Autore: Dario Altobelli
Titolo: Indagine su un bandito
Sottotitolo: Il caso Musolino
Descrizione: Volume in formato 8°; 162 pagine.
Luogo, Editore, data: Roma, Squilibri, 2006
Collana: Gli altrove
ISBN: 88-88325-09-3 8888325093
Prezzo: Euro 14,00
Disponibilità: In commercio
Tra storia e antropologia, il volume ripercorre la vicenda del bandito calabrese, i significati culturali e simbolici e le rappresentazioni che ne sono state date, attraverso la lettura di carte militari e di polizia, articoli e reportage giornalistici, documenti penitenziari, perizie e trattati psichiatrici e criminologici.
Brano di Valentina Pagano, tratto sal sito web Bottega Scriptamanet
«La storia di un bandito è soprattutto la storia della sua latitanza, delle imprese criminose, degli scontri furiosi con la polizia, degli attentati, dei tradimenti, delle fughe. Il prima e il dopo possono essere anche dimenticati, possono essere anche taciuti». Proprio di questo ci parla Dario Altobelli, insegnante di Sociologia giuridica nella Facoltà di Scienze politiche all’Università di Roma “La Sapienza”, esperto di antropologia storica e giuridica e di archivistica, nel suo saggio Indagine su un bandito. Il caso Musolino. Proprio del “prima” e del “dopo Musolino” (dando forse per scontato il “durante”, consapevole della notorietà del personaggio), nella convinzione che la storia di un bandito, e più in generale, di un uomo, si delinei soprattutto nella storia del tempo e del contesto sociale e istituzionale in cui è vissuto, nei possibili futuri con cui è stato costretto a rapportarsi e in vista dei quali ha approntato le sue scelte.
Questa è la storia di un “bandito” che non sopporta di essere definito tale, un uomo vissuto in un ambiente saturo di superstizione e orgoglio, in cui le istituzioni sono assenti e ognuno è responsabile della salvaguardia del suo onore e della sua identità. Basti pensare che, quando viene catturato, perché distrattamente inciampato in un ostacolo, egli si meraviglia: «Ah! Chiddu filu! Chiddu filu! [...]alludendo al fil di ferro che lo aveva fatto inciampare. E poi aveva espresso il doloroso e superstizioso stupore come mai fosse inciampato nelle maglie della giustizia proprio di mercoledì, giorno in cui si riteneva immune, perché dedicato dal popolino alla Madonna del Carmine, sua protettrice!...»
«La storia di un bandito è soprattutto la storia della sua latitanza, delle imprese criminose, degli scontri furiosi con la polizia, degli attentati, dei tradimenti, delle fughe. Il prima e il dopo possono essere anche dimenticati, possono essere anche taciuti». Proprio di questo ci parla Dario Altobelli, insegnante di Sociologia giuridica nella Facoltà di Scienze politiche all’Università di Roma “La Sapienza”, esperto di antropologia storica e giuridica e di archivistica, nel suo saggio Indagine su un bandito. Il caso Musolino. Proprio del “prima” e del “dopo Musolino” (dando forse per scontato il “durante”, consapevole della notorietà del personaggio), nella convinzione che la storia di un bandito, e più in generale, di un uomo, si delinei soprattutto nella storia del tempo e del contesto sociale e istituzionale in cui è vissuto, nei possibili futuri con cui è stato costretto a rapportarsi e in vista dei quali ha approntato le sue scelte.
Questa è la storia di un “bandito” che non sopporta di essere definito tale, un uomo vissuto in un ambiente saturo di superstizione e orgoglio, in cui le istituzioni sono assenti e ognuno è responsabile della salvaguardia del suo onore e della sua identità. Basti pensare che, quando viene catturato, perché distrattamente inciampato in un ostacolo, egli si meraviglia: «Ah! Chiddu filu! Chiddu filu! [...]alludendo al fil di ferro che lo aveva fatto inciampare. E poi aveva espresso il doloroso e superstizioso stupore come mai fosse inciampato nelle maglie della giustizia proprio di mercoledì, giorno in cui si riteneva immune, perché dedicato dal popolino alla Madonna del Carmine, sua protettrice!...»