vomero_antico_ricciardiAutore: Emilio Ricciardi
Titolo: Vomero antico
Descrizione: Volume in 8° (cm 21 x 14); 72 pagine; illustrazioni a colori.
Luogo, Editore, data: Roma, Aracne, 2008
ISBN: 978-88-548-2072-2
Prezzo: Euro 8,00
Disponibilita': In commercio 

 


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La storia del Vomero raccontata attraverso la cartografia, i disegni e le vedute di Età Moderna. La ricca documentazione iconografica ritrovata negli archivi cittadini ha consentito all’autore di ricostruire l’immagine antica del più celebrato quartiere collinare di Napoli.



Introduzione
Chiunque abbia studiato il Vomero sa che la difficoltà principale, per intraprendere una ricerca sull’argomento, non consiste nella scarsità di fonti. Al contrario, a partire dalla fine dell’Ottocento, quando la fisionomia del quartiere napoletano inizia a istinguersi da quella delle zone collinari vicine, è disponibile una vasta bibliografia che, unita alla documentazione archivistica e iconografica, permette di ricostruire senza troppe lacune la storia e la topografia del territorio vomerese.
Tuttavia, se la dovizia di testimonianze smentisce il luogo comune secondo il quale il Vomero sarebbe un quartiere “senza storia”, il materiale a disposizione, in particolare quello bibliografico, è di natura piuttosto eterogenea e mescola informazioni sulla topografia con ricordi personali, impressioni paesaggistiche e note di folklore. Inoltre nella maggior parte dei casi la trattazione abbraccia solo gli anni più recenti e le rare volte che l’indagine si spinge ai secoli anteriori al XIX gli autori preferiscono lasciare spazio alle leggende o ripiegare su osservazioni generiche sulla storia di Napoli piuttosto che cercare di individuare, attraverso la ricerca d’archivio e una attenta lettura architettonica e urbanistica, le peculiarità della zona.
Sebbene non manchino contributi basati sull’osservazione diretta dei luoghi, e anche se alcuni edifici del Vomero sono stati oggetto di brevi monografie3, manca ad oggi un lavoro di sintesi che, abbracciando un arco cronologico ampio e mettendo a confronto le fonti archivistiche e iconografiche con le osservazioni “sul campo”, si prefigga di verificare e mettere in ordine i dati raccolti, integrandoli con nuovi particolari e ricostruendo con maggiore precisione le antiche vicende del quartiere.
Le testimonianze dei secoli passati, concordi nel descrivere il Vomero come una zona poco urbanizzata e a forte connotazione agricola, hanno contribuito ad alimentare un’immagine oleografica del quartiere, che ha impedito di cogliere nella sua complessità la stratificazione dei luoghi. In realtà il ruolo delle zone collinari nella storia urbanistica napoletana può essere compreso appieno solo attraverso una lettura della città “in verticale”, cercando di indagare e di porre nel giusto risalto non solo le relazioni dei villaggi del Vomero e di Antignano con gli altri casali sparsi tra l’Arenella e Soccavo, ma anche il rapporto tra la collina e la sottostante riviera di Chiaia, oppure tra la sommità di Sant’Elmo e la città vicereale che si estendeva alle sua falde. Né va trascurata la grande trasformazione che, a partire dal Decennio Francese, si verificò nel paesaggio rurale napoletano, e in modo particolare nelle zone collinari, grazie alla diffusione di nuove tecniche agricole e di colture di maggior pregio.
Nel presente lavoro si è scelto di non includere, se non in modo marginale, Castel Sant’Elmo e la certosa di San Martino, poiché le vicende storiche e artistiche dei due monumenti, così importanti per la storia di Napoli, sono sempre state distinte da quelle del Vomero, un luogo che, anche dopo la fondazione del nuovo rione alla fine del XIX secolo, ha tardato a integrarsi nella città, mantenendo per lungo tempo una sua particolare fisionomia.
La decisione di utilizzare solo immagini dei secoli passati, senza affiancarvi foto della situazione attuale, nasce dal desiderio di presentare l’abbondante materiale iconografico, in gran parte inedito, emerso nel corso delle ricerche d’archivio, ma lo scopo principale è quello di delineare l’immagine antica dei luoghi, diversa sia da quella odierna, condizionata dal caos e dal degrado, sia dalla rappresentazione idealizzata e bucolica che viene fuori da tanta cattiva letteratura.
La documentazione reperita ha rivelato l’esistenza, accanto alle fabbriche più note, di masserie, cappelle e conventini rurali scomparsi da tempo, dei quali sopravvivono episodiche tracce nella toponomastica, mentre il confronto con le testimonianze iconografiche ha permesso di chiarire molti particolari della storia urbanistica del quartiere.
Il lavoro si compone di un breve saggio di carattere generale, seguito da una trattazione divisa per zone, dedicando a ciascuna delle dieci aree individuate un paragrafo che ne riassumesse le vicende. Durante la redazione non si è perso mai di vista il proposito di fornire uno strumento agile che, senza appesantire il testo con troppa erudizione, fosse in grado di condurre il lettore in una piacevole escursione tra le raffigurazioni e le carte antiche, alla ricerca dell’immagine autentica del più celebrato quartiere collinare di Napoli.

 


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