Autore: AA.VV.Curatore: Carmine Abate
Titolo: In questa terra altrove
Sottotitolo: Testi letterari di emigrati italiani in Germania
Presentazione di Tullio De Mauro
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 20,5 x 14,5); 154 pagine
Luogo, Editore, data: Cosenza, Luigi Pellegrini, 1987
Collana: Biblioteca Emigrazione, n. 2
ISBN:
Condizioni: nuovo
Note:
Prezzo: Euro 9,00
Prezzo in offerta: Euro 7,00
Disponibilità: 2 esemplari
Questo volume vuole essere un primo, significativo strumento di approccio alla produzione letteraria in emigrazione, proponendo testi in prosa e in versi scritti, in questi ultimi anni, da emigrati italiani che vivono o hanno vissuto in Germania.
Con realismo critico o autocritico, con ironia o autoironia, con sarcasmo e paradossi, con rabbia e distacco, gli autori scompongono e ricompongono il composito e variegato puzzle del pianeta emigrazione, demolendo l’immagine, così radicata nella tradizione culturale italiana, dell’emigrato (e dell’emigrato autore) come il nostalgico piagnucolone, ammalato d’ ’o sole mio.
Il filo tematico conduttore dell’antologia è rappresentato dall’incessante interrogarsi degli autori sulla propria identità, uno dei problemi più complessi e delicati dell’emigrato di oggi e di sempre.
Ovviamente le risposte risultano fortemente differenziate; ma a ben guardare sono delle non-risposte; sono, come è stato detto citando Montale, “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. In molti testi, trapela l’immagine dell’emigrato che non si sente legato a nessun luogo; né alla nuova terra che lo rifiuta; né alla terra d’origine, che spesso perde ai suoi occhi il contorno spazio-temporale, diventando utopia, spazio vuoto dentro di lui; né altrove. Testi, insomma, che potremmo definire dello spaesamento.
Con realismo critico o autocritico, con ironia o autoironia, con sarcasmo e paradossi, con rabbia e distacco, gli autori scompongono e ricompongono il composito e variegato puzzle del pianeta emigrazione, demolendo l’immagine, così radicata nella tradizione culturale italiana, dell’emigrato (e dell’emigrato autore) come il nostalgico piagnucolone, ammalato d’ ’o sole mio.
Il filo tematico conduttore dell’antologia è rappresentato dall’incessante interrogarsi degli autori sulla propria identità, uno dei problemi più complessi e delicati dell’emigrato di oggi e di sempre.
Ovviamente le risposte risultano fortemente differenziate; ma a ben guardare sono delle non-risposte; sono, come è stato detto citando Montale, “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. In molti testi, trapela l’immagine dell’emigrato che non si sente legato a nessun luogo; né alla nuova terra che lo rifiuta; né alla terra d’origine, che spesso perde ai suoi occhi il contorno spazio-temporale, diventando utopia, spazio vuoto dentro di lui; né altrove. Testi, insomma, che potremmo definire dello spaesamento.
