti Maria e Fabrizio e brutalmente sporcata dal loro sangue, delinea il percorso di una madre alla dolorosa conquista della salvezza eterna del figlio, testimonianza viva per tutti i discendenti della famiglia che non vi può essere vendetta per l'amore reciso, ma solo pieta'.


Un giallo storico di oltre quattro secoli fa. Che si avvia a una svolta, capace di capovolgere luoghi comuni e sedicenti certezze acquisite nell'immaginario collettivo. Protagonisti, la famiglia, i palazzi dei principi di Sansevero e l'omonima cappella oggi meta del turismo culturale di tutto il mondo, attratto dal suo magnetismo ambientale. E poi l'ombra di due omicidi premeditati - una vicenda rutilante di passioni, amore e morte - che si allunga dalla Napoli di fine Cinquecento attraverso il secolo dei Lumi fino ad oggi, alimentando leggende dense di fantasmi e di mistero, studi e opere d'ingegno (romanzi, saggi, film, opere d'arte e musicali) di autori sedotti dal fascino arcano di un complesso e perturbante intreccio.
Due libri, in uscita per le edizioni Alòs (stasera alle 18.30 la duplice presentazione nel Museo Cappella Sansevero, con letture di Amalia Abbisogno e interventi di Mauro Giancaspro, Rosa Rossi, Francesco Balletta, Vincenzo Pacelli, coordinati da Stella Cervasio) gettano ora nuova luce sull'intricata storia dei Sansevero, segnata dal gesto estremo di Carlo Gesualdo, terzo principe di Venosa, che nell'ottobre del 1590 fece trucidare la bella moglie Maria d'Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa, in flagranza di adulterio.
Il primo volume (Madre di Pieta'. Amore e morte all'origine della Cappella Sansevero, pagg. 208, euro 12) è di Beatrice Cecaro, discendente del principe alchimista, che sul filo di una scrittura emotiva, dettata dalle suggestioni dei luoghi e dei ricordi familiari, ricostruisce con il supporto di riscontri e testimonianze dell'epoca le origini tardo-cinquecentesche della Cappella dei di Sangro - ampliata da una sorta di preesistente edicola votiva nota come Pietatella, o della Pieta' - soprattutto attraverso la tragedia di due figure femminili spesso dimenticate: Maria Maddalena Carafa d'Andria, la pia e legittima moglie di Fabrizio; e la madre di lui, Adriana Carafa della Spina (moglie di Giovan Francesco di Sangro, duca di Torremaggiore che aveva dato in affitto la casa scenario del delitto proprio a Gesualdo, il principe assassino), mater dolorosa che con un atto catartico di cristiana pietas volle abbellire l'ampliata cappella, tre anni dopo l'uccisione del figlio (che si ipotizza sia sepolto li', dietro l'altare maggiore).

Il secondo libro è di Eduardo Nappi: si intitola Dai numeri la verita'. Nuovi documenti sulla famiglia, i palazzi e la Cappella dei Sansevero (pagg. 176, euro 25) e fornisce un inestimabile contributo scientifico alla conoscenza piu' oggettiva di due secoli di rapporti e traversie patrimoniali dei Sansevero, delle loro committenze artistico-architettoniche e attivita' di mecenatismo, dello stato dei luoghi da loro abitati prima e dopo l'insediamento della famiglia a Napoli a meta' Cinquecento, accanto a notizie sulla vita privata e gli esperimenti di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero. Sulla scorta di oltre 500 fonti archivistiche pazientemente trascritte dalle scritture contabili degli antichi banchi pubblici napoletani, Nappi rivela cosi' molte notizie inedite che delineano anche la possibilita' di rivedere panorami storici considerati invece definiti. Come l'attribuzione del Cristo velato a Sammartino, corroborata da nuovi documenti (e che l'archeologo Umberto Pappalardo ipotizza essere addirittura il ritratto-sarcofago dello stesso Principe alchimista), o l'identificazione di molte delle simboliche statue seicentesche della Cappella commissionate sin dal primo principe di Sansevero, Paolo di Sangro. Non solo. Nel IV capitolo, dedicato al drammatico u'oricidio di Carlo Gesualdo, Nappi avanza un'ulteriore seducente ipotesi, seguita al ritrovamento dell'atto di registrazione delle nozze tra Gesualdo e Maria d'Avalos, che secondo alcuni studiosi ha smentito l'erronea sedimentazione bibliografica per cui il matrimonio avvenne nella chiesa di San Domenico. Le nozze furono invece celebrate proprio nel nucleo originario dell'attuale Cappella Sansevero. Attigua a un palazzo nell'«Insula» di proprieta' della famiglia di Sangro - documentato dalle polizze rese note da Nappi, e che non è l'attuale Palazzo Sansevero al civico 9 di vico San Domenico - dove Gesualdo sarebbe stato affittuario con la giovane moglie. Massacrata con Fabrizio Carafa in quella residenza fino ad oggi misconosciuta, e che ancora conserva una bella scalinata e un arco aragonesi, teatro della tragedia.
Donatella Trotta
tratto dall'edizione del 2 marzo de Il Mattino

 


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