cappella sansevero antonella goliaAutore: Antonella Golia
Titolo: Cappella Sansevero.
Sottotitolo: Tempio della virtù e dell'arte.
Descrizione: In 8°; pp. 104.
Luogo, Editore, data: Taranto, Akroamatikos, 2009
Disponibilità: NO

 


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La Cappella Sansevero, “tempio della virtù” e dell’arte, è il percorso mistico ed iniziatico voluto da Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero o più semplicemente “’o principe” così com’è conosciuto ancora oggi nei vicoli di Spaccanapoli. La bibliografia sulla Cappella Sansevero è numerosa e varia. Abbraccia diverse discipline: dalla storia della Napoli del settecento alla storia dell’arte e dell’architettura del periodo; dalla cultura massonica alla leggenda popolare.

Il senso di una nuova pubblicazione sul controverso monumento e sull’ancor più controverso committente, lungi dall’essere esaustiva data la vastità dell’argomento, vuole essere una summa delle diverse teorie che nel corso degli anni si sono alternate nell’interpretazione del monumento. Dal saggio sono riscontrabili diversi punti di riflessione e d’approfondimento sia per chi è mosso da curiosità sia per chi è mosso da spirito critico. Siamo nel periodo della Napoli dei Borbone, quando avviene una delle prime “rinascite” della città; Carlo III, con i suoi progetti e le sue idee, rende Napoli capitale dell’arte e della modernità.

E’ il periodo del restauro del Palazzo Reale, della costruzione della Reggia di Caserta, del Teatro San Carlo e del Real Albergo dei Poveri. E’ il periodo del rinnovamento settecentesco e della Napoli Capitale. In questo contesto emerge la figura del committente, Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero. Raimondo, figura romanzata, leggendaria, misteriosa e singolare è sempre stato dipinto come un personaggio di ingegno, cultura, scienza e gusto.

Il monumento celebrativo della famiglia, il “tempio della virtù”, è un dono all’arte ed alla scultura settecentesca, ancora oggi immerso in un “alone di mistero” cercato a suo tempo e mantenuto ancora oggi. Maestria, leggenda e simbologia si alternano nelle sculture della Pietatella, dalla Pudicizia al Disinganno ed al Cristo Velato, in un percorso mistico, storico ed artistico. Per il nostro Principe lavorano scultori del calibro di Antonio Corradini, Francesco Queirolo e un giovane Giuseppe Sanmartino, destreggiandosi tra sculture velate e monumenti allegorici. Nella Cappella sono conservate anche le cosiddette “macchine anatomiche”, frutto di uno dei tanti esperimenti che hanno alimentato le numerose leggende sul Principe.
Negli stretti vicoli della città partenopea, don Raimondo ha realizzato un testamento monumentale ed iniziatico, compendio della storia, della cultura e dell’arte della Napoli del settecento.

 


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