SI REGALAVANO INFAMIE. Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio - Liliana MadeoAutore: Liliana Madeo
Curatore:
Titolo: Si regalavano infamie
Sottotitolo: Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 21 x 14); 350 pagine
Luogo, Editore, data: Napoli, Tullio Pironti, 2021
Collana: 
ISBN: 9788879377652
Condizioni: nuovo
Note:
Prezzo: Euro 15,00
Disponibilità: In commercio

 


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Due femmes fatales, amiche per la pelle e potenti, fascinose e sfrontate, perfide e magnanime, uscite dai bassifondi e ascese ai vertici della società nella Bisanzio del VI secolo d. C., groviglio di congiure, rivalità, conflitti religiosi, scontri fra Oriente e Occidente. Vedova di un mercante antiocheno e madre di una nidiata di figli, Antonina non è né bella né giovane quando sposa il generale bizantino Belisario (che fu fermato dalle possenti mura di Napoli, e la conquistò nel 536 penetrandovi attraverso l’acquedotto sotterraneo). Antonina subito diventa un personaggio di spicco, rivelandosi capace come nessun’altra donna di rendere possibile l’impossibile. Depone un pontefice e lo fa imprigionare. Manovra perché un altro papa abbandoni Roma, il soglio pontificio, e vada a Bisanzio a misurarsi con la sovrana che al credo da lui promulgato si oppone. Tende un micidiale tranello a uno dei più potenti ministri e lo porta alla rovina. Si innamora di un giovane che insieme con il marito aveva adottato, lo esibisce e nello stesso tempo difende con le unghie e coi denti il suo matrimonio. Tra l’amante e un figlio che ha rivelato a Belisario l’adulterio di cui si è macchiata, sceglie l’amante e perseguita il figlio che verrà imprigionato, torturato. Degli schiavi che hanno messo il generale al corrente della sua tresca amorosa fa sparire persino i resti. Manipolare la verità e uscire indenne dalle situazioni a rischio fra cui si muove le è possibile grazie al sostegno della sovrana di cui è ormai una sorta di alter ego. Si sono conosciute quando Teodora, poco più che ventenne, viene cacciata dal governatore della Pentapoli, di cui era stata l’amante, e torna a casa impiegandoci tre anni, incontrando via via i maestri di dottrina e teologia da cui non si distaccherà mai e che la metteranno in conflitto persino con il marito imperatore, Giustiniano. Una volta a Bisanzio, e diventate mogli dei due uomini ai vertici della società, ricominciano la loro vita. Hanno entrambe assaporato le umiliazioni, le rabbie degli emarginati, e la loro sete di potere, di onori, di ricchezza è inesausta. Con Antonina al fianco, la sovrana si concede piaceri come l’umiliazione di venerabili seniores, di matrone altezzose, di aristocratici schizzinosi davanti alla prospettiva di sposare fanciulle provenienti dal mondo vituperato dello spettacolo. Di lei si serve per accusare, imprigionare, ridurre al lastrico chi non le tributa i dovuti onori. Con lei vigila perché siano efficienti le istituzioni che ha fatto nascere in difesa delle prostitute, a tutela delle vedove, delle attrici “pentite”, delle donne in difficoltà. Antonina, amata, protetta, consultata dal generale è sempre al fianco del marito sui fronti di guerra in Africa, in Italia, in Oriente, e in perenne collegamento con l’amica del cuore. Fino al giorno in cui Teodora muore, nel 548, lasciando – sul tappeto - un suo desiderio da realizzare. Ad Antonina spetta l’ultima parola? E lei la pronuncia. Nel modo più provocatorio che conosca. Con effetti che saranno clamorosi …..

 


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