RITRATTO DI MAGGIO - Domenico Rea

Se Mastriani e la Serao avevano raccontato Napoli e la sua plebe come una massa incosciente e senza orgoglio, sempre pronta allo sberleffo e all’epiteto, Rea capovolge il Vesuvio e prende a schiaffi il pulcinellismo. Disintegra la fiaba del golfo e lascia spazio ai tuguri. Attraverso le vicende di una classe di prima elementare racconta i vicoli oscuri e malsani dei bassi napoletani e l’incolpevole infanzia che subisce le ansie di un popolo in affanno. Senza falsi pietismi Rea scava tra le rughe della Napoli delle fabbriche che cerca la redenzione nonostante la miseria. Una fotografia cruda di Napoli e dintorni senza i filtri che le penne degli scrittori amano applicare. Domenico Rea si schiera dalla parte dei suoi personaggi senza giudicarli, patisce con loro, uno scrittore fuori dalla letteratura folkoristica e di commercio, uno scrittore venuto dal popolo che non mortifica la realtà con la finzione letteraria. Un grande scrittore del Novecento, uno scrittore europeo, Napoli raccontata come pochi altri.