Autore: Giuseppe Nuzzo
Titolo: La monarchia delle Due Sicilie tra Ancien Règime e rivoluzione
Descrizione: Edizione rilegata in tela con titoli in oro impressi al dorso, con sopraccoperta in acetato, in astuccio rigido, in formato 8° (cm 24 x 17); 511 pagine
Luogo, Editore, data: Napoli, Berisio, 1972
Prezzo: Euro 40,00
Disponibilità: 1 esemplare
Dall'Introduzione:
Per un giudizio sulla politica napoletana negli ultimi decenni del Settecento occorre, a nostro avviso, fissare alcuni punti fermi che valgano a rimuovere altrettanti idola attardatisi nella vicenda storiografica di oltre un secolo e mezzo.
Primo: fragilità del concetto che la spinta innovatrice si sia andata esaurendo, nel Mezzogiorno d'Italia, già nel decennio 1780-1790, quasi nel presentimento della frattura, non più sanata, tra governo e intelligenza del paese, al solo annunzio (affermazione gratuita anche questa) dei primi torbidi francesi; secondo: leggenda di un orientamento anglofilo, assurto addirittura a motivo ispiratore dei rapporti internazionali e venuto vieppiù a impoverire, col ministro Acton, l'autonomia del Regno, già compromessa da una non larvata soggezione agli interessi dei Lorena, per opera della giovane e impetuosa regina, portatrice da Vienna del programma di rialzare le sorti del non spento partito austriaco in corte;
terzo: mito di un imperialismo Acton - M. Carolina, e perciò di evidente marca straniera, sproporzionato alla possibilità del paese, in antitesi anzi con i suoi più concreti interessi;
quarto: conseguente esigenza di un ulteriore e più avveduto lavoro di scavo a partire almeno dagli anni ottanta, per una esatta collocazione della politica estera nel programma di rinnovamento del Regno: di una revisione insomma dei giudizi ancor oggi correnti sui rapporti tra governo e paese e tra il Mezzogiorno d'Italia e il circostante mondo europeo.
I più recenti studi ci hanno detto abbastanza, al punto che è rapidamente invecchiata la maggiore sintesi sulla seconda metà del Settecento napoletano, tentata, nella linea della tradizione storiografica, dal Simioni con un lavoro che denunciò subito il difetto della incerta scelta tra l'ambizione della ricostruzione d'indole generale e lo sforzo della ricerca particolare, non disdegnata dall'autore, senza però che ne uscissero colmati i molti vuoti lasciati nel lungo e intricato cammino.
Né il Simioni poteva vantare la finezza di un Albert Sorel, capace di celare, nella serie dei volumi de L'Europe et la Révolution Française, sotto il manto dell'esposizione, le deficienze, qua e là, della ricerca diretta, non sfuggite, tanto per portare un esempio, a un Raymond Guyot.
È quasi superfluo aggiungere che concreti, apprezzabilissimi progressi ci sono stati relativamente ai problemi economici e sociali, in un nuovo e suggestivo clima storiografico; quanto, per lo stesso motivo degli orientamenti storiografici in corso, non si può dire della politica internazionale del Regno, restituito all'indipendenza da appena una generazione. Eppure l'indipendenza fu il motivo al quale guardarono i contemporanei, come all'inizio di una nuova fase della vita del Mezzogiorno, ad essa ancorando ogni possibilità di riscatto civile.
Vedremo che anche per questo aspetto della «realtà» meridionale vale una verità recentemente espressa: «di tutta la politica napoletana degli ultimi decenni del '700 ... sappiamo ben poco »...
Indice del volume:
Introduzione
Il ministro di Ferdinando IV
Giovanni Acton
Nei ministeri Sambuca e Caracciolo
Tra Francia e Austria nel tramonto dell'ancien régime
La difficile eredità del ministero Caracciolo
I matrimoni austriaci
Stato e Chiesa
La visita al Pontefice
Oriente e Francia
Il presentimento dello scontro con la Rivoluzione
Il riaprirsi della crisi della « libertà italiana»
Il tentativo di lega
I limiti dell' anglofilia
Il mancato trattato di commercio con la Gran Bretagna
L'epilogo anglofilo
La condanna della politica dinastica
Appendice:
Alle origini delle «Considerazioni sul processo criminale» di F. M. Pagano
Per la biografia di Luigi de Medici
Documenti dell'anno di Campoformio
Il destino delle isole dalmate e l'opposizione europea alla nascente potenza marittima dell 'Austria
Documenti dell'anno di Campoformio
A Venezia dopo Leoben
Per un giudizio sulla politica napoletana negli ultimi decenni del Settecento occorre, a nostro avviso, fissare alcuni punti fermi che valgano a rimuovere altrettanti idola attardatisi nella vicenda storiografica di oltre un secolo e mezzo.
Primo: fragilità del concetto che la spinta innovatrice si sia andata esaurendo, nel Mezzogiorno d'Italia, già nel decennio 1780-1790, quasi nel presentimento della frattura, non più sanata, tra governo e intelligenza del paese, al solo annunzio (affermazione gratuita anche questa) dei primi torbidi francesi; secondo: leggenda di un orientamento anglofilo, assurto addirittura a motivo ispiratore dei rapporti internazionali e venuto vieppiù a impoverire, col ministro Acton, l'autonomia del Regno, già compromessa da una non larvata soggezione agli interessi dei Lorena, per opera della giovane e impetuosa regina, portatrice da Vienna del programma di rialzare le sorti del non spento partito austriaco in corte;
terzo: mito di un imperialismo Acton - M. Carolina, e perciò di evidente marca straniera, sproporzionato alla possibilità del paese, in antitesi anzi con i suoi più concreti interessi;
quarto: conseguente esigenza di un ulteriore e più avveduto lavoro di scavo a partire almeno dagli anni ottanta, per una esatta collocazione della politica estera nel programma di rinnovamento del Regno: di una revisione insomma dei giudizi ancor oggi correnti sui rapporti tra governo e paese e tra il Mezzogiorno d'Italia e il circostante mondo europeo.
I più recenti studi ci hanno detto abbastanza, al punto che è rapidamente invecchiata la maggiore sintesi sulla seconda metà del Settecento napoletano, tentata, nella linea della tradizione storiografica, dal Simioni con un lavoro che denunciò subito il difetto della incerta scelta tra l'ambizione della ricostruzione d'indole generale e lo sforzo della ricerca particolare, non disdegnata dall'autore, senza però che ne uscissero colmati i molti vuoti lasciati nel lungo e intricato cammino.
Né il Simioni poteva vantare la finezza di un Albert Sorel, capace di celare, nella serie dei volumi de L'Europe et la Révolution Française, sotto il manto dell'esposizione, le deficienze, qua e là, della ricerca diretta, non sfuggite, tanto per portare un esempio, a un Raymond Guyot.
È quasi superfluo aggiungere che concreti, apprezzabilissimi progressi ci sono stati relativamente ai problemi economici e sociali, in un nuovo e suggestivo clima storiografico; quanto, per lo stesso motivo degli orientamenti storiografici in corso, non si può dire della politica internazionale del Regno, restituito all'indipendenza da appena una generazione. Eppure l'indipendenza fu il motivo al quale guardarono i contemporanei, come all'inizio di una nuova fase della vita del Mezzogiorno, ad essa ancorando ogni possibilità di riscatto civile.
Vedremo che anche per questo aspetto della «realtà» meridionale vale una verità recentemente espressa: «di tutta la politica napoletana degli ultimi decenni del '700 ... sappiamo ben poco »...
Indice del volume:
Introduzione
Il ministro di Ferdinando IV
Giovanni Acton
Nei ministeri Sambuca e Caracciolo
Tra Francia e Austria nel tramonto dell'ancien régime
La difficile eredità del ministero Caracciolo
I matrimoni austriaci
Stato e Chiesa
La visita al Pontefice
Oriente e Francia
Il presentimento dello scontro con la Rivoluzione
Il riaprirsi della crisi della « libertà italiana»
Il tentativo di lega
I limiti dell' anglofilia
Il mancato trattato di commercio con la Gran Bretagna
L'epilogo anglofilo
La condanna della politica dinastica
Appendice:
Alle origini delle «Considerazioni sul processo criminale» di F. M. Pagano
Per la biografia di Luigi de Medici
Documenti dell'anno di Campoformio
Il destino delle isole dalmate e l'opposizione europea alla nascente potenza marittima dell 'Austria
Documenti dell'anno di Campoformio
A Venezia dopo Leoben