libro MUSEO DEL GIOCATTOLO DI NAPOLI - A cura di Vincenzo CapuanoAutore: 
Curatore: Vincenzo Capuano
Titolo: Museo del Giocattolo di Napoli
Sottotitolo:
Descrizione: Volume in formato 8°quadrato (cm 20 x 20); 203 pagine; riccamente illustrato a colori; sottolineature e commenti a matita; su alcune parti del testo, in 5 pagine, è ststo usato un evidenziatore
Luogo, Editore, data: Napoli, Istituto Suor Orsola Benincasa, 2011
Collana: 
ISBN:
Condizioni: ottime
Note: molto raro
Prezzo: Euro 18,00
Disponibilità: 1 esemplare

 


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Il Museo del Giocattolo di Napoli nasce dall’incontro tra uno dei principali centri di studi e ricerca nel campo dell’educazione e dell’infanzia come l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e una delle più raffinate collezioni di giocattoli antichi presenti sul territorio italiano (composta da oltre 1500 pezzi di grande valore), quella di Vincenzo Capuano, docente di Storia del Giocattolo presso la Facoltà di Scienze della Formazione del Suor Orsola.


Napoli, che pure raccoglie una grande tradizione museale “classica” o collegata alle specifiche produzioni autoctone (si pensi alla splendida collezione di presepi del Museo di San Martino), non essendo stata sede in passato di significative fabbriche di giocattoli, per lo più collocate nel nord industrializzato, resta ancora oggi ai margini tanto del mercato che del collezionismo e annovera pochissimi eventi culturali di genere.

Ciononostante, la città è da sempre terreno privilegiato di espressione e ricerca nel campo del gioco e della fantasia, che, anche fuori dai luoghi comuni, può riconoscersi come elemento fondante del carattere del suo popolo ed inesauribile risorsa espressiva di esso.
Il Museo del Giocattolo di Napoli ha la possibilità di realizzare un duplice obiettivo e di colmare qualche lacuna.

In primo luogo, rendendo possibile l’esposizione al pubblico della ricca collezione, dota la città di Napoli, al pari delle grandi città italiane ed europee, di un museo dedicato ad una delle più importanti arti minori, come strumento di sensibilizzazione all’arte, memoria storica, testimonianza di costume, di abilità artigianale e di progresso industriale.

In secondo luogo realizza l’intento di avviare, a diretto contatto con l’oggetto di osservazione, una riflessione sul grande contributo formativo del giocattolo, così come si è si andato sviluppando nei secoli, sui valori e sui modelli che esso canalizza e sull’uso del tempo nell’infanzia, con un’inevitabile ricaduta anche sulla scelta e la fruizione critica e responsabile nel presente.
Il museo è suddiviso in 28 vetrine e raccoglie 850 pezzi. Ogni vetrina raccoglie una categoria di giocattolo: gli automi, le dame, i pulcinella, gli orsi, i pupazzi, i giocattoli di legno, i teatrini, i giochi da tavolo, i giocattoli militari, i giocattoli spaziali, i giocattoli di latta, le auto, i giocattoli di fantasia e i trenini.
Più di una vetrina è dedicate alle bambole, suddivise in bambole antiche, bambole ottocentesche, bambole del novecento e bambole “lenci”, con una vetrina ad hoc per “Barbie”.
Una vetrina è interamente dedicata a Pinocchio.

Le bambole
La bambola può essere considerata il giocattolo femminile per eccellenza, ma la sua storia coincide con quella più generale dell’umanità. Risponde da sempre all’esigenza ancestrale di realizzare artificialmente un oggetto con sembianze, e a volte con movenze, simili a quelle umane e con questa vocazione attraversa il tempo e le varie età della vita, come oggetto magico e idolo, come prodotto artistico, come veicolo di moda e di eleganza, come strumento ludico ed educativo. La collezione di bambole del Museo del Giocattolo di Napoli comprende un vasto catalogo di pupe e splendidi automi, di oggetti e mobili d’arredo per case di bambola. Offre un panorama completo dell’evoluzione della bambola attraverso i secoli, dell’uso dei materiali, dei meccanismi, delle grandi e piccole marche di produzione in Italia e all’estero. Due intere aree monotematiche sono dedicate, rispettivamente, alla grande fabbrica italiana LENCI e alla famosissima Barbara Millicent Roberts, detta Barbie.

I giocattoli di latta
Giostre, trenini, automobiline, trottole, giochi da spiaggia e di fantasia, la grande collezione di giocattoli di latta del Museo del Giocattolo di Napoli è un trionfo di forme e di colori della più importante produzione di giocattoli di questo materiale in Italia e all’estero. Partendo dalla fine dell’Ottocento, età d’oro del giocattolo, con le meravigliose automobili di Carette, i clowns di Günthermann e piccoli automi di Ferdinand Martin e passando attraverso la ricchissima produzione delle grandi ditte italiane, come INGAP, Bell e Cardini, si decolla alla conquista dello spazio tra robot e astronavi.

Pupazzi e Personaggi
La raccolta di pupazzi e personaggi del Museo del Giocattolo di Napoli è una porta verso un mondo incantato, popolato da orsetti di peluche e gnomi, da Pinocchi e Fortunelli, il Signor Bonaventura e Topolino, Paperino e dagli altri personaggi Disney. Di particolare importanza è la collezione di rarissimi Pinocchi antichi e quella di orsetti della grande marca Steiff. Ma anche il nostro Pulcinella è presente nelle sue varie rappresentazioni, da quella povera, ma enorme, del pezzente napoletano, alle sontuose marionette degli antichi Punch inglesi e Polichinelles francesi. Una storia antica e lunghissima, che arriva fino a noi attraverso la maschera del caro e amatissimo Totò.

I giocattoli di legno
Il legno, il più antico dei materiali, è presente nella storia del giocattolo da protagonista. In legno è il giocattolo costruito ancora oggi artigianalmente dalle mani dei bambini e degli adulti nelle parti povere del mondo e in legno è la bambola del Settecento destinata alle famiglie nobili e giunta attraverso i secoli fino a noi. Questo è il capitolo in cui il fascino e la semplicità si fondono in un incontro romantico, pieno di colore e di nostalgia. Un intero settore è dedicato al magico mondo degli antichi teatrini di burattini e marionette.

I giochi da tavolo
Progenitore del gioco elettronico contemporaneo, ma anche all’origine di ogni forma di gioco e giocattolo, il gioco da tavolo è da millenni il luogo di passaggio tra fantasia e realtà. E’ il limite, ancora fisico e già virtuale, a partire dal quale il reale si ferma lasciando spazio alla sua rappresentazione in un universo simbolico e normativo a volte profondamente complesso.
L’antico gioco del labirinto, attraverso il Gioco dell’Oca, diventa Risiko o Monopoli. Mentre l’eterna lotta tra bene e male è rappresentata dal bianco e dal nero degli scacchi e della dama. Per non parlare del profondo intreccio di magia, simbolismo e numerologia nelle carte dei tarocchi, presenti nella collezione del Museo del Giocattolo di Napoli in un'importante raccolta di rarissimi e antichi mazzi dipinti a mano. Quando si lancia il dado, si scopre la carta o la pallina gira veloce sui numeri della roulette, va in scena il gioco della vita, individuale e collettiva, sempre sospesa tra scelta e destino.

I giocattoli militari
Quello del giocattolo militare è da sempre il campo più controverso della storia del giocattolo e dell’educazione. Considerato da sempre un gioco “di genere” maschile, sebbene tale definizione appaia piuttosto anacronistica da quando le donne hanno incominciato nella realtà a partecipare ad operazioni di guerra, resta sospeso tra i grandi valori di sempre, come il coraggio, l’abilità e l’amore per la patria, e disvalori, come la violenza e la sopraffazione. Non di rado usato dai regimi come strumento di propaganda politica indirizzata verso le giovani generazioni, lascia aperta la domanda sul limite del suo utilizzo equilibrato e sul suo valore formativo.

In memoria di Ernst Lossa
Il Museo del Giocattolo è un museo dedicato al ricordo di Ernst Lossa, il bambino zingaro ucciso nel 1944 a quattordici anni, dalla feroce campagna nazista di eugenetica, dopo un anno e mezzo di detenzione nel braccio della morte di un ospedale psichiatrico.. Ernst è il simbolo di un’infanzia negata e, più in generale,della violenza contro il diverso, specie se debole. È una violenza che non conosce confini di tempo e spazio, basti ricordare le piccole vittime delle mafie nei nostri territori o i bambini che in tante parti del mondo, invece di abbracciare un giocattolo, imbracciano un fucile. Basti ricordare quante fabbriche di giocattoli di latta si trasformarono in armerie durante la seconda guerra mondiale. Quella violenza, però, ha un forte antidoto proprio nella cultura e nella bellezza e i giocattoli, con la loro testimonianza di arte e storia, rivolgono uno stimolante appello alla memoria e, con la loro collocazione nell’infanzia della vita, sono monito al diritto-dovere alla felicità, alla fantasia, alla pace.

 


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