Autore: Il libro napoletano dei morti Francesco PalmieriFrancesco Palmieri
Titolo: Il libro napoletano dei morti
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 21 x 15); 192 pagine
Luogo, Editore, data: Milano, Mondadori, 2012
Collana: Strade Blu Narrativa Italiana
ISBN: 9788804616153
Disponibilità: NO

 


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Dall’Unità d’Italia alla Prima guerra mondiale, Napoli vive forse il suo periodo più splendido e più buio. Le vicende avventurose dei capitani stranieri, arrivati per difendere la Causa persa dei Borbone, s’intrecciano con quelle di camorristi celebri e dei loro oscuri rapporti con il nuovo Stato italiano.
L’ex capitale si avvia verso il Novecento tra contraddizioni storiche e sociali risolte nel sangue o in un paradossale risveglio culturale. Il suo esito sarà una Belle Epoque che germoglia dalla contiguità di delinquenti e artisti, tra sciantose e “facce patibolari”, fino al drammatico epilogo del processo Cuocolo, in cui finisce moralmente alla sbarra tutta quanta la città.

Ma quando calerà il sipario giudiziario, mentre infuria la Grande Guerra, un clamoroso assassinio in Galleria rivelerà che la camorra non è stata sconfitta. Si è solo trasformata... A narrare l’intera vicenda è la voce intensa e inconciliata del poeta napoletano Ferdinando Russo, riprodotta con sottile abilità da Francesco Palmieri.
Celebre al suo tempo e amato dalle donne, da giornalista don Ferdinando ha coraggiosamente denunciato la malavita ma è stato al contempo attratto dai codici antichi di coraggio della guapparia, fino a divenire guappo egli stesso e a darne prova. Russo cerca il fil rouge che collega i racconti dei Cantastorie napoletani su Rinaldo il Paladino alla tragica fine dei capitani borbonici, o al dramma di poeti e letterati la cui vita si è chiusa col suicidio.

Questo nesso lo ritrova nell’ineffabile enigma della Sirena Partenope, la Nera, l’anima stessa di Napoli, che si rivela nel coltello dei camorristi o irretisce incarnata in quelle sciantose di cui fu vittima egli stesso – prima con un grande amore perso, poi sposando un’altra che invece non amò. Con disincanto lucido e appassionato, e per intercessione di un illustre alter ego letterario, Francesco Palmieri racconta, “come se ci fosse stato”, uno dei tratti più turbolenti e meno indagati della storia napoletana, offrendoci la trascinante ricostruzione di “un’epoca svanita” e di “amori e violenze invece intrinseci e perenni”: un’epopea durata circa sessant’anni, che ancora segna in volto la città e in cui affonda le radici l’attuale irredimibile Gomorra.

 


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