Titolo: La conquista del Sud
Sottotitolo: Il Risorgimento nell’Italia meridionale
Descrizione: Volume in 8° (cm 24 x 16); 184 pagine
Luogo, Editore, data: Rimini, Il Cerchio, 2013
Collana: Gli Archi
ISBN: 88 84742374
Disponibilita': No
La prima edizione di questo volume, nel 1972, ebbe un effetto dirompente: la storia del Risorgimento che si insegnava a scuola era falsa, era tutta da riscrivere!
Se non fu il primo a ricostruire la verità, Carlo Alianello, giornalista, storico e scrittore di origini lucane, ebbe il merito di essere il primo a farla arrivare al grande pubblico, portandola fuori da quei ristretti circoli culturali e accademici dove veniva a malapena sussurrata e subito occultata; ed ebbe il merito, ancora maggiore, di averla raccontata così com’era, senza il filtro delle ideologie tanto in voga presso gli intellettuali dell’epoca.
Ne La conquista del Sud narrò le luci e le ombre di quel 1860 come avrebbe fatto un testimone oculare, con lo stesso coinvolgimento, gli stessi sentimenti, lo stesso malinconico orgoglio: «Quando s’intese che la truppa piemontese era entrata nel regno, invece d’accomodarsi alla circostanza, i popolani gridarono “Viva Francesco II”, posero la borbonica coccarda rossa sul cappello e si armarono di armi rurali per tener testa ai piemontesi. E questo perché? Per una ragione semplicissima: da noi il popolo minuto aveva sempre considerato i piemontesi non come italiani ma come stranieri, non gente della nostra terra ma invasori, saraceni, turchi, austriaci o francesi che fossero. Solo i signori erano italiani, ma per gli interessi loro. Un esercito d’occupazione, insomma, con le sue crudeltà, i suoi saccheggi, le case distrutte, le donne violentate a forza».
La lettura di questo libro, introvabile in libreria per anni e oggi riproposto in una nuova edizione, ha consentito a migliaia di Meridionali di riscoprire fatti ed avvenimenti accaduti nei propri paesi, i cui protagonisti erano stati i propri antenati, ma dei quali non era rimasta traccia, dei quali loro stessi non avevano memoria.
E appunto la memoria era stata cancellata, da oltre un secolo, perché non contrastasse con la vulgata ufficiale che parlava di camicie rosse e di tricolori, di eroici liberatori e di oppressi avviliti, di progresso e di miseria.
La conquista del Sud ha riportato alla luce quei fatti, per spiegare come e perché il Meridione era divenuto una “questione” e su chi ricadeva realmente la responsabilità di quelle che venivano imputate come sue “colpe”: la povertà, l’immobilismo, la delinquenza mafiosa, la disaffezione allo Stato.
Per molti, le sue pagine hanno segnato l’inizio del cammino di recupero della propria identità culturale, di ricerca delle radici, di ricostruzione della memoria storica; hanno chiarito il significato profondo dell’appartenenza ad un popolo, ad una Nazione, al di là e nonostante i mutamenti imposti dal tempo.